Nella Striscia di Gaza, il neonato al-Hindi, una nuova vittima del freddo

240190908Khan Younes – PIC. All’alba, il Palestinese al-Hindi, cittadino di Khan Younes, è stato svegliato dalle grida disperate della moglie. La povera donna gridava con tutte le proprie forze dopo aver visto il suo neonato inerte e con una pelle non più rosacea ma tendente al grigio.

Il giovane padre al-Hindi non aveva mai immaginato che il freddo avrebbe potuto portare via il suo bambino.

Il padre ha chiesto in prestito un po’ di denaro al vicino per prendere un taxi e condurre il proprio bambino al reparto pediatrico del centro medico Nasser, a Khan Younes. Il medico internista non ha potuto fare altro che informarlo della morte del figlio; uno shock immenso per il giovane padre, la giovane madre e per tutta la famiglia.

Il freddo e la povertà

La famiglia vive in una piccola casa molto semplice, umile e povera. La casa è situata in un vicolo, nella parte occidentale del campo di Khan Younes, dietro il ministero degli Affari sociali. La casa è quasi vuota. In questa abitazione, il giovane padre ha accolto gli abitanti del quartiere che sono passati per esprimere le loro condoglianze.

Al-Hindi non può nascondere lo shock nel vedere il proprio figlio morto a causa del freddo: «Cerchiamo di sopravvivere in una camera freddissima e non abbiamo abbastanza coperte», ha dichiarato al giornalista di PIC. « Faceva molto freddo nella nostra zona. Abitiamo vicino al mare. Sono stato sorpreso dalle grida di mia moglie che si era svegliata per allattare il nostro bambino».

Ma il figlio era blu e gelato. Non appena giunti in ospedale, hanno appreso che la morte del piccolo è stata causata del grande freddo che ha invaso la città.
Il medico ha informato il padre che il freddo ha bloccato la circolazione del sangue del corpicino del figlio. Il bambino era sano e non soffriva di nessuna malattia, racconta il padre.

Un futuro incerto

Adesso Al-Hindi ha il timore di perdere l’altra bambina, la sua unica figlia che ha già dei problemi cardiaci.

Il corrispondente di PIC evidenzia che in tale area, molte famiglie abitano in “case” costruite con pannelli di zinco e degli strofinacci come soffitto: tali costruzioni non possono proteggere né dal freddo né dal calore, né dalla pioggia, né dal vento. La loro sofferenza si moltiplica quando il freddo invade la regione.

La macchina fotografica di PIC hanno percorso questo quartiere dove vivono 9000 famiglie e dove i soffitti sono sommersi dall’acqua piovana o dall’umidità, evidenziano scene di povertà e miseria che lasciano le malattie penetrare facilmente nei corpi già deboli.

Traduzione di Giulia Cazzola