Israelo-americani vs Facebook per 1 miliardo di dollari

unnamed (1)Reuters. Di Dan Williams. Un gruppo di Israeliani e Americani ha intentato causa, lunedì, a Facebook, chiedendo 1 miliardo di dollari, con l’accusa di facilitare attacchi mortali di militanti palestinesi contro i loro familiari.

I querelanti, parenti di quattro israelo-americani con doppia cittadinanza e un turista, cittadino americano,  morti in attacchi a Tel Aviv, Gerusalemme o nella Cisgiordania occupata tra il 2014 e il 2016, hanno accusato Facebook di aiutare i militanti di Hamas.

La causa, depositata presso la Corte del distretto sud di New York, sostiene che Facebook “ha consapevolmente fornito supporto materiale e risorse ad Hamas… facilitando la capacità di questo gruppo terroristico di comunicare, di reclutare membri, di pianificare e realizzare attacchi e incutere timore ai suoi nemici”.

Il gigante dei social media non ha risposto direttamente, ma ha affermato di essere pronto secondo i parametri, a prevenire contenuti offensivi, e un rappresentante della società in Israele ha spiegato che l’azienda vuole che “le persone si sentano al sicuro” quando usano Facebook.

«Non c’è posto per contenuti che incoraggino violenza, minacce dirette, terrorismo o espressioni di odio su Facebook. Abbiamo una serie di norme comunitarie… e invitiamo le persone ad usare i nostri strumenti per segnalarli se trovano contenuti che violano i nostri standard, così possiamo indagare e agire rapidamente”.

L’azione legale privata segue le critiche del ministro della Sicurezza di Israele sulla riluttanza di Facebook nel contribuire a rintracciare i potenziali militanti palestinesi e a frenare l’incitamento alla violenza. In risposta, Facebook ha difeso i propri regolamenti contro il cattivo uso on-line.

Hamas ha sostenuto formalmente la responsabilità di uno degli attacchi citati nella causa. L’avvocato israeliano dei querelanti, Nitsana Darshan-Leitner, ha affermato di essere in possesso di valutazioni di esperti che collegano Hamas agli altri attacchi.

Hamas è considerata un’organizzazione terroristica dagli Stati Uniti. La causa è stata ricondotta alla legge anti-terrorismo 1992 che proibisce alle imprese americane di fornire qualsiasi supporto materiale, compresi i servizi, a gruppi terroristici e ai loro leader.

Sami Abu Zuhri, portavoce di Hamas a Gaza, ha definito la causa un tentativo israeliano per ricattare Facebook e ha accusato Israele di cercare di trasformare il social network in uno strumento di spionaggio contro i Palestinesi.

Egli sostiene che alcuni politici e soldati israeliani abbiano “espresso orgoglio per l’uccisione di Palestinesi” su Facebook e su altri social media. “Il vero banco di prova per i proprietari di Facebook è quello di rifiutare questa pressione (di Israele)”, ha detto Abu Zuhri.

Darshan-Leitner, del Centro Legale israeliano  Shurat HaDin, ha presentato ad ottobre una causa collettiva per ingiungere a Facebook di smettere di veicolare un presunto “incitamento palestinese”. Ha informato che il procedimento è ancora in corso.

(Foto: il  plastico in 3D del logo Facebook  a Zenica, Bosnia ed Erzegovina, il 13 maggio 2015. REUTERS / Dado Ruvic)

Traduzione di Edy Meroli