Maltrattamenti israeliani contro giornalisti: una petizione.

Riceviamo e pubblichiamo la seguente petizione:

http://mediausa.net/wrmea/petition/ 

 

Noi firmatari della petizione condanniamo lo spaventoso trattamento che Israele ha riservato al giornalista Mohammed Omer, corrispondente da Gaza del Washington Report on Middle East Affaire e autore sullo stesso della rubrica “Gaza on the Ground”. Il ventiquattrenne giornalista palestinese è stato brutalmente assalito dagli ufficiali dei gruppi di sicurezza israeliani Shin Bet  mentre, ritornando a casa sua a Gaza il 26 giugno, attraversava il confine al ponte Allenby. Gli era appena stato conferito il premio giornalistico “Martha Gellhorn” per l’anno 2008 che aveva condiviso con il giornalista indipendente americano Dahr Jamail. Nel documento di assegnazione del premio si legge: “Ogni giorno Mohammed Omer scrive da una zona di guerra all’interno della quale è anche un prigioniero. La sua terra, Gaza, è circondata, costretta alla fame, aggredita, dimenticata. Omer è un testimone profondamente umano di una delle più grandi ingiustizie dei nostri tempi. E’ la voce di chi non può parlare.” (vedi l’articolo di John Pilger del 2 luglio sul Guradian “From Triumph to Torture”)

Nel suo articolo Pilger sottolinea come questo non sia un episodio isolato, ma un tassello parte di un disegno più ampio e terribile. Israele concede piena libertà ai militari di confine e agli agenti del Shin Bet di molestare regolarmente i palestinesi (compresi palestinesi americani, operatori umanitari e accademici americani) in viaggio verso i territori occupati o in ritorno dagli stessi. Israele aggredisce, interroga, perquisisce e umilia persone in transito di ogni età – uomini e donne scelti casualmente – e molto spesso impedisce loro di oltrepassare i confini sotto il controllo israeliano e di raggiungere le loro abitazioni nella striscia di Gaza e nella West Bank. Di queste persone non possiamo ascoltare la voce.

Israele semplicemente non vuole che la voce dei palestinesi venga ascoltata all’estero. Ai palestinesi viene impedito di accettare inviti a parlare in Europa e in Nord America. Agli studenti in possesso di borse di studio per università estere viene impedito di partire. E a quei palestinesi che sono riusciti ad andare a lavorare o studiare all’estero Israele impedisce ora di tornare in patria, anche solo per una breve visita. (Recentemente Israele ha ritirato a Zeina Ashrawi Hutchkinson i suoi documenti di viaggio e non le rinnoverà la sua Jerusalem ID card impedendole così di tornare a casa a visitare suo padre e sua madre, dr. Hanan Ashrawi).

Noi firmatari della petizione chiediamo con urgenza al governo israeliano di fermare i suoi continui soprusi volti a censurare i resoconti internazionali provenienti dai territori occupati. Il governo israeliano preferisce, infatti, che gli articoli arrivino da Tel Aviv o Gerusalemme dove sono soggetti a censura certa e consente a pochissimi, per non dire a nessuno, giornalisti internazionali di scrivere dalla West Bank e da Gaza.

Israele censura, perseguita e addirittura uccide i giornalisti palestinesi che tentano di raccontare le condizioni di vita nei territori occupati.

Chiediamo al governo israeliano di proteggere i giornalisti che cercando di lavorare nei territori occupati. Dal 2001 a Gaza e nella West Bank sono stati uccisi almeno otto giornalisti, sette dei quali durante degli attacchi da parte delle forze di difesa israeliane. 

Chiediamo al governo israeliano di porre fine alla persecuzione nei confronti di viaggiatori e giornalisti. Ogni volta che Israele colpisce un giornalista distrugge una pietra portante della democrazia, la libertà di espressione e di stampa. Gli esseri umani, anche quelli che per decine d’anni sono stati controllati da una forza di occupazione, hanno il diritto di lasciare e tornare alle loro case senza pericoli e senza interferenze e il diritto alla libertà di espressione.

 

firma la petizione

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