Netanyahu: ‘L’accordo di scambio, una decisione difficile e costatami cara’

An-Nasira (Nazareth) – InfoPal. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito l'accordo per lo scambio di prigionieri raggiunto con Hamas una “decisione difficile” e costatagli “cara”.

Nel corso della riunione d'emergenza nella quale il gabinetto israeliano ha ascoltato e votato la decisone per il rilascio di mille prigionieri palestinesi in due fasi contro la liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit, Netanyahu ha tenuto a precisare che “non si poteva fare altrimenti di fronte alle pressioni dei cittadini e delle famiglie che direttamente sono state vittime di atti di terrorismo”.

Assumendosi la responsabilità per questo scambio, Netanyahu ha messo in chiaro che “la comunicazione con il Movimento di resistenza islamico palestinese – per mezzo della Germania – non è stata affatto semplice mentre i negoziati sono avvenuti indirettamente con l'intermediazione egiziana”.

Il leader dell'opposizione israeliana, Tzipni Livni, ha chiesto di studiare misure efficaci di prevenzione affinché, una volta portato Shalit a casa, non si ripetano più episodi di cattura dei propri soldati o di civili israeliani da parte dei palestinesi.

E anche il ministro della Difesa di Israele, Ehud Barak, ha auspicato che “in futuro non si commettano ancora errori di questa portata, che potrebbero costare cari a Israele”.

“L'accordo è un gesto coraggioso della leadership al governo”, ha osservato Barak.

Meno ottimisti i commenti del ministro per le Infrastrutture israeliano Uzi Landau, che ha posto l'enfasi sulle conseguenze negative di tale scambio dal quale “il terrorismo ritroverà l'impeto per attaccare ancora”.

A distanza di poche ore, vengono resi pubblici i nomi dei ministri israeliani che, nella riunione di ieri sera, si sono opposti all'accordo per lo scambio dei prigionieri: Landau, il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, e quello per gli Affari Strategici Moshe Ya'alon (ex capo di Stato Maggiore).
A questi si devono aggiungere le opposizioni dei vertici di Shin Bet (Intelligence interna) e Mossad.

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