Le donne della WILPF d’Israele.

Da  Cahiers de la Reconciliation (rivista della branca francese del MIR) – dicembre 2009 – p.6 

Quando degli Israeliani si dichiarano favorevoli alla campagna di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele

BDS: l’appello delle donne

Le donne della WILPF d’Israele

(Women’s International league for peace and freedom – Lega internazionale delle donne per la pace e la libertà

Nel luglio scorso, non senza qualche difficoltà e profonde esitazioni, dopo un’intensa discussione le donne della WILPF d’Israele hanno preso la decisione, con una dichiarazione formale, di aderire all’appello al BDS contro Israele. Una presa di posizione significativa per l’insieme del movimento israeliano per la pace, di cui qui è riportato l’essenziale. 

      L’atto di boicottaggio, di disinvestimento e di sanzioni è un atto violento. Non vi si deve ricorrere se non quando ogni altro mezzo sia fallito e la situazione abbia bisogno di un’azione così radicale. Sostenerlo è in un certo senso un atto di tradimento – chiamiamo il mondo ad agire contro Israele. Ciò provocherà difficoltà economiche, tanto nel commercio quanto nel turismo, nonché un isolamento culturale e universitario. La gente perderà il lavoro; forse le nostre stesse famiglie ne pagheranno il prezzo. Non è, per noi, una decisione facile.

      La sinistra israeliana è poco numerosa e dall’anno scorso, dopo la nostra opposizione al massacro di Gaza e le ultime elezioni, stiamo entrando in una nuova fase di persecuzioni e accuse di tradimento. La nostra capacità di comunicare la nostra visione della giustizia e della libertà è, ultimamente, molto limitata. Noi ora siamo isolate, e subiamo attacchi dalle nostre famiglie e dagli amici più vicini. (…)

      Se il BDS parte ed ha successo, Israele è condannato a ritrovarsi in piena crisi economica ed universitaria. E’ il nostro obiettivo, per smuovere la situazione, ed è anche il nostro dilemma: i nostri figli e i nostri amici (e noi stesse) potrebbero ritrovarsi disoccupati e senza reddito. (…) In tale situazione tutta la collera e la frustrazione si volgerebbero verso di noi. (…) Noi rischiamo di essere considerate come fuori-legge, perché oggi c’è una proposta di legge contro tutte le persone le cui parole o atti mettano in questione l’idea di Israele come stato ebraico e democratico. (…) ma alla fine siamo arrivate, con sentimenti addolciti e cuore pesante, alla decisione di sostenere la campagna BDS.

      La sezione WILPF d’Israele sostiene e prende parte alla lotta non-violenta contro l’occupazione israeliana dei territori palestinesi, e contro le ripercussioni civili e sociali che l’accompagnano in seno alla società israeliana. I membri di WILPF Israele militano in seno ad altre organizzazioni e associazioni che operano per la fine dell’occupazione e per ottenere un cambiamento sociale, anche nella sfera universitaria.(…)

      In questi anni, ci siamo accorte che tutti i mezzi messi a nostra disposizione finora (il richiamo alla pressione internazionale nei confronti di Israele, le azioni di protesta condotte dalle organizzazioni, la partecipazione a manifestazioni. etc.) hanno mostrato i loro limiti e la loro efficacia. Questi mezzi hanno apportato cambiamenti troppo limitati e coinvolto troppo poche persone per essere adeguati. E noi, militanti per i diritti umani, ci troviamo di fronte una realtà che la nostra opposizione non è riuscita a smuovere.

      Parallelamente al nostro attivismo e a tutte le azioni di protesta che hanno luogo, non si smette di perseguire, dal 1948, una politica deliberata per opprimere i cittadini palestinesi che vivono in Israele. Nello stesso tempo, la situazione dei Palestinesi che risiedono nei territori occupati è peggiorata dal 1967. Davanti a questa situazione, molte di noi si trovano di fronte a un dilemma. Secondo questa lettura della situazione, l’azione che si impone per raggiungere i nostri scopi è l’appello al boicottaggio d’Israele. E’ un’azione che implica la violenza o l’assenza di disponibilità al dialogo. Come tale, contraddice la nostra scelta di un modo di agire non-violento per cambiare le politiche governative. Ma, il nostro scopo è di metter fine all’occupazione con una soluzione di reciproco consenso che sia giusta e durevole per gli Israeliani e i Palestinesi, sotto ogni aspetto.

      Tenuto conto del fatto che fino ad oggi i nostri appelli ad una pressione significativa sulla politica israeliana non hanno avuto risposta, e poiché, pur avendo utilizzato tutti i mezzi a nostra disposizione, le nostre azioni non hanno portato ad alcun cambiamento della politica israeliana, noi di conseguenza aderiamo all’appello al BDS contro Israele.

      Lo facciamo perfettamente consapevoli che rischiamo noi stesse di soffrire per aver fatto questo passo, e che i gruppi sociali più fragili rischiano di soffrirne gravemente. Malgrado tutto noi abbiamo deciso che la soluzione giusta è di sostenere l’appello al BDS contro Israele. (…)

      Chiediamo che tutte le partecipazioni ufficiali alla campagna BDS contro Israele siano di organizzazioni che hanno l’intenzione di combattere il razzismo in qualsiasi forma si presenti.(…)

Nell’amore e nella pace

Le donne della WILPF d’Israele

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