La comunità internazionale silenzia le notizie che denunciano l’estremismo di Israele

Le forze israeliane trattengono un palestinese mentre altri protestano per la morte del malato di cancro Nasser Abu Hamid, condannato all’ergastolo in una prigione israeliana e deceduto per negligenza medica a Hebron, in Cisgiordania, il 20 dicembre 2022. [Amer Shallodi – Agenzia Anadolu].

MEMO. Di Basem Naim. Da quando sono stati resi noti i risultati delle recenti elezioni israeliane e si è delineata una Knesset controllata dall’estrema destra fascista, la comunità internazionale si trova in un trepidante stato di attesa.

Le diverse posizioni vanno dal boicottaggio del governo estremista – soprattutto se le decisioni concordate portassero ad una ridefinizione dell’identità dello Stato o ribaltassero la posizione internazionale a sostegno di una soluzione politica basata sui “due Stati” sui confini del 1967 – ad un’altra posizione che dichiara di attendere pazientemente fino a quando non emergano i dettagli degli accordi decisi dalla nuova coalizione.

Per noi Palestinesi, i risultati delle recenti elezioni israeliane non sono una sorpresa. Piuttosto, rivelano ciò che conosciamo da oltre 70 anni e di cui vediamo gli effetti sulle terre rubate e sulle case demolite, sui volti di milioni di Palestinesi sfollati nella diaspora, sulle tombe di decine di migliaia di martiri e di milioni di detenuti.

Lo vediamo ogni giorno a Gaza, che 16 anni di assedio hanno trasformato nella più grande prigione a cielo aperto.

Questo fatto indiscutibile non è legato all’estrema destra israeliana. Piuttosto, fa parte di una costante ideologia che continua ad esistere fin dalla creazione dello stato di occupazione.

La dottrina della supremazia ebraica e la sua essenza si basano sul controllo totale della terra e sull’eliminazione dell’altro con tutti i mezzi disponibili, anche se i metodi sono illegali e violano le leggi internazionali.

Ad esempio, l’anno scorso – con il governo guidato da Yair Lapid che rappresentava i partiti di centro – è stato uno degli anni più sanguinosi e violenti, in quanto sono stati uccisi oltre 230 Palestinesi, 171 nella Cisgiordania occupata, molti dei quali erano bambini e minori. Altri 9.335 Palestinesi sono stati feriti e 833 abitazioni e scuole sono state demolite, comprese quelle finanziate dall’Unione Europea e dalle istituzioni internazionali.

Ma la novità del governo di Netanyahu è che i suoi componenti dichiarano apertamente i loro piani razzisti e fascisti, il tutto preventivamente concordato con Netanyahu stesso.

Si è deciso di approvare la legge sull’esecuzione dei detenuti, di espandere gli insediamenti coloniali, di cambiare lo status quo della Moschea di Al-Aqsa, di accelerare il processo di ebraicizzazione di Gerusalemme e di avviare le procedure per l’annessione della Cisgiordania occupata, almeno di quella che parte dall’Area C, oltre ad espandere la politica dell’utilizzo delle armi contro i Palestinesi e a proteggere i soldati dell’esercito di occupazione da eventuali responsabilità per i crimini commessi.

Per garantire il raggiungimento di questi obiettivi, i leader della destra fascista Ben Gvir e Smotrich hanno insistito per essere nominati responsabili in determinate posizioni ministeriali in modo da consentir loro di poter attuare tali piani. Netanyahu non ha avuto altra scelta possibile, ha dovuto accettare per sfuggire alla condanna al carcere che potrebbe essergli comminata.

Dal punto di vista pratico e legale, questi schemi politici significano che il conflitto sarà nuovamente contraddistinto dalla violazione delle leggi e della legittimità internazionale.

Quando il funzionario dell’amministrazione civile responsabile della vita quotidiana dei Palestinesi riferisce ad un ministro civile invece che ad uno che fa parte dell’esercito, si consolida l’applicazione delle leggi israeliane a centinaia di migliaia di coloni illegali nella Cisgiordania e a Gerusalemme occupate. Queste aree non saranno pertanto più considerate occupate dal governo israeliano.

Questo è un colpo di stato contro le risoluzioni internazionali, ed è esattamente ciò che accadrà quando Ben Gvir cambierà lo status quo della Moschea di Al-Aqsa. Ben Gvir intende cambiare la realtà demografica del Negev e della Galilea, espellendo la popolazione araba originaria e introducendo nuovi residenti ebrei.

Non abbiamo bisogno di aspettare la formazione del nuovo governo per sapere e vedere cosa farà, ma ciò che è più importante sarà la posizione che prenderà la comunità internazionale di fronte alle azioni di questo governo fascista.

I Palestinesi avevano recentemente aumentato le loro speranze sul fatto che per la comunità internazionale fosse arrivato finalmente il momento di scoprire la vera natura dello stato razzista di Israele. Alcuni si aspettavano addirittura alcune dure e specifiche misure per punire il nuovo governo e fare pressione affinché facesse marcia indietro, sottoponendosi alla legittimità internazionale, soprattutto perché i paesi occidentali hanno dimostrato un chiaro impegno nella protezione delle libertà e dei diritti umani durante la crisi ucraina, ottenendo un notevole sostegno politico, finanziario e militare.

Purtroppo, però, queste speranze hanno cominciato a ridursi man mano che la formazione del prossimo governo prendeva forma.

Abbiamo iniziato ad avere notizia di posizioni esitanti e fluide nei confronti del governo, la più importante delle quali è stata la posizione degli Stati Uniti, col Segretario di Stato Anthony Blinken che ha affermato che l’amministrazione Biden si sarebbe impegnata con il governo di Netanyahu sulla base delle politiche attuate e non delle personalità presenti nella Knesset, tra le quali vi sono ministri di alto livello del governo che in passato hanno espresso posizioni estremiste anti-palestinesi e anti-arabe.

Il Parlamento europeo, nella sua risoluzione n. 2949/2022 (RSP) sulle prospettive di una soluzione a due Stati per Israele e Palestina, ha espresso la stessa posizione esitante e codarda nei confronti del nuovo governo, in contrasto con la posizione netta e ipocrita presa nel caso dell’esperimento democratico palestinese del 2006, quando fu imposto un boicottaggio globale al governo palestinese e un blocco crudele e disumano sulla Striscia di Gaza.

Queste tendenze sono pericolose perché perdono una grande opportunità per frenare l’occupazione, costringerla a impegnarsi nella legittimità internazionale e a dare ai Palestinesi i loro diritti.

Inoltre, ripete lo stesso gioco che abbiamo visto per decenni: le posizioni fluide danno luce verde ai crimini dell’occupazione e le forniscono una nuova opportunità per continuare ad attuare i suoi piani, controllando completamente la Palestina storica e sbarazzandosi del maggior numero possibile di Palestinesi in quest’area.

I Palestinesi, da parte loro, hanno imparato bene la lezione e non permetteranno che si ripetano la Nakba e la Naksa, la perdita di inviolabilità o il furto delle terre. Si difenderanno con tutta la forza, la determinazione e la perseveranza.

Questo significa, in breve, che l’esplosione della lotta nei territori palestinesi è una questione di tempo e sarà estesa e globale. Nessuno potrà godere di sicurezza o stabilità finché i diritti dei Palestinesi saranno violati. La comunità internazionale, guidata dagli Stati Uniti e dall’Europa, deve rivedere radicalmente le proprie posizioni, alla luce del ripetuto fallimento nel raggiungere una soluzione giusta o una stabilità, prima che sia troppo tardi.

Non dobbiamo permettere agli israeliani di farci affondare nei dettagli delle loro differenze interne e nel confronto tra un estremista e un altro ancora più estremo, a scapito del quadro generale, che è divenuto chiaro ed evidente. Siamo di fronte a un’impresa razzista e fascista che necessita di una ferma presa di posizione internazionale e di passi concreti per raggiungere una soluzione giusta e globale del conflitto, ponendo fine alle sofferenze di milioni di Palestinesi.

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi