L’esercito egiziano costruisce una ‘zona cuscinetto’ lungo il confine con Gaza

Rafah- Quds News Network. L’esercito egiziano sta attualmente realizzando una zona cuscinetto di 3,5 km al confine tra Egitto e Gaza, in vista di un imminente esodo di massa dei palestinesi verso l’Egitto nel contesto della continua guerra israeliana nella Striscia di Gaza.

I lavori di costruzione, iniziati nei pressi del valico di Rafah all’inizio di febbraio, non sono stati ufficialmente spiegati dalle forze armate egiziane. La nuova zona, secondo quanto dichiarato dagli ufficiali di sicurezza egiziani, si estenderà per oltre 3 km verso sud, raggiungendo il valico di Karm Abu Salem verso Gaza. Le autorità egiziane sostengono che l’area costruita potrebbe ospitare oltre 100.000 persone e sarà circondata da mura in cemento.

Si ritiene che la costruzione sia una risposta alle preoccupazioni riguardanti una potenziale offensiva militare israeliana a Rafah, che potrebbe portare a un afflusso di rifugiati provenienti dalla città densamente popolata, dove inizialmente l’esercito israeliano aveva istruito i palestinesi del nord di Gaza a recarsi all’inizio della guerra.

C’è il timore che un imminente attacco terrestre israeliano a Rafah, che ha visto la sua popolazione quintuplicarsi negli ultimi mesi, possa sfociare in un massacro.

Le immagini satellitari confermano le scoperte.

Le immagini satellitari mostrano gru che posizionano parti del muro di cemento che circonderà la zona cuscinetto, con l’inizio della costruzione il 6 febbraio dopo l’arrivo degli escavatori il 3 febbraio. Ulteriori immagini satellitari suggeriscono un aumento significativo dell’attività di costruzione negli ultimi giorni.

Contemporaneamente, alcuni video diffusi dalla Fondazione Sinai per i Diritti Umani mostrano la costruzione del muro di confine, affermando che esso avrà un’altezza di 5 metri. Appaltatori locali avrebbero informato l’organizzazione che le forze armate egiziane stanno eseguendo l’incarico.

Esclusive riprese ottenute dalla Fondazione Sinai per i Diritti Umani il 16 febbraio rivelano la costruzione in corso di una zona cuscinetto di sicurezza circondata da mura che si estende su 19 chilometri quadrati nella città egiziana di Rafah, a est della penisola del Sinai. Le immagini ritraggono la preparazione del terreno per la realizzazione di un muro di cemento vicino alla recinzione di confine che separa Egitto e Israele.

Inoltre, immagini recenti circolanti sui social media confermano i rapporti precedenti della fondazione, successivamente confermati da media internazionali come la BBC e il Wall Street Journal, indicando l’inizio della costruzione di un’area isolata circondata da mura lungo il confine con Gaza. Lo scopo di questa zona sarebbe l’accoglienza dei rifugiati “in caso di uno sfollamento di massa dei residenti di Gaza”.

Sebbene le immagini satellitari confermino la costruzione in corso, il capo del Servizio Informazioni dello Stato egiziano ha smentito l’intera questione relativa all’iniziativa dell’Egitto di costruire un muro di isolamento al confine con Gaza. Ha chiarito che l’Egitto dispone di una zona cuscinetto e di muri in questa regione da molto tempo, anche prima dell’attuale assalto israeliano, come parte delle misure adottate da qualsiasi Paese per salvaguardare i propri confini e mantenere la sovranità sui propri territori.

Il governatore del Nord del Sinai Mohamed Abdel-Fadil Shousha ha dichiarato che “l’area logistica sta sorgendo sotto la supervisione delle forze armate e sarà dotata di aree di attesa per i camion, magazzini sicuri, uffici amministrativi e alloggi per i conducenti dotati di strutture abitative ed elettricità”.

Preoccupazioni per un esodo di massa dalla Striscia di Gaza.

Tutti gli occhi sono ora puntati su Rafah, situata lungo la nuova zona cuscinetto, dove oltre un milione di rifugiati palestinesi sfollati vive attualmente nelle tende. Nonostante le pressioni internazionali, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu continua a confermare che l’esercito israeliano finirà per attaccare l’area di Rafah, suscitando timori di un massiccio spostamento e di vittime civili.

L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati ha dichiarato che un movimento di massa di persone da Rafah verso il Sinai egiziano sarebbe una catastrofe per i palestinesi e per le prospettive di pace in Medio Oriente. “Sarebbe una catastrofe per i palestinesi… Una catastrofe per l’Egitto e una catastrofe per il futuro della pace”, ha dichiarato Filippo Grandi all’agenzia Reuters riguardo all’attesa invasione terrestre israeliana a Rafah.

Alla domanda se le autorità egiziane avessero contattato l’UNHCR riguardo a possibili piani di intervento, ha risposto: “Gli egiziani hanno detto che le persone dovrebbero essere assistite all’interno di Gaza e stiamo lavorando su questo”.

Israele ha dichiarato di voler prendere il controllo del Corridoio di Filadelfia, l’area fortificata al confine tra Gaza e l’Egitto, per garantirne la sicurezza. L’Egitto ha minacciato che ciò metterebbe a repentaglio il trattato di pace firmato tra i due paesi quattro decenni fa.

Il Cairo ha sottolineato che non vuole che i palestinesi vengano sfollati dalla loro terra da Israele, paragonando tale scenario alla Nakba del 1948, lo spostamento forzato di circa 750.000 palestinesi dalle loro case nella guerra che ha condotto alla creazione di Israele.

Condizioni umanitarie già disastrose.

I palestinesi sfollati a Rafah stanno soffrendo per la mancanza di rifugi, cibo, acqua e medicine, e le Nazioni Unite insieme ai gruppi per i diritti umani hanno avvertito che il disastro umanitario nella Striscia assediata sta peggiorando rapidamente.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato all’esercito di sviluppare un piano di evacuazione per oltre la metà dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia di Gaza, concentrandosi specificamente su Rafah. Tuttavia, non ha delineato passi dettagliati per l’evacuazione. Netanyahu ha suggerito la possibilità di trasferire i palestinesi nelle aree a nord di Rafah, precedentemente sgombrate dall’esercito israeliano attraverso invasioni terrestri e attacchi aerei.

Scetticismo internazionale.

Il capo degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, ha espresso scetticismo, affermando che credere nell’evacuazione dei residenti di Gaza in un luogo sicuro sarebbe una mera “illusione”. Ha anche messo in guardia dal costringere i palestinesi a entrare in Egitto, definendolo una “sorta di incubo egiziano”.

Gli Stati Uniti, insieme a diversi alleati chiave di Israele, si sono apertamente opposti a un assalto terrestre a Rafah, definendolo “catastrofico”. L’amministrazione del presidente Joe Biden ha chiarito la sua posizione, affermando: “Gli Stati Uniti non sostengono lo spostamento forzato dei palestinesi da Gaza”. Inoltre, non ci sono finanziamenti per i campi in Egitto per i palestinesi sfollati.

Gli scontri più feroci nella Striscia di Gaza si sono concentrati a Khan Yunis, nel sud della Striscia, dove l’esercito israeliano afferma che i suoi attacchi mirano ai battaglioni di Hamas. L’esercito israeliano, utilizzando bombardamenti, fuoco di cecchini e droni, ha assediato l’Ospedale Nasser, la struttura medica più grande della zona, che ha funto da rifugio per migliaia di palestinesi sfollati.

Traduzione per InfoPal di Rachele Manna