Israele detiene minorenni palestinesi senza accuse per via di post su Facebook

316656C (1)Betlemme˗Ma’an. Negli ultimi mesi perlomeno cinque minorenni palestinesi sono stati imprigionati senza accuse, per via di post su Facebook che le autorità israeliane hanno considerato “incitamenti” alla violenza, secondo un rapporto pubblicato lunedì dal gruppo per i diritti Defense for Children International – Palestine (DCIP).

Fra gli incarcerati, un 17enne identificato come Ahmad H., che ha raccontato di essere stato interrogato due volte la prima settimana di agosto, senza avere la possibilità di assistenza legale, né il supporto dei familiari.

Quando Ahmed ha detto al suo interrogatore di aver cancellato tutto sul suo account di Facebook dopo aver trascorso 10 giorni in prigione ad aprile, i funzionari israeliani l’hanno accusato di “ostruzione all’interrogatorio, dichiarando che avevo chiesto a qualcuno di cancellare le foto, ma ho negato”.

In seguito è stato condannato a sei mesi di detenzione amministrativa, la politica israeliana largamente condannata di internare senza accuse né processo su prove non divulgate.

Fadi J., 16enne intervistato da DCIP, è stato rilasciato il 2 settembre, dopo aver passato quasi sette mesi in prigione, senza alcuna accusa, per aver postato la foto di un fucile sulla sua bacheca di Facebook.

“L’interrogatore mi ha mostrato la foto di un AK-47 che ha scaricato dalla mia bacheca di Facebook”, ha raccontato, “ma gli ho risposto che era solo una foto”. Dopodiché il funzionario israeliano l’ha accusato di essere una minaccia per la sicurezza e di complottare per compiere un attacco.

Il report ha citato Brad Parker, avvocato e funzionario di sostegno internazionale presso DCIP: “Le autorità israeliane devono smettere immediatamente di utilizzare la detenzione amministrativa contro i minorenni palestinesi. L’impossibilità di sporgere denuncia contro i bambini a causa della mancanza di prove non dovrebbe mai essere motivo di detenzione a tempo indeterminato senza accuse né processo”.

Il report viene pubblicato durante la repressione israeliana su giornalisti, organizzazioni media e normali cittadini palestinesi per le loro attività sui social media, in particolare dall’ondata di disordini iniziata lo scorso ottobre.

Mentre le autorità israeliane dichiarano di aver preso di mira i responsabili di incitamenti contro Israele, i gruppi per i diritti sostengono che la repressione è una palese violazione della libertà di parola.

Traduzione di F.G.