La “grande priorità” di Trump: trasferire l’ambasciata USA a Gerusalemme

kellyanne_conway_trump_twitterMEMO, PC, Social Media. Lunedì un consigliere del presidente Donald Trump ha ribadito che trasferire l’ambasciata USA da Tel-Aviv a Gerusalemme sarà una “grande priorità” per la nuova amministrazione. Il commento di Kellyanne Conway ha ricevuto ampio risalto sui media israeliani.

“L’ha espresso molto  chiaramente durante la campagna”, ha spiegato Conway, “e, dopo l’elezione, l’ho sentito ripeterlo numerose volte privatamente, se non pubblicamente”.

Conway ha inoltre parlato dalle popolarità di una simile mossa fra i lobbisti pro-Israele. “È qualcosa che il nostro amico Israele, un grande amico nel Medio Oriente, apprezzerà e qualcosa per cui molti ebrei americani hanno espresso la propria preferenza”, ha dichiarato.

Se il piano verrà attuato, non solo darà legittimità, da parte degli USA, all’occupazione e all’annessione illegale israeliana della Gerusalemme Est, risalente al 1967, ma andrà anche contro decenni di politica USA, per non parlare della legge internazionale. L’annessione israeliana di Gerusalemme non è stata mai accettata dalla comunità internazionale, per la quale l’acquisizione di un territorio attraverso la guerra è inaccettabile.

L’agenzia news Ma’an ha riportato che in risposta ai commenti iniziali di Trump sulla faccenda, Riyad Mansour, ambasciatore palestinese presso le Nazioni Unite, ha minacciato di “rendere la vita un inferno” per gli USA all’ONU se l’ambasciata verrà trasferita. L’ambasciatore ha evidenziato che una simile manovra violerebbe la Risoluzione 181 dell’Assemblea Generale dell’ONU riguardante lo status di Gerusalemme e costituirebbe un “atto di belligeranza” verso i palestinesi.

Sia Bill Clinton sia George W. Bush avevano fatto promesse simili durante le campagne elettorali, ma una volta al potere avevano firmato la rinuncia a portarle a compimento.

Traduzione di F.G.