La guerra israeliana dell’acqua. La crisi idrica in Cisgiordania è aggravata dalle infrastrutture in rovina

343340CBetlemme-Ma’an. La crisi idrica in atto nei Territori Palestinesi occupati è aggravata dalle infrastrutture trascurate, ha affermato domenica il sindaco di una città nel sud della Cisgiordania occupata.

Akram Taqatqa, sindaco di Beit Fajjar, ha affermato che la rete idrica della sua città non è stata sottoposta a lavori di manutenzione da almeno 15 anni ed è in pessime condizioni, inasprendo la crisi idrica nel distretto di Betlemme, mentre la Mekorot, società idrica nazionale israeliana, ha sospeso o limitato l’approvvigionamento in diverse zone della Cisgiordania dalla metà di giugno.

Taqatqa ha aggiunto che Beit Fajjar, che si avvale della Mekorot per il rifornimento di acqua, riceve solo quantità “molto piccole” che non coprono le esigenze quotidiane degli abitanti.

Beit Fajjar ha anche centinaia di cave che consumano grandi quantità d’acqua.

Le infrastrutture delle città e dei paesi palestinesi sono di solito costruite e mantenute dai comuni e dai consigli comunali. Tuttavia, la maggior parte dei comuni e delle istituzioni governative locali hanno gravi deficit di bilancio.

Anche alcuni paesi e città della Cisgiordania che ricevono l’approvvigionamento idrico dall’Autorità Palestinese per l’Acqua hanno lamentato gravi crisi, soprattutto durante l’estate.

Diverse zone di Betlemme soffrono per la carenza d’acqua più lunga rispetto alla media nelle ultime settimane, e la crisi ha scatenato scontri tra le forze israeliane e i giovani residenti. Un giovane palestinese è stato ferito nel campo profughi di al-Duheisha, alla fine di giugno, quando le forze israeliane hanno soppresso una manifestazione con le armi.

Nel frattempo, una carenza d’acqua, che dura da settimane, è segnalata in tutta la Cisgiordania occupata, in particolare nei distretti settentrionali di Nablus, Jenin e Salfit, dopo che la società nazionale idrica israeliana Mekorot ha interrotto l’erogazione.

Il primo ministro palestinese Rami Hamdallah ha promesso il 26 giugno di trovare una soluzione all’attuale situazione, anche se non è chiaro quali misure siano state prese per risolvere il problema.

All’inizio di giugno, l’ufficio di Hamdallah ha definito il provvedimento israeliano di chiudere l’accesso all’acqua “disumano e scandaloso”, soprattutto mentre i Musulmani palestinesi durante il mese sacro di Ramadan osservano il digiuno nelle calde giornate estive.

“Israele vuole impedire ai Palestinesi di condurre una vita dignitosa e usa il suo controllo sulle nostre risorse idriche a tale scopo; mentre gli insediamenti illegali israeliani godono di servizio idrico ininterrotto”, aveva dichiarato Hamdallah all’epoca. “I Palestinesi sono costretti a spendere grandi somme di denaro per comprare l’acqua che è loro, in primo luogo”.

Mentre la Mekorot ha rilasciato una dichiarazione ammettendo di aver attuato una riduzione delle risorse idriche nella Cisgiordania occupata, il Coordinatore israeliano per le Attività di Governo nei Territori (COGAT) ha respinto le dichiarazioni, giustificando con lo scoppio di una conduttura la mancata erogazione d’acqua a Salfit, e affermando anche che la fornitura d’acqua è aumentata durante il Ramadan.

Il COGAT ha anche dichiarato a Ma’an che i Palestinesi “non collaborano per il miglioramento del flusso d’acqua nella regione”.

Gli Israeliani, compresi i coloni, hanno accesso a 300 litri d’acqua al giorno, secondo la coalizione diONG per il diritto all’acqua EWASH, mentre la media della Cisgiordania è di circa 70 litri, inferiore al minimo raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di 100 litri al giorno per i servizi sanitari di base, l’igiene e l’acqua potabile.

Il gruppo palestinese per i diritti umani Al-Haqq ha stimato, in un rapporto del 2013, che fino al 50 per cento delle risorse idriche palestinesi vengano deviate dalla Mekorot nei mesi estivi per soddisfare le esigenze di consumo degli insediamenti illegali israeliani.

Secondo Amnesty International, quasi 200.000 Palestinesi in Cisgiordania non hanno accesso all’acqua corrente.

Traduzione di Edy Meroli