Libano, blitz israeliano nella Bekaa. Siniora: “Tregua violata, intervenga l’Onu”.

"Azione" e "blitz" sono i due termini usati da Repubblica per definire l’attacco aereo israeliano attraverso cui è stato violato del cessate il fuoco con il Libano. Pronta anche la giustificazione per mezzo di Ynet: disarmare Hezbollah…

Libano, blitz israeliano nella Bekaa
Siniora: "Tregua violata, intervenga l’Onu"

Il segretario delle NU ha riferito al premier Olmert le proteste di Beirut
Il sito Ynet: "Scopo della missione impedire il riarmo Hezbollah"

Soldati francesi in Libano

BEIRUT – Vacilla la tregua tra Israele e Libano dopo il blitz condotto da Tsahal, l’esercito di Gerusalemme, nella valle della Bekaa. E mentre Beirut minaccia di fermare il dispiegamento dei suoi militari nel sud se l’Onu non interviene, sono arrivati i primi caschi blu francesi e la nave San Marco carica di aiuti. Per quanto riguarda l’Italia, sembra profilarsi un ridimensionamento del nostro contingente militare. Sul fronte diplomatico la giornata è stata caratterizzata da un intenso scambio di telefonate fra il premier italiano Romano Prodi e il presidente francese Chirac, quindi il Cancelliere tedesco Merkel, il primo ministro turco Erdogan ed infine il segretario generale dell’Onu Kofi Annan.

Il blitz israeliano. Non era ancora l’alba, quando da due elicotteri di Tsahal sono sbarcati altrettanti automezzi blindati nei pressi del villaggio di Budai, una quindicina di chilomentri a ovest di Baalbek. Nelle ore precedenti, l’operazione di commando era stata preceduta da intensi sorvoli e raid simulati dei caccia israeliani sulla valle della Bekaa, ma gli uomini delle unità speciali sono stati intercettati dai guerriglieri di Hezbollah. L’operazione si è rivelata pesante per Israele. Un ufficiale è stato ucciso, altri due feriti, uno in modo grave. Stando alla stampa libanese negli scontri di Bodai sono stati uccisi tre miliziani Hezbollah. Non è chiaro al momento quale sia stato nel concreto il risultato del blitz. Un portavoce di Tsahal ha detto che l’operazione mirava soprattutto a "impedire il trasferimento di armi dalla Siria e dall’Iran all’Hezbollah" e che "gli obiettivi sono stati pienamente raggiunti". Ma secondo il sito di intelligence Debka, vicino al Mossad, il blitz puntava anche a risalire le tracce dei due soldati rapiti dai miliziani sciiti il 12 luglio scorso.

La protesta Libanese. Beirut ha reagito duramente. Il premier Fuad Siniora ha denunciato la "sfacciata violazione" della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza che, lunedì scorso, aveva fatto tacere le armi dopo oltre un mese di guerra. Incontrando a Beirut i due inviati dell’Onu, Siniora ha richiesto il pronunciamento del Consiglio di sicurezza. E nel pomeriggio, il ministro della difesa Elias Murr ha minacciato una sospensione del dispiegamento dell’esercito nel sud del Libano, dove i soldati schierati sarebbero ormai più di 5.000, se entro la serata non avrà ricevuto "risposte chiare" dall’Onu.

Kofi Annan. E un primo segnale è giunto dalle Nazioni Unite. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha trasmesso questa sera al premier israeliano, Ehud Olmert, le lamentele giunte dal governo del Libano. Lo riferisce il sito Ynet. "Olmert ha chiarito ad Annan che scopo della missione era di impedire il riarmo degli Hezbollah" si legge nel sito.

Arrivata la San Marco. Stamattina la nave San Marco, con 500 tonnellate di aiuti, ha raggiunto la rada di Beirut. Il materiale è destinato alle agenzie dell’Onu, alla Mezzaluna Rossa e alle Ong italiane che operano in zona. "Ogni cosa è stata concordata con le
autorità libanesi dal premier e dal ministro degli Esteri e successivamente verificata e selezionata – ha spiegato il capo del dipartimento della Protezione civile Guido Bertolaso – non si tratta di materiale ‘usa e gettà ma di prodotti che potranno alleviare le sofferenze della popolazione".

L’arrivo dei francesi. Questa mattina nel porto di Naqura è arrivato anche uno scaglione iniziale di soldati francesi, una cinquantina sui duecento previsti, prima avanguardia delle truppe internazionali che andranno a rafforzare i ‘caschi blu’ dell’Unifil, per dare vita al nuovo e ampliato contingente multinazionale d’interposizione. Una cifra di molto inferiore ai circa 3.000 soldati che ci si attendeva venissero schierati da Parigi per rafforzare l’Unifil.

La giornata di Prodi. Il premier italiano ha intensificato oggi il suo impegno diplomatico a livello europeo per rafforzare la partecipazione alla missione Unifil. Prodi ha sentito telefonicamente prima il presidente francese Chirac, quindi il Cancelliere tedesco Merkel, poi il primo ministro turco Erdogan, ed infine il saegretario generale dell’Onu Kofi Annan. In particolare da Berlino il professore ha ricevuto un primo impegno: saranno i tedeschi a prendersi cura del pattugliamento delle coste libanesi. Prodi, quindi, ha sollecitato la Turchia ad assicurare una "significativa partecipazione" alla missione Unifil. Infine con Annan il Professore ha concordato un’azione concertata per sollecitare ulteriori contributi di altri paesi. "L’Unione europea – ha detto il Professore – deve procedere unita".

Novità sul contingente italiano. Roma potrebbe schierare in Libano un contingente più snello, ridimensionato rispetto a quello che i vertici militari avevano messo a punto fino a pochi giorni fa. Finora si era parlato di 5 navi, compresa la portaerei Garibaldi, con a bordo circa 3.500 militari. Ora, stando alle ultime indiscrezioni, si penserebbe ad un gruppo navale dalle dimensioni più contenute, con 2.000-2.500 persone a bordo: il primo contingente di terra sarebbe di circa 700 uomini e quello finale, a regime, di 2.000-2.200.

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