In un comunicato stampa diramato dall’International Solidarity Movement, che ha partecipato alla manifestazione di ieri contro l’attacco israeliano alla scuola di Anata, dove ha trovato la morte la piccola Abir Bassam Aramin – a cui ieri i medici hanno staccato la spina del respiratore che la teneva in vita artificialmente – un testimone, Hassan, di 16 anni, ha spiegato la dinamica dell’assalto.
"Gli studenti della scuola femminile e di quella maschile avevano appena finito gli esami ed erano usciti. Una jeep della polizia di frontiera israeliana si è avvicinata al gruppo delle bambine, che, spaventate, hanno iniziato a scappare. La jeep le ha seguite. Abir aveva paura ed è rimasta ferma davanti a uno dei negozi in un lato della strada. Io ero vicino a lei. La polizia israeliana ha sparato attraverso un’apertura speciale del finestrino della jeep, che si trovava molto vicino a noi. Abir è caduta a terra. Io l’ho sollevata e l’ho portata nella scuola femminile. Ho visto che perdeva sangue dalla testa".
La versione offerta dall’esercito israeliano è diversa: i bambini palestinesi stavano protestando contro il Muro di separazione. La piccola Abir era tra gli studenti che lanciavano pietre contro le pattuglie israeliane. I soldati hanno sparato lacrimogeni e bombe sonore solo per disperderli.
Bassam Aramin, il padre della bambina, membro dei Combattenti per la Pace, un’organizzazione pacifista israeliana e palestinese, ha rigettato la versione dell’esercito, sottolineando che al momento dell’attacco Abir si trovava con la sorella.
E ha raccontato al quotidiano israeliano ‘Haaretz’ che la polizia di frontiera "considera i nostri bambini come obiettivi, come terroristi. Pensano che se uccidono una bambina di 10 anni stanno giovando alla sicurezza del paese".
E ha aggiunto: "Non so come un poliziotto possa sentirsi minacciato da una ragazzina di 10 anni che compra caramelle. Magari diranno che a sparare è stato uno psicopatico, o che i palestinesi mentono, oppure che a uccidere una famiglia palestinese in spiaggia o 20 palestinesi a Beit Hanun sono stati i missili Qassam. Ma questa storia non funziona con me: il poliziotto e i suoi comandanti devono essere puniti".
Anche il direttore della scuola ha negato la versione dell’esercito israeliano.
L’International Solidarity Movement ha dichiarato che secondo Avichai Sharon dei Combattenti per la Pace e amico della famiglia, "nell’ultimo anno e mezzo, la polizia di frontiera israeliana arriva con frequenza ad Anata quando gli studenti entrano e escono da scuola. Tutto ciò è iniziato con la costruzione del Muro vicino al villaggio, si suppone per proteggere i lavoratori che lo stavano edificando dagli attacchi degli studenti, ma la costruzione è stata completata un mese e mezzo fa".
Secondo quanto raccontato da Wa’il Salameh, un altro amico della famiglia e membro dei Combattenti per la Pace, "questa settimana la polizia di frontiera ha invaso il villaggio due volte al giorno, quando i ragazzi entrano e escono da scuola".
Ieri mattina, pacifisti israeliani e stranieri si sono riuniti vicino alla scuola femminile di Anata per esprimere solidarietà alla famiglia e agli studenti, e per cercare di proteggere i ragazzi dalle continue minacce della polizia israeliana.