M.O., Solana scrive ad Aki: ''Vedo un orizzonte politico per risolvere la crisi'.

 
”Abbiamo una vera opportunità”

M.O., Solana scrive ad Aki: ”Vedo un orizzonte politico per risolvere la crisi”

L’Alto rappresentante per la Politica estera europea in un articolo sulla questione mediorientale: ”Le soluzioni possono essere trovate solo dall’interno, non possono essere imposte dall’esterno”

Bruxelles, 11 giu. (Aki) – L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea, Javier Solana, ha scritto per AKI – ADNKRONOS INTERNATIONAL un articolo sulla crisi mediorientale e sulle possibili risposte politiche al perdurare del conflitto. Pubblichiamo di seguito le riflessioni di Solana. ”Sono profondamente preoccupato per i recenti sviluppi in Medio Oriente. La situazione lì è estremamente seria, come ho potuto constatare personalmente durante la mia visita nella regione due settimane fa. Tuttavia, non dobbiamo lasciare che gli eventi sul campo ci facciano perdere l’autocontrollo. E’ più importante che mai mantenere la concentrazione sulle soluzioni disponibili e incrementare gli sforzi verso una risoluzione. Infatti, io credo che in questo momento, e per la prima volta dopo molto tempo, abbiamo una vera opportunità”.

”Sono impegnato nel processo di pace in Medio Oriente da molti anni. Nel 1991 ero alla Conferenza di Pace di Madrid e nel 2000 all’ultima Conferenza di Camp David. Questa è la prima volta da Camp David che ci troviamo così vicini alla creazione di un nuovo orizzonte politico. Le ragioni sono tre: una è l’iniziativa della Lega Araba, che all’epoca di Camp David non avevamo. In secondo luogo, sono passati 40 anni dalla guerra dei Sei Giorni e penso che tutti siano esausti, psicologicamente, fisicamente e politicamente. Penso che dobbiamo attingere una nuova energia psicologia e politica da questa spossatezza, allo scopo di muovere dei passi avanti. In terzo luogo abbiamo un meccanismo, il Quartetto Internazionale, che comprende le Nazioni Unite, l’Unione Europea, gli Stati Uniti e la Federazione Russa. Alla fine di questo mese il Quartetto incontrerà per la prima volta gli israeliani e i palestinesi, come è stato deciso al meeting del Quartetto che si è svolto la settimana scorsa a Berlino. Al meeting del Quartetto della settimana scorsa ho discusso tutte queste problematiche, oltre all’analisi della situazione che ho prodotto come esito del mio tour nella regione, insieme al Segretario di Stato Usa Rice, il Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon, il ministro russo degli Esteri Lavrov e i miei colleghi europei, il Commissario Ferrero-Waldner e il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier. Questo meeting del Quartetto è stato l’apice di un mese di incontri produttivi, iniziati il 4 maggio a Sharm El Sheykh, seguiti dall’incontro con la Lega Araba a Bruxelles il 14 maggio”.

”Abbiamo discusso l’iniziativa di pace araba, che è un importante contributo alla nostra ricerca di una risoluzione finale del conflitto arabo-israeliano. Per molti versi, essa integra gli sforzi del Quartetto. Questa iniziativia offre un orizzonte politico regionale per Israele, promettendo pace in cambio di terra. La soluzione dovrà essere la fine dell’occupazione iniziata nel 1967. Il 1967 è il punto di riferimento per i confini futuri tra Israele e Palestina, tenendo conto del fatto che la loro definizione esatta sarà oggetto di negoziati tra le parti”.

”Le violenze tra Fatah e Hamas nei Territori Palestinesi non servono agli interessi dei palestinesi. Quando ho incontrato il presidente Abbas (Abu Mazen, ndr) a Gaza, due settimane fa, gli ho offerto il mio pieno appoggio ai suoi sforzi per raggiungere un cessate il fuoco. Gli sforzi egiziani continuano a essere molto utili. Non bisogna risparmiare alcuno sforzo teso a diminuire la tensione tra le fazioni palestinesi. C’è bisogno di unità nazionale e di un governo impegnato nella non-violenza, che accetti gli accordi precedenti e voglia riconoscere Israele. L’Ue è pronta a lavorare con questo governo. L’Ue ha appena prolungato il Temporary International Mechanism di altri tre mesi, il che significa che continuerà a pagare contributi sociali ai più poveri, ma anche per il carburante, a Gaza. Se non ci fosse l’Ue, chi pagherebbe l’elettricità a Gaza? Bisognerebbe ricordare che l’Ue non ha mai boicottato il popolo palestinese. Infatti, l’anno scorso abbiamo incrementato la nostra assistenza e abbiamo donato più di quanto avevamo mai fatto prima, per un totale nel 2006 di oltre 600 milioni di euro. Recentemente abbiamo anche deciso di continuare la nostra presenza al varco di frontiera di Rafah. Ci è stato chiesto di restare e continueremo ad assumerci questa responsabilità. Mi aspetto che tutte le parti si impegnino ad assicurare continuità all’operatività del valico di Rafah”.

Per quel che riguarda il conflitto israelo-palestinese, entrambe le parti devono contribuire a tranquillizzare la situazione. Da un lato, i palestinesi devono porre fine al lancio di missili Qassam. Questa violenza non porta a nulla. Il giornalista britannico Alan Johnston e il soldato israeliano Gilead Shalit devono essere rilasciati. Abbiamo insistito su ciò sin dall’inizio. Dal canto loro, anche gli israeliani devono mostrare buona volontà. Devono evitare l’escalation militare e il rapimento di Shalit non giustifica né rende accettabile l’arresto di membri eletti del governo e del Parlamento palestinesi”.

”Quando ero in Libano, due settimane fa, ho incontrato il primo ministro Siniora, il portavoce del Parlamento libanese Nabih Berri e il leader della maggioranza parlamentare Saad Hariri. L’impasse cui stanno facendo fronte le istituzioni libanesi non può continuare. E’ cruciale che tutte le parti lavorino nell’interesse del popolo libanese e trovino il modo di fare ritorno a una cultura del dialogo, dell’unità e della diplomazia. Inoltre, gli scontri ininterrotti a Nahr al-Barid e ora anche in altri campi palestinesi sono motivo di grande preoccupazione. Dovremmo anche chiarire il fatto che non si tratta di una lotta tra il popolo palestinese e quello libanese. Alla luce di tutto ciò, siamo determinati a continuare a sostenere il primo ministro Siniora. Diamo il benvenuto alla creazione del Tribunale Internazionale, come dovrebbero fare tutti coloro che sono impegnati per la giustizia e per lo Stato di diritto. Forse, ora che questa controversia può essere lasciata alle spalle, gli attori politici possono andare oltre e trattare altre questioni pressanti, che necessitano la loro immediata attenzione e il loro accordo”.

La violenza deve finire in tutti i campi. Sia in Palestina che in Israele e in Libano, la violenza non è la risposta al conflitto. Dobbiamo passare dalla gestione della crisi alla risoluzione del conflitto. Spero che potremo creare le condizioni per un orizzonte di pace. Inoltre, mentre restiamo pronti a fornire tutto il nostro aiuto, riconosciamo che le soluzioni possono essere trovate solo dall’intern
o, non possono essere imposte dall’esterno
. E’ questa l’unica via percorribile e nonostante sia facile cadere nel pessimismo, preferisco il cammino alternativo: quello dell’ottimismo, dell’impegno e della dedizione alla pace. Cogliamo l’opportunità che ci si presenta. Non dobbiamo vacillare. Sappiamo di non poter trovare una soluzione a tutti i problemi in poche settimane o mesi. Ma, mentre celebriamo il 40esimo anniversario della guerra dei Sei Giorni, dobbiamo convincerci del fatto che ora le condizioni per cambiare l’orizzonte politico e far progredire il processo di pace esistono. Non dobbiamo lasciarci sfuggire questa occasione”.

(Javier Solana/Aki)

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