Lobby israeliana, controllo dell’informazione e genocidio a Gaza: intervista a Diego Siragusa

InfoPal ha intervistato lo scrittore Diego Siragusa sulle tematiche della comunicazione ai tempi del genocidio israeliano a Gaza e sul ruolo del sionismo nel controllo e manipolazione dell’informazione in Occidente.

Diego Siragusa, ci spieghi cosa è l’Hasbarà israeliana e come funziona?

C’è un versetto del Talmud, testo sacro per gli ebrei, che recita: “Ad un giudeo è permesso stuprare, truffare, e spergiurare; ma deve curarsi di non farsi scoprire, così che Israele possa non soffrire”.(Schulchan Aruch, Johre Deah). Gli ebrei preferiscono citare le frasi più nobili del Talmud ma nascondono quelle più infami ed esecrabili. Il Talmud è insegnato nelle scuole e ogni ebreo ne ha una copia personale. Nel Talmud possiamo leggere frasi ancora più criminali, questa, però, è sufficiente. L’hasbarà è la gestione delle pubbliche relazioni e della propaganda.

Fin dall’inizio della colonizzazione della Palestina, essi sanno che, per realizzare il loro progetto di uno stato suprematista ebraico, dovranno combattere e mentire per nascondere le loro vere intenzioni. Tutto ciò che riguarda l’ebreo deve essere circonfuso di gloria e moralità. Ogni critica o attacco deve essere respinta per non intaccare la verginità e la santità degli ebrei e della loro creatura: lo stato di Israele. Questo apparato di propaganda è organizzato in Israele e in tutte le comunità ebraiche che agiscono come agenzie di una centrale unica. Può essere paragonato a una Azienda Multinazionale con le sue succursali periferiche. I sionisti si comportano con una disciplina fanatica rispettando tutte le direttive. Solo singoli ebrei, piccoli gruppi di militanti dissentono consapevoli che saranno attaccati ed emarginati, come i rabbini antisionisti o i riservisti di “Breaking the silence”. Quest’opera poderosa e fondamentale necessita del controllo del sistema dell’informazione che è infiltrato, corrotto, finanziato e comprato dagli ebrei sionisti. Tutti i grandi giornali, le reti televisive, agenzie di stampa, riviste e periodici, persino le grandi case di produzione cinematografiche sono controllate e possedute dagli ebrei sionisti. Allo stesso modo tutti i partiti politici sono attraversati da ebrei presenti per indirizzare le scelte sempre a favore di Israele e del suo grande protettore: gli USA. Poiché diventa sempre più difficile controllare la contro-informazione che sui canali social appare estesa ed efficace, allora i sionisti hanno sottoscritto un accordo con Facebook che disciplina la censura a favore di Israele col pretesto dell’ “antisemitismo”, definito dalla ex ministra laburista israeliana, Shulamit Aloni, come “un trucco che adoperiamo tutte le volte che Israele è attaccato”.

Vi sono governi in Occidente che hanno fatto leggi o le hanno in programma per punire, anche col carcere, le critiche a Israele, compreso lo sventolio delle bandiere palestinesi. Tutta la versione dei fatti, avvenuti il 7 ottobre 2023 a Gaza, è una mostruosa falsificazione per giustificare il genocidio dei palestinesi e la loro deportazione. Il sistema dell’informazione corrotto dell’Occidente ha dato risonanza a questa grande menzogna con la complicità dei relativi governi. Ancora oggi, nonostante la scoperta di molte verità, il presidente italiano continua, in modo consapevole a diffondere le menzogne della propaganda israeliana.

Cos’è la Israeli Lobby, come agisce e su chi?

I gruppi di pressione sionisti oggi sono potenti organizzazioni che gestiscono rilevanti quantità di denaro che consente loro un potere di condizionamento in ogni attività pubblica e privata dell’Occidente. Agli inizi del sionismo il loro potere non era così pervasivo come oggi. I sionisti, non avendo uno stato, si limitavano a offrire ai loro interlocutori favori finanziari in cambio di privilegi. Nelle attività preparatorie per la spartizione della Palestina all’ONU, i gruppi di pressione ebraici si mobilitarono per assicurarsi il sostegno del maggior numero di stati in vista del voto dell’Assemblea Generale sulla Risoluzione n. 181 che spartì la Palestina nel 1947. Da allora, fino alla Guerra dei Sei Giorni (1967), i rapporti tra USA e israeliani furono piuttosto tiepidi. La crescita delle lobby ricevette un notevole impulso durante il periodo in cui Abba Eban fu ambasciatore all’ONU, dal 1950 al 1959 Egli si prodigò durante nove anni a radunare i gruppi più influenti di ebrei tramite associazioni capaci di mobilitare e organizzare attività di sostegno e simpatia verso Israele. L’AIPAC (American Israel Public Affairs Comittee), infatti, la lobby più potente con circa tre milioni di iscritti, fu fondata nel 1953. Lo scopo è orientare la politica statunitense “a priori” a favore dello stato di Israele. Presidenti come Eisenhower e Kennedy ebbero rapporti difficili con la lobby ebraica, soprattutto Kennedy che non tollerava il condizionamento ormai capillare della vita pubblica da parte dei sionisti. Famoso fu il suo scontro con i capi di Israele che negavano il progetto di dotarsi della bomba atomica impedendo le ispezioni nel sito di Beersheba, nel deserto del Negev. Secondo alcuni studiosi la morte di Kennedy è da collegare a questa vicenda. Risulta, infatti, inquietante che l’assassinio di Lee Oswald, il primo indiziato dell’omicidio, sia stato eseguito da un ebreo, Jack Rubinstein, sulla cui sorte non si seppe più nulla. Una cosa è certa: gli ebrei sionisti controllano settori importanti della finanza e dell’economia americana. Giornali e TV sono sotto il loro dominio, comprese le case di produzione cinematografiche; i politici ebrei sono presenti a tutti i livelli dell’Amministrazione divisi tra Democratici e Repubblicani. In vista delle elezioni presidenziali, i candidati hanno bisogno di molti soldi per la propaganda: i miliardari ebrei e le loro lobby sostengono i candidati di entrambi i partiti in modo da avere in pugno chiunque risulti vincitore. In questo contesto tutte le critiche a Israele sono bollate con il marchio di ANTISEMITISMO, uno strumento violento e criminale per ricattare l’opinione pubblica o le singole persone accusandole di predisporre il clima che preparò l’Olocausto.

La situazione dell’informazione sulla Palestina in Occidente: manipolazioni, menzogne, falsi, censure, fango e incitamento all’odio contro i “dissidenti”… Come siamo arrivati a questo?

Il controllo capillare dell’informazione è strategico per i sionisti. Possedere i mezzi di comunicazione e infiltrarvi i loro agenti è decisivo. Restiamo in Italia: La Stampa, già quando c’era Arrigo Levi, è sempre stata sionista e tale è rimasta sotto la direzione di Molinari e Giannini: La Repubblica è di proprietà dell’ebreo sionista Carlo De Benedetti e ora è diretta da Molinari; La7 è controllata da due sionisti: Mentana e Parenzo; RAI Storia è controllata dall’ebreo sionista Paolo Mieli; due personaggi della RAI, Augias e Mimun sono ebrei. In politica c’è Piero Fassino, ebreo sionista e giustificazionista dei crimini israeliani (PD), prima c’era anche l’ebreo sionista Emanuele Fiano del PD ma non è stato più rieletto. Persino nel Manifesto c’è un ebreo sionista di cui non posso fare il nome. Gli scrittori Erri De Luca e Saviano completano il quadro. Tutti questi personaggi controllano l’informazione e la politica. Nel mio ultimo libro, “Dialogo impossibile con un Rabbino. Israele e la tragedia dell’arroganza”, ho documentato come la lobby ebraica britannica ha distrutto la carriera politica del segretario del Partito Laburista Britannico Jeremy Corbin. Nell’eventualità che Corbin potesse vincere le elezioni e diventare Primo Ministro, sarebbe cambiata la politica britannica in Medioriente a favore degli arabi e dei palestinesi. Per i sionisti era pericoloso e bisognava eliminarlo. La Germania, per riparare la colpa del genocidio contro gli ebrei, pratica la censura e la minaccia di sanzioni penali e amministrative contro tutte le organizzazioni antisioniste e filopalestinesi.

Pochi giorni fa, il 14 aprile, il Congresso di Berlino sulla Palestina è stato impedito con lo schieramento di 2500 poliziotti, i partecipanti schedati e all’ex ministro greco dell’economia, Yanis Varoufakis, è stato impedito l’ingresso nel territorio tedesco e l’interdizione a comunicare anche solo da remoto. In Occidente ormai non c’è più la libertà di parola. In Francia accade lo stesso. La promessa di danaro e il sostegno elettorale sono altri mezzi efficacissimi per inginocchiarsi ai piedi delle comunità ebraiche. Negli Stati Uniti il candidato presidenziale che si mette contro i sionisti ha già perso le elezioni. Cito il caso della campagna elettorale tra Trump e Hillary Clinton: il primo era sostenuto dal miliardario ebreo Sheldon Adelson e l’altra dal miliardario ebreo Heim Saban. Chiunque avesse vinto, Israele e i sionisti potevano cantare vittoria comunque.

Le tecniche di manipolazione dell’informazione sono le solite: omissione, svalutazione, alterazione, falsificazione.

Esaminiamo la versione sui fatti del 7 ottobre 2023 e l’attacco di Hamas. La notizia della decapitazione dei 40 bambini israeliani era falsa, così pure gli stupri di Hamas. Nessuno, nei media mainstream, ha parlato della “Direttiva Annibale” che impone ai soldati israeliani di uccidere anche la propria gente se sono prigionieri del nemico. Tutta l’azione criminale degli israeliani è stata sottovalutata e giustificata, alterato e amplificato il sequestro di israeliani che per Hamas significava negoziare la liberazione di prigionieri palestinesi sequestrati da Israele. Una funzione di censura notevole è svolta da Facebook su tutte le notizie sgradevoli per Israele con i pretesti più assurdi. Io sono vittima, assieme a migliaia di utenti, di questa infamia. Per questa ragione ho scritto il libro “La censura di Facebook agli ordini dei sionisti”.

Come si deforma una notizia, sempre in relazione alla Palestina, e perché?

Ricordo un’immagine ignobile della RAI. L’11 settembre 2001, subito dopo il crollo delle Torri Gemelle, un canale Tv nazionale, riferì le reazioni nei paesi arabi e mostrò un gruppo di palestinesi che ballava e cantava. Lo spettatore pensa subito che i palestinesi esultino per la morte di circa 3000 americani. Il trucco fu presto svelato: si trattava di immagini riferite ad altri eventi registrate anni prima. Intanto, però, il danno era stato fatto. Come la storia dei 40 bambini decapitati da Hamas. Nel sistema occidentale dell’informazione la parola d’ordine è sempre la stessa: mostrificare l’avversario, disumanizzarlo e arruolare la massa credulona nel progetto criminale elaborato a Washington, Tel Aviv o Londra. C’è un episodio citato da Gideon Levy avvenuto durante l’Operazione Piombo Fuso, il bombardamento israeliano su Gaza tra dicembre 2008 e gennaio 2009: un cane – un cane israeliano – fu ucciso da un razzo Qassam lanciato dalla resistenza palestinese e finì sulla prima pagina del giornale più popolare in Israele. Lo stesso giorno, decine di palestinesi furono uccisi, erano a pagina 16, in due righe.

Giornalisti comprati…

Sì, come il titolo del libro di Udo Ulfkotte che ho tradotto per i lettori italiani. Tuttora, nessuno dei grandi giornali o i canali tele visivi di regime hanno voluto recensirlo. Devo ringraziare le reti TV indipendenti come Byoblu che si sono interessate subito al libro e lo hanno pubblicizzato. Ulfkotte ha detto una parola risolutiva sul ruolo corrotto del sistema di informazione occidentale e la sua morte misteriosa autorizza le ipotesi più inquietanti.

I media egemonici italiani e occidentali in genere seguono tutti le stesse direttive editoriali: Israele è la vittima, anche se ha ucciso finora oltre 34.000 gazawi, e i palestinesi sono i terroristi, i carnefici. Qual è la tua analisi?

Quello che The Intercept ha divulgato ci fornisce la risposta a questa domanda che vale per tutto l’Occidente, non solo per gli Stati Uniti. Una direttiva trapelata di NYT Gaza dice ai giornalisti di evitare parole come “genocidio”, “pulizia etnica” e “territorio occupato”. Il New York Times ha istruito i giornalisti che coprono la guerra di Israele sulla Striscia di Gaza per limitare l’uso dei termini “genocidio” e “pulizia etnica” e di “evitare” la frase “territorio occupato” quando si descrive la terra palestinese, secondo un promemoria interno ottenuto da The Intercept.

Israele è la vittima e i palestinesi i carnefici? E’ la narrazione a cui i sionisti restano fedeli perché finora ha funzionato. Perché? La ragione risiede nel razzismo occidentale, nel dualismo NOI – LORO. Gli israeliani somigliano a noi, gli arabi no. Gli stili di vita e lo sviluppo tecnologico, così indistinguibili da quelli occidentali, contribuiscono alla formazione di pregiudizi e luoghi comuni apertamente razzisti. Israele è la società più razzista che esista sul pianeta. Anche tra gli ebrei alligna il razzismo: i proletari sefarditi chiamano gli aristocratici askenaziti “askenazisti”. Per non parlare dei falascià, ebrei etiopi scuri di pelle emarginati dalla vita pubblica.

Il ruolo dei social e dei media indipendenti ha sbaragliato i falsi dei media mainstream e la propaganda sionista. Ce ne vuoi parlare?

Vedo con piacere che, nonostante la censura, le reti social e i giornalisti indipendenti hanno guadagnato uno spazio sempre più esteso nell’informazione. Come persona impegnata nell’informazione indipendente e di contrasto al regime liberista imperante, osservo che cresce la consapevolezza che esistono élites che soggiogano le masse per i loro criminali interessi e che si avvalgono di mezzi di persuasione sofisticati e pericolosi. Tutta la vicenda dei vaccini ha contribuito a illuminare molte coscienze aduse a vivere nella bambagia della confortevole menzogna. L’isteria con cui gli israeliani e le comunità sioniste sparse per il mondo reagiscono a verità inarrestabili, è il segno che la narrazione non convince più. Abbinare la parola “ebreo” con l’immagine di Anna Frank non funziona più e rivela tutta la sua cinica strumentalità. Sono rimasto negativamente sorpreso da una intervista di un nostro compagno di strada, il grande storico israeliano Shlomo Sand, quando, in una intervista, ha detto che “a Gaza non è in corso un genocidio”. Sand, con il suo libro “Come ho smesso di essere ebreo”, ci aveva dato una buona notizia ma, forse è vero che, gratta gratta, sotto l’ebreo c’è sempre il fariseo.

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