Il progetto del deputato israeliano di dividere Al-Aqsa è pericoloso e deve essere respinto

Gerusalemme/al-Quds-PIC. Di Mustafa Abu Sway. Il mese scorso è emersa la notizia secondo la quale il parlamentare della Knesset israeliana Amit Halevi stava proponendo un progetto per suddividere il complesso della Moschea di Al-Aqsa tra musulmani ed ebrei. Secondo la sua proposta, circa due terzi dell’area, compresa la Cupola della Roccia, sarebbero riservati agli ebrei, mentre la parte restante, con la Moschea di Al-Aqsa, sarebbe riservata ai musulmani.

Questa proporzione è simile a quella utilizzata per la divisione della Moschea Ibrahimi di Hebron dopo l’orribile massacro compiuto dal colono Baruch Goldstein nel 1994, che uccise 29 fedeli palestinesi, mentre altre decine furono uccisi o feriti nelle proteste che seguirono.

All’epoca, invece di allontanare i coloni da Hebron, l’esercito israeliano confiscò la maggior parte della moschea e ai musulmani viene inoltre impedito l’accesso alla Moschea Ibrahimi durante le festività ebraiche.

Le restrizioni alla Moschea di Al-Aqsa sono praticamente già in atto, dato che i musulmani che entrano per professare la loro religione, vengono registrati elettronicamente dalla polizia israeliana. Sebbene lo status quo storico preveda che solo i musulmani possano pregare alla Moschea di Al-Aqsa, i coloni ebrei, accompagnati dalle forze di sicurezza israeliane, prendono regolarmente d’assalto il complesso. Le violazioni sono regolarmente documentate dalle autorità religiose giordane che gestiscono il sito.

Il piano di Halevi riflette il crescente fanatismo di estrema destra in Israele, oltre alle ambizioni politiche personali all’interno del partito Likud, con la carriera politica del Primo Ministro Benjamin Netanyahu messa a rischio da problemi legali.

Gli estremisti presenti all’interno del governo, tra cui il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich e il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir – influenzato dal pensiero del rabbino Meir Kahane, il defunto leader del partito razzista Kach – sostengono apertamente il terrorismo dei coloni e le violazioni del diritto internazionale, nel totale disprezzo dei trattati mondiali.

Il piano di Halevi, che suggerisce che la divisione del complesso di Al-Aqsa dovrebbe essere sancita per legge, si allinea con i desideri di molti politici israeliani, sia attuali che dei governi precedenti, alcuni dei quali hanno espresso il desiderio di distruggere la Cupola della Roccia e sostituirla con un Terzo Tempio. Uri Ariel, ex ministro dell’Agricoltura, ha dichiarato pubblicamente tale suo desiderio.

Influenze dei coloni.

Gli osservatori hanno sottolineato che il movimento dei coloni del “Monte del Tempio” non è più soltanto un gruppo di secondo piano o marginale, ma esercita una grande influenza su tutti e tre i rami del governo israeliano. La proposta di Halevi vorrebbe abolire lo status quo di Al-Aqsa, cosa che il governo di destra e i ministri estremisti si sono già impegnati attivamente per minare.

Halevi suggerisce anche di rimuovere l’autorità del regno di Giordania su Al-Aqsa, forse dimenticando che non è stato Israele ad aver conferito nulla alla Giordania; piuttosto, è il trattato di pace del 1994 tra i due Paesi ad aver riconosciuto l’attuale ruolo della Giordania.

La custodia della Giordania sui luoghi santi musulmani e cristiani di Gerusalemme è sancita da trattati internazionali e riconosciuta in tutto il mondo. Soprattutto, riflette un secolo di storia della famiglia Hashemita, che è inseparabile dalla storia dei luoghi santi di Gerusalemme.

Nel 2013, un trattato sottoscritto dalla Giordania e dai Palestinesi ha ribadito che “la continuità nella custodia dei luoghi santi da parte del Re Hashemita di Giordania, a partire dal 1924, ha reso Sua Maestà più capace nel mantenere i luoghi santi e nel preservare [la Moschea di Al-Aqsa]”.

Halevi ha espresso il desiderio di “esercitare la proprietà [ebraica] del Monte del Tempio attraverso una guerra di propaganda e informazione che sradicherà il complotto musulmano nei riguardi di Al-Aqsa“. Ciò suggerisce che probabilmente ricorrerà ad una campagna di disinformazione sulla definizione, la storia e l’importanza del complesso della Moschea di Al-Aqsa, praticando un tipico approccio hasbara israeliano.

Halevi non accetta neanche il nome di complesso della Moschea di Al-Aqsa, affermando che solo una “piccola parte di esso è occupato dalla Moschea di Al-Aqsa, all’estremità meridionale”, mentre il sito ha un’area complessiva di 14,4 ettari. E aggiunge che “I musulmani hanno ampliato la moschea in modo irriconoscibile a partire dal 2000, quando hanno annesso le stalle di Salomone, hanno scavato e rimosso enormi quantità di terra con preziosi reperti archeologici, costruendo un’altra grande moschea in quello spazio”.

Realtà storiche.

Il suo resoconto a proposito degli eventi storici passati non è accurato. Oltre cinque secoli fa, lo storico Mujir al-Din aveva descritto la storia di Gerusalemme e di Hebron, annotando di aver misurato la Moschea di Al-Aqsa due volte “dal muro settentrionale al muro meridionale, e dal muro orientale vicino a Bab Al-Rahma al muro occidentale vicino alla scuola di Tankaziyyah”, che ora è stata confiscata ad uso delle forze di occupazione israeliane. In questo modo, il complesso della Moschea di Al-Aqsa corrispondeva storicamente ad un’area di 144 dunum, comprese le sue mura e le sale sotterranee.

Il piano di Halevi di dividere il sito permetterebbe ai musulmani di continuare a pregare nella Moschea di Al-Aqsa, intendendo però come tale soltanto la Moschea di Qibli, la più meridionale. Non si tratta quindi di un gesto generoso o magnanimo da parte del parlamentare israeliano!

Molti archeologi ritengono che la parte meridionale del complesso sia stata aggiunta dall’imperatore romano Adriano. Halevi dimentica inoltre di dire che a tutt’oggi non vi sono archeologi che abbiano un’idea definitiva su dove si trovasse l’ultimo tempio ebraico, dato che circolano diverse teorie in proposito.

Alcuni esperti hanno collocato il tempio vicino alla sorgente di Gihon, a sud della Città Vecchia di Gerusalemme, in quella che era la città di Jebus. Questa è la posizione indicata dall’autore Ernest L. Martin in The Temples that Jerusalem Forgot, basato sull’opera dello storico ebreo-romano Giuseppe.

Halevi rileva giustamente che la custodia della Moschea di Al-Aqsa da parte della Giordania sia il motivo per cui essa non viene considerata sotto la sovranità israeliana. Però, nonostante gli accordi internazionali, egli considera questo un “peccato storico” e vuole porre fine allo status quo, indipendentemente dai rischi per la sicurezza che ne scaturirebbero. Il suo piano è estremamente imprudente e avrebbe gravi ripercussioni in tutta la regione.

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi