Lanciata a Roma la nuova rete di sostegno al popolo palestinese: Shabaka

Roma – InfoPal. Di Elisa Gennaro.

In una sala di Art Space, nel centro di Roma, è stata lanciata ieri Shabaka, una nuova rete di sostegno al mondo della solidarietà con il popolo palestinese.

Shabaka, proposta da Api (Associazione dei palestinesi in Italia) e Abspp (Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese), insieme all’associazione editrice InfoPal e da altri gruppi e individui, sarà un ombrello per associazioni, onlus, singoli e istituzioni, che già operano a sostegno della Palestina. 

Una piattaforma di intenti è quanto i promotori di Shabaka mettono a disposizione dei membri, con un’unica richiesta: “Continuare a fare solidarietà in linea con le esigenze del popolo palestinese e in difesa dei loro diritti storici”.

Nella campagna di adesioni lanciata ieri a Roma, Shabaka ha visto la presenza di appassionati della questione palestinese e giornalisti, e di rappresentanti di palestinesi in Italia e della comunità islamica.

La presenza di questi ultimi non è stata casuale, ma ha coinciso con la volontà dei fondatori di Shabaka di garantire un rispetto costante per il consenso dei palestinesi sugli interventi della solidarietà che partiranno dal mondo italiano. 

Con lo stesso spirito, Shabaka era stata lanciata già a fine novembre scorso a Gaza.

Dalle passate esperienze di azioni ed espressioni della solidarietà con il popolo palestinese provenienti dall’Italia, i promotori hanno pensato a una rete, una shabaka, appunto, quanto più attinente e rispettosa delle costanti palestinesi, più volte messe in discussione a causa di approcci dettati da posizioni politiche o partitiche di chi in Italia ha promosso iniziative sulla Palestina.

Per questo, Shabaka emerge come realtà apartitica e aperta a ogni orientamento religioso, pur mettendo per inciso che sarà denunciato qualsiasi attacco di stampo razzista, politico e religioso e, nella stessa misura, ogni manifestazione di anti-islamismo e di antisemitismo.

Sebbene ancora in via di definizione, Shabaka si basa su alcuni pilastri. Punto di partenza è la piattaforma comune per tutti gli aderenti: il Sionismo è la principale causa del dramma del popolo palestinese; il Sionismo viene individuato dai promotori di Shabaka come una forma di razzismo, proprio come nel 1975 dichiarava una risoluzione (3379) dell’Onu. Il Sionismo fu generato nell’Europa coloniale dell‘800, sostenuto da Gran Bretagna e Francia per sottrarre la terra al popolo palestinese e creare instabilità nell’intera regione.

Dando il benvenuto al pubblico, il primo intervento è stato quello di Mohammed Hannoun, presidente dell’Api, che, insieme al direttore di InfoPal, Angela Lano, è stato tra i membri della delegazione internazionale a Gaza, “Primavera delle Libertà”.

Durante la visita a Gaza, Hannoun ha partecipato alla distribuzione di generi alimentari, latte in polvere e medicinali, richiesti dal ministro della Salute di Gaza. 

Mentre scorrevano le foto del viaggio, Hannoun ha ripercorso i momenti più salienti della missione: le impressioni della visita nel campo profughi di Nusseirat, dove le famiglie vivono in condizioni igieniche estremamente precarie, e dove gli effetti dell’Operazione israeliana Piombo Fuso (inverno 2008-2009) sono ancora evidenti. I residenti del campo profughi sono costretti a convivere con frequenti inondazioni provocate dallo stesso Israele: “In passato c’era un ponte – ha spiegato Hannoun -, poi bombardato nell’offensiva israeliana. Ogni volta, la pioggia crea disagi inimmaginabili e una pericolosa situazione igienico-sanitaria. Oggi il ponte az-Zahra’ è in ricostruzione grazie a Brasile e Undp. Perché puntualmente Israele deve devastare ciò che la solidarietà internazionale dona?”.

Il presidente dell’Api ha poi ricordato che il momento saliente della visita a Gaza è stata la Dichiarazione Universale di condanna all’assedio israeliano su Gaza, depositata a Ginevra, sede della celebre IV Convenzione, tra quelle disattese dal regime di Tel Aviv, che viola quotidianamente i diritti, individuali e collettivi, dei palestinesi.

Hannoun ha quindi voluto porre la nascita di Shabaka al centro di questo spirito di solidarietà, quello onesto e rispettoso di quanto chiede il popolo palestinese, e garantito da realtà della solidarietà il cui operato è reso attendibile proprio da visite come quella raccontata ieri.

“Shabaka nasce e si delinea, mentre si fa forte nell’annunciare che presto sarà in testa a un altro viaggio a Gaza”, ha fatto sapere Hannoun.

Angela Lano ha raccontato di una situazione umanitaria “migliorata relativamente”, pur evidenziando una crisi medico-sanitaria piuttosto grave: nella Striscia, la disponibilità di posti letto, negli ospedali, è molto ridotta, rispetto alle richieste, e le strutture mancano delle attrezzature fondamentali per assistere in modo adeguato i pazienti. “Se l’emergenza è una condizione presente nella ‘normalità’ della quotidianità – ha aggiunto -, figuriamoci cosa succede durante i bombardamenti di Israele”.

Il direttore di InfoPal ha descritto anche una Striscia di Gaza “ricostruita dopo la devastazione di Piombo Fuso”, grazie alla genialità e all’intraprendenza dei residenti di Gaza, che hanno raccolto i materiali di risulta, compreso il cemento, li hanno triturati e mescolati alla sabbia, e prodotti mattoni per l’edificazione dei tanti edifici distrutti dalla furia israeliana. A questo, in tempi recenti, s’è aggiunto l’ingresso dai tunnel della “sopravvivenza”, al confine tra Egitto e Striscia, di cemento e mattoni veri e propri.

Angela Lano ha parlato anche della forte disoccupazione che colpisce l’87% dei pescatori, i cui figli spesso non hanno la possibilità di andare a scuola, perché le famiglie non hanno soldi. 

Su questo argomento, Hannoun ha aggiunto che durante l’incontro con la direzione portuale di Gaza, è stato spiegato alla delegazione internazionale che quando i pescatori uscivano in barca “scortati” da Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano assassinato a Gaza nell’aprile scorso, riuscivano a raccogliere fino a oltre 17 tonnellate di pesce al giorno, mentre da soli appena una. La presenza di Vittorio era un deterrente alla quotidiane aggressioni israeliane.

Sia Hannoun sia Lano hanno evidenziato la dimensione politica della delegazione e, in particolare, di quella sudamericana: parlamentari che, “a differenza dei nostri leader europei – ha sottolineato il direttore di InfoPal – hanno dato prova di democrazia nell’incontrare esponenti del governo di Hamas a Gaza”.

Ha chiuso le relazioni Sajida al-Helu, studentessa universitaria, figlia di gerosolimitani, e rappresentante dei Giovani palestinesi in Italia: “Ci ferisce sapere che esiste un’ignoranza generale intorno alla vera natura del problema del popolo palestinese, e che le posizioni dell’Occidente non coincidano con le rivendicazioni di giustizia e di legalità. Per noi la Palestina sarà sempre e comunque quella storica (quella del Mandato britannico), e per i danni e il torto storico subito imputeremo sempre la piena responsabilità al Sionismo”.

Per questo, Sajida sostiene di aver una missione, in quanto palestinese, ma anche da italiana: “Spazzare via l’ignoranza che regna sui nostri diritti e sulla pulizia etnica attuata da Israele a Gerusalemme. Pare non esserci più posto per i legittimi e originari abitanti palestinesi, cristiani e musulmani, ma il tentativo israeliano di stringere il cerchio intorno fallirà. Sono sicura che l’onda di libertà nella regione mediorientale, qualunque sia la tendenza politica che si affermerà, sarà un bene per la causa palestinese”.

Infine, i promotori di Shabaka hanno promesso incontri pubblici, iniziative, viaggi, testimonizianze e, soprattutto, solidarietà: attività che potranno essere seguite presto sul sito (in costruzione) www.shabaka.it

Ha concluso la conferenza stampa un buffet palestinese preparato dall’Associazione delle donne palestinesi in Italia.

 

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