La Marina da guerra israeliana bombarda i pescatori di Gaza

Gaza-Wafa. Martedì, la marina israeliana ha aperto il fuoco contro i pescherecci palestinesi al largo dell’area di al-Sudaniya, a ovest di Beit Lahiya, nel nord della Striscia di Gaza assediata. Non si registrano vittime o danni.

Sedici anni dopo il “disimpegno” israeliano da Gaza (2005), Israele non ha realmente smesso di occupare la Striscia di Gaza e ne mantiene ancora il controllo dei confini terrestri, dell’accesso al mare e dello spazio aereo.

Due milioni di palestinesi vivono nella Striscia di Gaza, che da 14 anni è soggetta a un blocco israeliano punitivo e paralizzante e a ripetuti attacchi che hanno pesantemente danneggiato gran parte delle infrastrutture dell’enclave.

I 2 milioni di abitanti di Gaza rimangono sotto occupazione e sotto un rigido assedio che ha distrutto l’economia locale, strangolato i mezzi di sussistenza palestinesi, facendoli precipitare a livelli senza precedenti di disoccupazione e povertà. I gazawi sono stati tagliati fuori dal resto dei Territori palestinesi occupati e del mondo.

Gaza rimane un territorio occupato, senza alcun controllo sui suoi confini, acque territoriali o spazio aereo. Nel frattempo, Israele sostiene ben poche delle sue responsabilità come potenza occupante, non riuscendo a provvedere ai bisogni fondamentali dei civili palestinesi che vivono nel territorio.

Due su tre dei palestinesi della Striscia di Gaza è un rifugiato dalle terre all’interno di quello che oggi è Israele. Quel governo vieta loro di esercitare il diritto al ritorno sancito dal diritto internazionale in quanto non ebrei.