Israele è leader mondiale nella censura dei video su TikTok

Tel Aviv – MEMO. Martedì è stato fornito un panorama dell’entità della censura di Israele contro gli utenti dei social media: lo stato d’occupazione è uno dei principali Paesi al mondo a richiedere la rimozione di video dalla piattaforma TikTok.

Secondo un rapporto del Jerusalem Post, nel terzo trimestre del 2022 TikTok ha ricevuto 2.713 richieste da governi di tutto il mondo per rimuovere o limitare contenuti o account. In questo periodo, l’azienda ha rimosso 110.954.663 video caricati sulla piattaforma in tutto il mondo, circa l’1% di tutti quelli caricati su TikTok.

L’80,1% è stato rimosso prima ancora che l’intero video venisse visualizzato, mentre l’89,8% entro 24 ore. Il due per cento è stato rimosso a causa di “contenuti di odio”.

Nel caso di Israele, sono state presentate 252 richieste ufficiali, facendo di esso uno dei principali Paesi a censurare i video di TikTok. La cifra rappresenta il 9,2% del numero totale di richieste a TikTok in tutto il mondo. Per fare un confronto, gli Stati Uniti ne avevano 13, il Canada 5, la Francia 27, il Regno Unito 71 e la Germania 167.

Gruppi sionisti pro-Israele hanno sostenuto che il numero rappresenta una tendenza preoccupante nell’aumento dell’antisemitismo sui social media. Il Comitato per l’immigrazione, l’assorbimento e la diaspora della Knesset israeliana e l’Organizzazione Sionista Mondiale hanno incontrato rappresentanti di TikTok per affrontare ciò che è stato descritto come “discorso antisemita nello spazio digitale”.

I critici hanno sostenuto che l’elevato numero di rimozioni legate ad Israele ha meno a che fare con l’antisemitismo e più con la soppressione della critica allo stato d’Apartheid. Israele ha da tempo fatto pressione per l’adozione di una definizione di antisemitismo che confonde la critica legittima dello stato d’occupazione con il razzismo anti-ebraico.

Le grandi aziende dei social media hanno adottato la definizione prodotta dall’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (IHRA). Sette degli undici esempi citati nella controversa definizione confondono la critica di Israele con l’antisemitismo. La persona che ha assunto il ruolo principale nella stesura della “definizione di lavoro”, Kenneth Stern, ha affermato che essa è stata “strumentalizzata nel tentativo di silenziare i critici del sionismo”.