Quds Press. Oggi, martedì, il tribunale militare israeliano di Beersheba ha condannato a 12 anni di prigione il direttore della World Vision Foundation di Gaza, l’attivista palestinese Muhammad al-Halabi.
Khalil al-Halabi, il padre del prigioniero Muhammad, ha definito “ingiusto” il verdetto, sottolineando che l’avvocato avrebbe presentato ricorso per la liberazione del figlio.
Al-Halabi ha dichiarato a Quds Press che “i giudici israeliani hanno informato l’avvocato dell’ipotesi del loro errore in questo caso”, osservando che “nonostante la loro ammissione dell’errore, hanno insistito sull’ingiustizia contro mio figlio”.
Al-Halabi, 45 anni, è considerato l’imputato del più grande processo nella storia dello stato ebraico, poiché ha partecipato a 172 udienze dal suo arresto, nel 2016, ed è attualmente rinchiuso nella prigione di Raymond.
La pubblica accusa israeliana aveva chiesto, durante la precedente sessione del 20 luglio, che al-Halabi fosse incarcerato per 16 anni, ma l’avvocato difensore, Maher Hanna, ha insistito per il suo rilascio immediato, nonostante la precedente decisione del tribunale lo condannasse per una serie di imputazioni che non ha mai confessato.
L’avvocato di al-Halabi ha confermato che il prigioniero “ha affrontato varie forme di tortura e gravi pressioni per confessare le imputazioni a suo carico e per accettare un accordo per porre fine al caso, ma ha rifiutato, e di conseguenza la sentenza è stata di condanna”.
L’avvocato difensore ha informato il padre del prigioniero che l’accusa israeliana ha offerto di nuovo a suo figlio di confessare una delle accuse a suo carico, in cambio del suo rilascio immediato.
Le forze di occupazione arrestarono al-Halabi il 15 giugno 2016, durante il suo ritorno da Gerusalemme, dove aveva partecipato a un incontro periodico con l’American World Vision Foundation, con la quale stava lavorando nell’ufficio di Gerusalemme.
Dopo il suo arresto, al-Halabi fu trasferito al centro per gli interrogatori di Ashkelon, dove l’interrogatorio durò 52 giorni, durante i quali fu sottoposto a torture fisiche e psicologiche e gli fu negato il diritto di parlare con il suo avvocato.
La tortura a cui fu sottoposto gli causò la perdita dell’udito al 50% e altri problemi di salute, secondo le organizzazioni per i diritti umani che si occupano degli affari dei prigionieri.
Le autorità di occupazione accusano il prigioniero al-Halabi, direttore dell’American World Vision Foundation nella Striscia di Gaza, che si occupa di attività umanitarie, “di aver sfruttato la sua posizione e le risorse finanziarie che arrivano all’istituzione, e di trasferire fondi a beneficio del Movimento di resistenza islamica Hamas”. Al-Halabi ha sempre respinto tale accusa.