OCHA: una scuola finanziata da donatori tra le 33 strutture palestinesi demolite da Israele in Cisgiordania e Gerusalemme

OCHA: una scuola finanziata da donatori tra le 33 strutture palestinesi demolite da Israele in Cisgiordania e Gerusalemme

Gerusalemme/al-Quds. Nelle due settimane tra l’8 e il 21 agosto, le autorità di occupazione israeliana hanno demolito una scuola finanziata da donatori nel governatorato di Ramallah e altre 33 strutture palestinesi nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est, lo ha dichiarato il 28 agosto l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA) nei Territori Palestinesi Occupati nel suo Rapporto quindicinale sulla Protezione dei Civili.

Il rapporto afferma che il 17 agosto, le autorità israeliane hanno demolito una scuola finanziata da donatori che serviva agli studenti della comunità di pastori sfollati di ‘Ein Samiya, vicino a Ramallah. La scuola serviva a 17 bambini, di età compresa tra i sei e i 12 anni. All’inizio di maggio, i membri della comunità, composta da 132 persone, tra cui 68 bambini, si sono trasferiti in zone dove, secondo quanto riferito, si sentivano più sicuri, citando la violenza dei coloni come ragione principale della loro partenza.

Secondo il rapporto, dal 2010, le autorità israeliane hanno effettuato 41 demolizioni/confische di 22 scuole dell’Area C della Cisgiordania e di Gerusalemme Est, citando la mancanza di permessi di costruzione.

Oltre alla scuola di cui sopra, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire altre 33 strutture a Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, comprese 10 case, citando la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, che sono quasi impossibile da ottenere. Di conseguenza, 22 Palestinesi, tra cui 10 bambini, sono stati sfollati e i mezzi di sussistenza di oltre 100 altri sono stati colpiti.

Tre delle strutture colpite sono state fornite da donatori in risposta a una precedente demolizione nella comunità di Isteih a Gerico e nella comunità di Humsa al-Farsheh nel distretto di Nablus. 29 delle strutture colpite sono state demolite nell’Area C, tra cui quattro strutture demolite a ‘Ein Shibli, vicino a Nablus, situata in quella che Israele dichiara riserva naturale, dove le costruzioni palestinesi sono vietate.

Altre due strutture sono state demolite nella comunità di Humsa al-Farsheh, situata in un’area chiusa per l’addestramento militare, una zona di tiro, dove le costruzioni palestinesi sono vietate. Questa designazione si applica a circa il 18% del territorio della Cisgiordania, principalmente nella Valle del Giordano.

Altre quattro strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, provocando lo sfollamento di due famiglie, composte da nove persone, tra cui tre bambini. Due delle strutture demolite a Gerusalemme Est sono state distrutte dai loro proprietari per evitare il pagamento di multe alle autorità israeliane.

L’8 agosto, le forze israeliane hanno fatto irruzione nel campo profughi di Askar a Nablus, nell’Area B, e hanno demolito, per motivi punitivi, la casa di un membro della famiglia accusato di aver ucciso due coloni israeliani a febbraio. Una famiglia composta da quattro persone, tra cui un bambino, è stata deportata. Durante la demolizione, durata più di sei ore, 197 Palestinesi sono rimasti feriti dalle forze israeliane, tra cui 75 bambini.

Dall’inizio del 2023, 16 case e una struttura agricola sono state demolite per motivi punitivi, rispetto alle 14 strutture del 2022 e alle tre del 2021. Le demolizioni punitive sono una forma di punizione collettiva e come tali sono illegali secondo il diritto internazionale, ha affermato OCHA.

Oltre alle demolizioni, il 22 agosto, le forze israeliane hanno sparato a un ragazzino palestinese di 17 anni durante un’operazione di ricerca e arresto nella città di al-Zababida, nel distretto di Jenin, e lo hanno ucciso.

Le forze di occupazione israeliana hanno ucciso sei Palestinesi, tra cui un bambino, durante le incursioni dell’esercito israeliano in Cisgiordania, alcune delle quali hanno comportato  scontri a fuoco con i Palestinesi.

Il numero di Palestinesi uccisi in Cisgiordania e in Israele dalle forze israeliane nel 2023 è stato finora di 172 persone e ha superato il totale degli uccisi nel 2022, pari a 155, che è stato il numero più alto di vittime in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, dal 2005.

Durante il periodo in esame, 559 Palestinesi, tra cui almeno 148 bambini, sono stati feriti dalle forze israeliane in tutta la Cisgiordania, tra cui 21 persone con proiettili. La maggior parte dei feriti (192) sono stati segnalati durante una demolizione punitiva durata più di sei ore nel campo profughi di Askar, durante la quale le forze israeliane hanno utilizzato proiettili letali, proiettili metallici rivestiti di gomma e lacrimogeni, mentre i Palestinesi lanciavano pietre.

Dall’inizio dell’anno, 705 Palestinesi sono stati feriti con armi da fuoco dalle forze israeliane in Cisgiordania, quasi il doppio dello stesso periodo del 2022 (411).

Quattro Palestinesi sono stati feriti da coloni israeliani che hanno anche danneggiato proprietà palestinesi in altri 19 attacchi in tutta la Cisgiordania.

Secondo il rapporto dell’OCHA, le forze israeliane hanno limitato il movimento dei Palestinesi in varie località della Cisgiordania, interrompendo l’accesso di migliaia di Palestinesi ai mezzi di sostentamento e ai servizi.

(Foto: scuola elementare di Ain Samiya prima della demolizione da parte di Israele).

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli