Il governo di unità spacca Hamas.

Da www.ilmanifesto.it del 25 marzo

Il governo di unità spacca Hamas
Una parte della dirigenza attacca duramente Haniyeh e Mashaal per l’intesa con Abu Mazen. «Il movimento sta abbandonando i suoi principi e pagherà cara la scelta di governare con Fatah».

Michele Giorgio
Gerusalemme

Non si placano le polemiche in Hamas ad una settimana dalla nascita del primo governo palestinese di unità nazionale. Polemiche cominciate l’8 febbraio scorso, quando il capo dell’ufficio politico del movimento islamico Khaled Mashaal (in esilio a Damasco), il premier Ismail Haniyeh e il presidente Abu Mazen firmarono alla Mecca le intese che hanno portato alla nascita dell’esecutivo in carica. «Hamas sta affrontando una seria spaccatura», riferiscono fonti di Hamas, «alcuni dirigenti continuano a ripetere che il movimento pagherà a caro prezzo la scelta di governare con Fatah».
Tra i principali oppositori ci sono l’ex ministro degli interni Said Siam e il ministro degli esteri Mahmud Zahar, i quali ritengono che Hamas abbia fatto troppe concessioni ad Abu Mazen e in privato hanno anche criticato Haniyeh e Mashaal. Lo scontro ha basi ideologiche e politiche. Siyam e Zahar, dicono a Gaza, sono convinti che «Hamas stia abbandonando i suoi principi come fece Fatah quando firmò gli accordi di Oslo con Israele» e hanno messo in chiaro che si opporranno allo smantellamento della «Forza Esecutiva», la milizia costituita lo scorso anno a Gaza per contrastare le forze di sicurezza fedeli ad Abu Mazen. Nel protestare contro quello che definiscono il ritorno di Hamas alla funzione di «costola» del movimento dei Fratelli Musulmani e la sua trasformazione in partito sempre più di governo e sempre meno di lotta, Siyam e Zahar contano anche sul malumore che regna in Ezzedin Qassam, il braccio armato dell’organizzazione.
Mashaal e Haniyeh respingono le accuse e ripetono che la decisione di accettare le intese della Mecca non è altro che il risultato della democrazia che regola le decisioni di Hamas, dalla base fino al vertice. Come avvenuto in passato, quando il movimento islamico decise di partecipare alle elezioni legislative del gennaio 2006. A Gaza sono in molti a confermare questa versione ma, allo stesso tempo, ben poco si sa del sistema decisionale di Hamas, che pure da oltre un anno è al governo nei Territori occupati. Gli islamisti palestinesi si limitano a dire che le decisioni strategiche vengono prese all’unanimità dalla leadership in esilio e quella in Cisgiordania e Gaza. Tutto il resto è tenuto segreto, spiega l’ex ministro Atef Odwan, solo per ragioni di sicurezza, perché Israele potrebbe decapitare il movimento come avvenuto nel 2004, con l’uccisione del leader spirituale Ahmed Yassin e il suo braccio destro Abdel Aziz Rantisi. Odwan aggiunge che i militanti di Hamas eleggono periodicamente i loro dirigenti locali, in quattro «settori»: Gaza, Cisgiordania, carceri ed esilio. Gli eletti scelgono, sempre con un voto, i membri del Consiglio della Shura (paragonabile ad un Comitato centrale) che è chiamato ad avallare le decisioni prese dai leader nei Territori occupati, dal capo dell’Ufficio politico Mashaal e dal suo vice Musa Abu Marzuq.
Più dettagliate sono le spiegazioni di Yahya Musa, vice capogruppo di Hamas al Consiglio legislativo palestinese. «Ogni questione viene dibattuta dalla base e nelle discussioni è tenuta in considerazione l’opinione di ogni corrente. In ogni caso Hamas, pur essendo parte di un movimento islamico internazionale, ha la sua ideologia e la sua linea politica e deve tenere conto delle circostanze in cui agisce», ha detto Musa, evitando di fornire particolari sul processo elettorale interno, sulle località e le sedi dove i militanti e i dirigenti si riuniscono. «L’unanimità è l’obiettivo del dibattito interno ma se, per esempio, dalle carceri arriva una decisione contraria a quella degli altri tre settori, allora prevale la maggioranza». L’ex ministro Odwan, replicando indirettamente a Siyam e Zahar, afferma che l’accordo della Mecca è un classico esempio del processo decisionale interno: il Consiglio della Shura ha deciso i limiti minimi e massimi delle richieste di Hamas e i leader si sono tenuti dentro quella misura. L’esperto palestinese di islamismo, Ibrahim Abu Hija, sostiene però che le divisioni geografiche e le difficoltà causate dall’occupazione israeliana, ostacolano il dibattito in Hamas e spingono i leader ad essere più autonomi e, quindi, a prendere decisioni che, in qualche caso, non sono condivise pienamente dalla base.

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