Le armi nucleari degli Usa in Europa.

H. Kristensen, qualificato analista che da più di 20 anni studia il problema delle armi atomiche, ne tratta in un articolo di quasi 100 pagine, che Antonio Giua ha gentilmente riassunto dall’inglese per noi. Pace e bene, Gigi

Carissimi/e, si parla molto delle basi Usa in Europa.

LE  ARMI  NUCLEARI  DEGLI  STATI UNITI

IN EUROPA

Hans M. Kristensen

Natural Resources Defence Council

 Mettendo assieme prove ricavate da varie fonti, Il Natural Resources Defence Council  è arrivato alla conclusione che gli Stati Uniti ancora adesso tengono schierate in Europa 480 armi nucleari.

 

Ciò potrebbe costituire una sorpresa. Finora la maggior parte degli osservatori ritenevano che sul continente rimanesse al massimo la metà di quelle armi. Dai documenti provenienti da scritti militari, dai media, dalle organizzazioni non governative e da altre fonti e che hanno perso la qualifica di  “riservato” in base alla Legge sulla libertà di informazione, si vede che in otto basi aeree di sei paesi NATO vengono tenute 480 bombe, un arsenale formidabile che supera l’intera scorta nucleare cinese 

Le giustificazioni militari e politiche fornite dagli Stati Uniti e dalla NATO per la presenza di armi nucleari in Europa sono allo stesso tempo obsolete e vaghe. Le armi a lunga gittata presenti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna si sostituiscono al ruolo esclusivo che le armi avevano una volta  nell’Europa continentale, eppure sembra che i funzionari NATO non siano disposti o siano impossibilitati a rinunciarvi. Questo schieramento rende difficili gli sforzi per migliorare le relazioni con la Russia e mina gli sforzi globali – e quelli degli Stati Uniti e dell’Europa – per persuadere gli stati canaglia a non intraprendere la fabbricazione di armi nucleari. L’amministrazione Bush e l’Alleanza Atlantica dovrebbero trattare questa questione come aspetto della sicurezza nucleare globale e gli Stati Uniti dovrebbero ritirare tutte le proprie armi nucleari dall’Europa. 

La fine della guerra fredda e la modernizzazione dei piani di guerra nucleari annullano  la tradizionale giustificazione per queste armi. 

Originariamente gli Stati Uniti schierarono le armi nucleari in Europa per contrastare la minaccia di una invasione sovietica durante la guerra fredda. Questa minaccia è cessata da più di un decennio. Negli anni ’90 gli Stati Uniti modernizzarono il loro sistema di pianificazione della guerra nucleare, migliorando la capacità di mettere a punto ed eseguire rapidamente i piani di attacco nucleare concentrato. Le armi delle basi statunitensi possono coprire tutti i potenziali bersagli controllati dalle bombe che si trovano in Europa. Inoltre i funzionari NATO asseriscono pubblicamente di aver ridotto il numero e il ruolo delle armi nucleari in Europa. Malgrado tutto ciò  gli Stati Uniti richiedono ancora ai propri militari in Europa di mantenere dei piani di attacco nucleare concentrato. Il mantenimento di una politica nucleare da guerra fredda impedisce la transizione della NATO verso una alleanza di tipo moderno e drena le scarse risorse di cui l’alleanza ha urgente bisogno per realizzare le proprie missioni non nucleari nel mondo concreto. 

Il panorama politico e militare annulla la necessità delle armi nucleari. 

Le condizioni di sicurezza dell’Europa sono mutate considerevolmente da quando la NATO stabilì il livello di 480 bombe nel 1993, tanto che non vi è più necessità di armi nucleari americane in Europa. Quasi tutti i paesi che una volta erano potenziali bersagli delle armi sono ora membri della NATO. Malgrado la NATO nel 1996 avesse dichiarato di non avere “nessuna intenzione, ragione o piano” per stazionare armi nucleari nei nuovi stati membri, può darsi che la limitata gittata da combattimento degli aerei da attacco nucleare concentrato schierati in Europa richieda, per coprire efficacemente i bersagli in Russia,  qualche forma di distribuzione sul territorio che coinvolga  le basi aeree dell’est europeo. Peraltro la stessa NATO ha ridotto talmente i livelli di assetto pronto  degli aerei  che sarebbe probabilmente più vantaggioso trasferire le armi dagli Stati Uniti in caso di crisi piuttosto che aumentare il livello di  assetto pronto. 

La Nato sostiene che queste bombe non sono mirate contro alcun particolare paese. Un documento rilasciato dalla NATO nel giugno del 2004 sostiene che l’alleanza ha “terminato la prassi di avere per le proprie forze nucleari sub-strategiche  piani permanenti di contingenza nucleare  in tempo di pace e  bersagli ad essi connessi. Ne risulta che le forze nucleari della NATO non hanno più alcun paese come bersaglio”. Questa dichiarazione è probabilmente una esagerazione e leggermente fuorviante. Anche se la NATO non tiene più aeroplani in stato di allerta alla estremità delle piste, come fece per la maggior parte  del tempo durante la guerra fredda, essa mantiene ancora dei piani dettagliati di attacco nucleare concentrato in vista di potenziali azioni contro specifici bersagli in specifici paesi. Per giustificare ulteriormente la presenza di queste armi, i funzionari NATO sostengono che esse sono un deterrente nei confronti della guerra, teoria smentita dallo scoppio del conflitto armato in Bosnia e Jugoslavia. 

Non potendo accampare alcun importante ruolo militare in Europa, gli strateghi nucleari hanno cominciato a cercare fuori dell’Europa delle giustificazioni politiche per le armi nucleari. Negli anni ’90, funzionari degli  Stati Uniti e della NATO strombazzarono ciò che dipinsero come una riduzione senza precedenti del ruolo delle armi nucleari. Peraltro contemporaneamente il Comando Europeo (EUCOM) e il Comando Strategico degli Stati Uniti  preparavano il terreno per un uso potenziale delle bombe nucleari della NATO al di fuori dell’area di responsabilità dell’EUCOM. I parlamenti dei paesi europei potrebbero non essersi accorti di questo mutamento e taluni di essi potrebbero decidere di non sostenerlo. 

Le armi nucleari statunitensi in Europa minano gli sforzi per ridurre la minaccia nucleare globale 

Non solo le ragioni degli Stati Uniti e dei governi europei a favore dello schieramento avanzato delle armi nucleari statunitensi in Europa sono deboli, ma la presenza di queste armi in Europa potrebbe influenzare i delicati rapporti con altre potenze nucleari. Lo stazionamento in Europa di armi nucleari statunitensi mina gli sforzi per migliorare le relazioni con la Russia e fornisce ai militari russi un pretesto per mantenere le proprie armi militari non strategiche. 

Egualmente preoccupante è il fatto che la NATO abbia contrassegnato  quasi un terzo  delle armi schierate in avanti in Europa  per essere usato dalle forze aeree di paesi NATO non nucleari, una violazione dell’obbiettivo principale del Trattato di non proliferazione. Taluni pretendono che non ci sia nessuna violazione del trattato in quanto le armi rimangono sotto custodia statunitense fino a che il Presidente degli Stati Uniti non ne autorizzi l’impiego per la guerra, nel qual tempo il trattato non sarebbe più operante. Peraltro tutti i preparativi per l’uso delle armi adesso hanno luogo in tempo di pace. Fornire a paesi non nucleari i mezzi per mettere in atto i preparativi per una guerra nucleare costituisce un doppio standard che cozza contro l’obbiettivo di non proliferazione nucleare degli Stati Uniti e dell’Europa volto a convincere paesi come l’Iran e la Corea del Nord a non realizzare armi nucleari. 

Cosa si dovrebbe fare riguardo alla armi nucleari statunitensi in Europa? 

Per porre termine alla strategia nucleare da guerra fredda in Europa, gli Stati Uniti dovrebbero ritirare immediatamente dall’Europa le restanti armi nucleari. Facendo ciò si completerebbe il ritiro iniziato nel 1991, si libererebbero delle risorse nell’aeronautica militare statunitense ed europea da destinare alle missioni non nucleari nella realtà attuale facendo sì che la NATO possa concentrarsi sulle priorità di sicurezza non nucleare che importano veramente. 

Inoltre la NATO dovrebbe cessare la pratica di assegnare missioni di attacco nucleare concentrato  a paesi membri non nucleari. Ciò implicherebbe la rimozione di tutte le apparecchiature meccaniche ed elettroniche dai velivoli delle nazioni ospitanti destinati alla consegna di armi nucleari e la denuclearizzazione delle strutture delle basi aeree nazionali adibite al magazzinaggio e alla manutenzione delle armi nucleari. L’adozione di queste misure porrà fine al doppio standard nucleare della NATO e rafforzerà la posizione degli Stati Uniti e dell’Europa nell’opera di persuasione degli altri paesi a non fabbricare armi nucleari.  

Infine, gli Stati Uniti e l’Europa dovrebbero sfruttare la leva politica derivante da queste iniziative affinché la Russia si impegni a ridurre drasticamente il proprio cospicuo inventario di armi nucleari non strategiche. Nel contempo la NATO dovrebbe usare la rimozione delle armi nucleari da Grecia, Italia e Turchia per rafforzare gli sforzi tesi alla creazione di una zona libera da armi nucleari nel Medio Oriente. Queste iniziative produrrebbero dei reali vantaggi per la sicurezza della NATO.

 

 

Il saggio in inglese di H. M. Kristensen può essere ripreso dal sito: www.nrdc.org/nuclear/euro/contents.asp

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