Il PCHR condanna la dispersione forzata da parte dei servizi di sicurezza di una manifestazione pacifica a Gaza

Gaza – PchrIl Centro palestinese per i diritti umani condanna fermamente la dispersione di un sit-in femminile da parte dei servizi di sicurezza e la detenzione di una partecipante. Il Pchr ha dichiarato di essere preoccupato dal ripetersi di tali attacchi nella Striscia di Gaza e ha invitato le autorità locali ad indagare seriamente sull’incidente, oltre che a rispettare il diritto alla libertà di opinione, di espressione e di riunione pacifica, diritti che sono garantiti sia dalle leggi palestinesi che dalle norme internazionali sui diritti umani.

Secondo le indagini condotte dal Pchr, alle 11 circa di martedì 2 ottobre 2012, la polizia palestinese, tra cui alcuni agenti di sesso femminile, ha disperso un sit-in di donne che manifestava in piazza Milite Ignoto, presso la sede del Consiglio legislativo palestinese nella parte occidentale della città di Gaza. Il sit-in era stato organizzato dall’Unione Generale delle donne palestinesi (Gupw), in collaborazione con altre organizzazioni femminili per chiedere la riconciliazione nazionale palestinese. Il Centro per le ricerche giuridiche e la consulenza delle donne aveva inviato un comunicato alla polizia domenica 30 settembre 2012, per avvisare che si sarebbe svolto il loro sit-in, ma il comando di polizia aveva respinto il permesso per “ragioni di sicurezza”.

Una poliziotta ha arrestato Muna Abdul Rahman Hamad (52 anni), direttrice dell’ufficio del Gupw, a nord della Striscia di Gaza, mentre stava partecipando al sit-in. È stata condotta ad una stazione di polizia, dove è stata interrogata. È stata poi costretta a firmare un giuramento, in cui si impegnava a non partecipare a manifestazioni future e ad altre attività pubbliche. È stata rilasciata tre ore più tardi.

Un altro incidente simile è avvenuto martedì 25 settembre 2012, quando la polizia palestinese ha disperso con la forza una manifestazione spontanea al campo profughi di al-Bureij, nella zona centrale della Striscia di Gaza, che protestava contro le continue interruzioni di energia elettrica. La manifestazione era stata preceduta da un incidente provocato da un incendio, scoppiato in casa della famiglia al-Bughdadi, dove si stavano usando delle candele a causa del black-out. Nell’incendio è rimasto ucciso il figlio di tre anni, Fathi Abdul Fattah al-Bughdadi, mentre la sorellina di 8 mesi, Tala, è rimasta gravemente ferita, per poi essere dichiarata morta solo qualche giorno più tardi. Secondo le testimonianze raccolte dal Pchr, verso le 22 di martedì 25 settembre 2012, una grande folla di persone si è radunata nei pressi della casa della famiglia al-Bughdadi per protestare contro le interruzioni di energia elettrica. La folla ha dato fuoco a dei pneumatici. La polizia, una volta arrivata, ha usato la forza per disperdere le persone, picchiando violentemente alcuni partecipanti e sparando colpi in aria.

Intorno alle 23, Jamal Ismail Badah, un cameraman del canale Palestina Oggi, è stato picchiato da alcune persone che si sono presentate come membri del servizio di sicurezza interna (Iss), mentre stava riprendendo la protesta. Alcune persone ferite dalla polizia sono state trasferite all’ospedale dei Martiri di al-Aqsa, a Deir al-Balah.

Molti residenti del campo profughi di al-Bureij sono stati in seguito arrestati dalla polizia palestinese e dalla Iss, a causa della loro partecipazione alla protesta. Dopo essere stato rilasciato, uno dei detenuti ha dichiarato al Pchr di essere stato sottoposto a percosse e torture durante gli interrogatori. Il Pchr conserva il nome del detenuto nel proprio archivio.

Il Pchr condanna questi attacchi da parte dei servizi di sicurezza e:

1. invita il pubblico ministero ad indagare sul serio in merito a questi attacchi, in particolare sulla rilevanza di percosse e torture, e a pubblicarne i risultati;

2. invita le autorità locali a Gaza a rispettare il diritto alla libertà di opinione, di espressione e di riunione pacifica, diritti che sono garantiti sia dalle leggi palestinesi che dalle norme internazionali sui diritti umani;

3. ricorda che sono avvenuti episodi simili in passato, per i quali non ci sono state risposte, e sottolinea che la responsabilità penale degli autori di tali attacchi non è soggetta a prescrizione e che gli incidenti possono essere indagati in qualsiasi momento, in base alle leggi fondamentali palestinesi.

Traduzione per InfoPal a cura di Erica Celada