Israele festeggia l’occupazione di Gerusalemme: atto mai riconosciuto dalla comunità internazionale

Israele festeggia l’occupazione di Gerusalemme: atto mai riconosciuto dalla comunità internazionale

Al-Quds (Gerusalemme) – InfoPal. Ieri, 20 maggio, al-Quds (Gerusalemme) è stata presa d’assalto in varie ondate e in più parti da israeliani e coloni.

La loro ricorrenza è una delle tante che risale alla storia dell’occupazione israeliana della Palestina, nello specifico di Gerusalemme, quando Israele prese la sua parte orientale, nel 1967, occupandola per poi proclamarla unilateralmente capitale unificata dello Stato ebraico di Israele.

Quella proclamazione non è stata mai riconosciuta dalla comunità internazionale.

Ingenti forze di polizia, militari e agenti in borghese sono stati distribuite in città, pattuglie erano presenti ad ogni angolo e non sono mancati arresti di palestinesi. L’obbligo di chiusura è stato imposto agli esercenti palestinesi.

Il quartiere di Silwan, a sud della moschea di Al-Aqsa, è stato sigillato, mentre autobus di coloni provenienti dagli illegali insediamenti arrivavano in città sotto la scorta dei militari. Anche Bab al-Mughariba e gli altri ingressi principali dalle mura della Città vecchia sono stati chiusi ai palestinesi.
Marce e sfilate pubbliche hanno interessato Bab al-‘Amud (Porta di Damasco) fino alla spianata della moschea di al-Aqsa, ma anche i residenti palestinesi nei quartieri al di fuori della Città vecchia hanno subito l’invasione degli israeliani.

In serata, una cerimonia ha visto la presenza e l’intervento del presidente israeliano Shimon Peres, del premier Benjamin Netanyahu, di vari ministri ed esponenti poltici e deputati del governo d’occupazione israeliano. “Il Tempio sacro risorgerà e sarà posto sotto la totale sovranità di Israele”, ha detto ieri sera Netanyahu.

Numerosi palestinesi provenienti da Israele (Territori palestinesi occupati nel ’48, ndr) hanno voluto raggiungere Gerusalemme per ricordare all’occupante la sovranità palestinese sulla città e per andare in aiuto ai residenti gerosolimitani, in una giornata di alta tensione. Nove i palestinesi sono stati arrestati ieri a Gerusalemme da Israele.

Sul fronte palestinese: varie personalità religiose hanno lanciato l’allarme, hanno chiesto al mondo di non restare a guardare il crescente  oltraggio alla sovranità e all’esistenza stessa dei palestinesi di Gerusalemme.

Tra gli appelli, emergono quello della Fondazione Al-Aqsa per il patrimonio storico-religioso, quello di Shaykh Younes Ada’is, presidente dell’Alta corte sciaraitica, e capo del Consiglio supremo sciaraitico, e la chiamata del Muftì Mohammed Hussein.

Kamal Khatib, vice Presidente del Movimento islamico in Israele (Territori palestinesi occupati nel ’48, ndr), ha rivelato l’esistenza di un nuovo piano israeliano con l’apertura di una gara d’appalto per la costruzione di una grande sinagoga sul sito dove sorge la moschea di Al-Aqsa.
Il progetto ha ricevuto la stanziamento di fondi per 20milioni di dollari.

“E’ una violazione alle leggi internazionali che definiscono al-Quds (Gerusalemme) ‘città sotto occupazione’, e un attentato all’esistenza di 250mila cittadini palestinesi nella Città santa. 35mila sono i palestinesi che vivono all’interno della Città vecchia, entro le antiche mura di Gerusalemme.

“Il piano di pulizia etnica non si è mai arrestato e ogni occasione è buona per gli israeliani per ritrovarsi a festeggiare in aperta provocazione dei palestinesi (…) Il premier israeliano Netanyhau e i ministri del suo gabinetto sfilano a Gerusalemme, alla guida di cortei di coloni. La presenza del presidente Peres ci conferma che non è questo il clima per ipotetici negoziati.

“Sono 20 anni che, nell’ambito dei suoi piani di ebraicizzazione di Gerusalemme, Israele sfida la nostra presenza nella Città santa: colonie e recinzioni, aree interdette ai palestinesi, scuole talmudiche inaugurate nei pressi della moschea di Al-Aqsa”.

Dal Comitato centrale di Fatah, il capo dei negoziatori palestinesi, Sa’eb ‘Erakaat, osserva: “Gerusalemme capitale unificata dello Stato ebraico? Questo non si realizzerà mai”.

Invocando il diritto internazionale, ‘Erekaat si dice convinto che, nonostante la violenza israeliana che si consuma sul campo, quotidianamente, il progetto sionista sulla Palestina e su Gerusalemme non riuscirà, perché “è un’aggressione manifesta al principio di legalità internazionale, contravviene la IV Convenzione di Ginevra che proibisce la demolizione di case, il trasferimento della sua popolazione e l’appropriazione delle proprietà della popolazione occupata.

“Israele non ha altra possibilità che scegliere tra il passato e un futuro. Non siamo in grado oggi di dire quando, ma l’occupazione israeliana ha un termine e finirà”.

L’ufficio di Hamas richiama l’opinione pubblica a ribellarsi all’aggressività israeliana, dei coloni e delle istituzioni del governo d’occupazione, ammonendo Israele dalle conseguenze per le violazioni ai luoghi di culto dell’Islam e del Cristianesimo in Palestina.

Chiedendo il massimo dell’attenzione per i luoghi di preghiera, Hamas si rivolge alla Lega Araba, all’Organizzazione per la Cooperazione Islamica e al mondo arabo-islamico.

Elisa Gennaro