Intervista di Infopal alla ragazzina che girò il video-shock.

“Papa non rattristarti, nonostante il tuo arresto proseguiremo la lotta”.

Ramallah – Infopal. Islam Kanaan è una ragazzina palestinese: ha 14 anni, ma improvvisamente è diventata famosa in tutto il mondo per aver ripreso con la videocamera assegnatale da B’Tselem, un’organizzazione israeliana per la difesa dei diritti umani, la scena di un soldato israeliano che sparava a sangue freddo su un giovane dimostrante palestinese. Il cruento episodio è avvenuto il 7 luglio scorso, a Nil’in, nei pressi di Ramallah.

Ieri, le forze di occupazione israeliane hanno arrestato il padre di Islam ("L’esercito israeliano arresta il padre della ragazzina che girò il video-shock." ).

Il corrispondente di Infopal per la Cisgiordania si è recato a casa dell’adolescente e le ha rivolto alcune domande. 

Cosa hai visto mentre stavi filmando le aggressioni dell’esercito israeliano al tuo villaggio?

"Era in corso una manifestazione pacifica. Tra i partecipanti c’era anche il giovane Ashraf Abu Rahmah, che portava una bandiera palestinese. Dopo circa mezz’ora dall’inizio della marcia, i militari israeliani hanno sequestrato Ashraf, gli hanno legato le mani dietro la schiena lasciandolo per più di due ore sotto il sole, poi, un ufficiale ha ordinato a un soldato di sparargli e lui ha aperto il fuoco a distanza ravvicinata".

Che cosa hai provato mentre riprendevi la scena?

"Ho gridato a squarciagola dalla paura e la telecamera mi è caduta di mano, ma mio fratello l’ha subito recuperata e ha continuato le riprese. Ora sono felice che il mondo abbia visto quelle scene".

Cosa ti ha spinto a farlo?

"Ho ripreso gli eventi del villaggio sin dall’inizio. Quel giorno c’era una dimostrazione pacifica e mi interessava registrarla a causa della vasta partecipazione popolare. La scena documentata  nel video era parte della manifestazione".

Perché hai voluto divulgare la registrazione?

"Il mio obiettivo è quello di far conoscere ai leader e ai potenti del mondo quello che sta accadendo nel mio villaggio, Ni’lin, e riuscire ad attirare la solidarietà della gente. Voglio far conoscere i crimini dell’occupazione israeliana contro il nostro popolo. Sono scene che le telecamere delle televisioni non riprendono".

Come hai fatto a girarle, visto che i militari vietano l’ingresso nel villaggio ai giornalisti?

"Mi trovavo dietro la finestra di casa. L’ho fatto perché sono sicura che, dopo il sasso, la telecamera sia l’unica arma contro l’occupazione".

Avete subito pressioni da parte dell’occupazione?

"La nostra casa è oggetto di continue aggressioni: un giorno l’esercito l’ha assediata. Sono uscita per vedere cosa stesse accadendo ma sono stata picchiata da un soldato con il calcio del suo fucile. Dopo la diffusione del video, le aggressioni sono aumentate e l’esercito ha arrestato mio padre, Jamal Hasan Kanaan Amirah, di 55 anni.Abbiamo capito che questa telecamera ci sta costando molto, ma è il prezzo che ogni palestinese deve pagare".

 

 

 

 

 

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