Israele sequestra a Gaza pacifista italiano per espellerlo da Tel Aviv.

Da www.ilmanifesto.it del 20 novembre 2008

ARREMBAGGIO

Israele sequestra a Gaza pacifista italiano per espellerlo da Tel Aviv
Vittorio Arrigoni era arrivato nella Striscia via mare con uno dei viaggi organizzati da Cipro contro il blocco
Michele Giorgio
GERUSALEMME

 Dovrebbe arrivare oggi la sentenza di espulsione da Israele per Vittorio Arrigoni, il pacifista italiano che due giorni fa è stato arrestato dalla marina militare israeliana – mentre assieme ad altri due attivisti internazionali (uno scozzese e una statunitense) e 16 pescatori di Gaza si trovava in acque palestinesi -, portato nello Stato ebraico e detenuto, prima all’aeroporto di Tel Aviv e poi nel carcere di Ramle. Un funzionario dell’ambasciata italiana in Israele ha riferito al nostro giornale di aver incontrato ieri pomeriggio Arrigoni e di averlo trovato in buone condizioni. Il pacifista, assistito dall’avvocatessa israeliana Lea Tzemel, ha detto di essere intenzionato a presentare appello contro l’espulsione che prevedibilmente decideranno le autorità israeliane, in risposta al grave abuso che ha subito e alla violazione dei suoi diritti.
Arrigoni non era arrivato a Gaza, lo scorso 23 agosto, passando per Israele ma a bordo di un battello, il Free Gaza – che durante la navigazione si era tenuto a distanza dalle acque territoriali israeliane – e da allora non ha messo piede nello Stato ebraico. Il suo arresto martedì in mare assume ancora di più i contorni del sequestro di persona se si tiene conto che è avvenuto non in acque israeliane ma di Gaza (tra Rafah e Deir al Balah). Israele ripete di avere, sulla base di un accordo raggiunto negli anni passati con l’Autorità nazionale palestinese, il diritto di pattugliare le acque territoriali di Gaza allo scopo di prevenire il traffico di armi ed eventuali tentativi di infiltrazione. Ma a bordo dei tre pescherecci fermati due giorni fa non c’erano armi e Arrigoni e i suoi compagni non erano impegnati in attività pericolose per Israele ma intendevano soltanto spingersi verso acque più profonde, comunque lontane da Israele. D’altra parte il portavoce militare israeliano ha accusato i tre attivisti di essere dei «provocatori» e non ha fatto riferimento, nel suo comunicato, a reati precisi compiuti da Arrigoni e gli altri due stranieri.
Tel Aviv sostiene anche che i pescherecci bloccati in mare avevano superato il limite fissato per i pescatori di Gaza ma si tratta di una restrizione decisa unilateralmente da Israele, ben inferiore alla soglia concordata dopo la firma degli accordi di Oslo nel 1993 con la neonata Anp. Senza dimenticare che Israele si è ufficialmente ritirato da Gaza nel 2005. Gli elementi per una protesta del governo italiano perciò ci sono tutti ma dalla Farnesina ieri hanno fatto sapere al manifesto che, al momento, Roma è attiva solo nell’assistere al meglio Arrigoni attraverso la nostra ambasciata a Tel Aviv. Pertanto una posizione politica e diplomatica del ministero degli esteri italiano su quanto è accaduto nel mare di Gaza per ora non c’è e, in verità, ben pochi credono che il governo Berlusconi protesterà con Israele per gli abusi subiti dal nostro connazionale. Sarebbe inoltre opportuno che l’Italia e anche l’Ue chiedano spiegazioni al governo israeliano sulla chiusura del valico terrestre di Erez, tra Gaza e Israele, che dal 9 novembre impedisce alla stampa internazionale e agli operatori umanitari delle Ong di poter entrare nella Striscia.
I fatti di due giorni fa hanno fatto scattare l’allarme nel Free Gaza Movement, l’associazione pacifista internazionale che ha organizzato tre viaggi via mare da Cipro a Gaza per rompere il blocco imposto da Israele. Una quarta missione è in programma a dicembre ma la possibilità che la marina israeliana possa, per la prima volta, intervenire per bloccare i pacifisti a questo punto si fa molto concreta.

 

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