Oltre 100 gruppi per i diritti umani condannano la campagna diffamatoria di Israele contro la Relatrice Speciale ONU

Francesca Albanese, Relatrice Speciale ONU.

Ramallah-Wafa. 116 organizzazioni per i diritti umani e della società civile, istituzioni accademiche e gruppi hanno approvato una dichiarazione congiunta che condanna la campagna diffamatoria di Israele contro la stimata Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati dal 1967, Francesca Albanese.

La missione di Israele presso le Nazioni Unite a Ginevra, il mese scorso, ha diffamato Albanese in un tentativo diretto ad attaccare e minare il mandato che le è stato affidato e ostacolare il suo lavoro di esperto per i diritti umani in Palestina con accuse infondate di antisemitismo, che sollevano preoccupazioni per “l’impunità che esiste oggi riguardo all’antisemitismo e ai commenti antisemiti fatti dai funzionari dell’ONU”.

“Le nostre organizzazioni e gruppi avvertono che questa campagna diffamatoria contro l’UNSR Albanese costituisce l’ultima manifestazione di un modello di attacchi israeliani volti a mettere a tacere ogni legittima critica al modo disumano in cui Israele tratta i Palestinesi nei Territori Palestinesi Occupati (TPO)”, hanno affermato.

In precedenza, Israele si era opposto alla nomina di Francesca Albanese come Relatrice dell’ONU, sostenendo che “nutre pregiudizi significativi contro lo Stato ebraico”, un riferimento diretto al suo trattato accademico molto acclamato sui “Rifugiati palestinesi nel Diritto internazionale”, pubblicato dalla prestigiosa Oxford University Press. Questi tentativi di minare l’esperienza della Relatrice Speciale dell’ONU per screditare il mandato destano particolare preoccupazione data l’importanza delle sue funzioni: proteggere le comunità a rischio, promuovere la trasparenza e chiedere la responsabilità degli autori di violazioni dei diritti.

In particolare, Israele ha una comprovata esperienza nell’eludere il lavoro dell’ONU in Palestina, inclusa la sistematica non cooperazione con le Procedure speciali dell’ONU, in violazione ai suoi obblighi ai sensi della Carta dell’ONU. All’ex Relatore speciale dell’ONU, Michael Lynk, è stato continuamente negato l’ingresso in Palestina, provvedimenti che intendevano chiaramente ostacolare il suo lavoro di monitoraggio della situazione dei diritti umani sul campo nei TPO. Allo stesso modo, all’ex Relatore Speciale dell’ONU Richard Falk è stato negato l’ingresso nei TPO da parte di Israele a causa delle sue “critiche metodiche a Israele”. Mentre il Relatore Speciale dell’ONU Wibisono ha persino rassegnato le dimissioni poiché i suoi “sforzi per aiutare a migliorare la vita delle vittime palestinesi delle violazioni sotto l’occupazione israeliana sono stati ostacolati in ogni fase del percorso [da Israele]”.

I tentativi di Israele di ostacolare il monitoraggio e la documentazione delle violazioni dei diritti umani non si limitano a questo mandato e l’ingresso è stato negato anche alla Relatrice Speciale dell’ONU per la Violenza contro le Donne, le sue Cause e Conseguenze, Rashida Manjoo, per impedirle di assistere in prima persona a questioni relative alla violenza contro le donne in Palestina. Allo stesso modo sono stati imposti divieti di ingresso alle missioni di accertamento dei fatti dell’ONU istituite per indagare sulla situazione dei diritti umani nei TPO.

Intanto, nel 2020, Israele ha rifiutato di concedere visti al personale dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani dell’ONU, espellendo 15 membri del personale internazionale dai TPO dopo 26 anni di attività in loco, una situazione che continua ancora oggi. In una dichiarazione, l’allora Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, avvertì che “il trattamento di Israele al nostro personale fa parte di una tendenza più ampia e preoccupante volta a bloccare l’accesso dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati… Ciò solleva la questione di quello che le autorità israeliane stanno cercando di nascondere”.

Esiste un ovvio legame tra questo schema di attacchi contro esperti e personale dell’ONU e l’intenzione di Israele di mantenere la sua prolungata occupazione belligerante, le annessioni de facto e de jure del territorio palestinese, il trasferimento illegale di coloni e le leggi discriminatorie istituzionalizzate, le politiche e le pratiche per mantenere il regime, hanno detto le organizzazioni.

Questo schema di attacchi contro gli esperti dell’ONU avviene all’interno di uno spazio sempre più ristretto, che minaccia il diritto fondamentale alla libertà di espressione di coloro che vogliono denunciare le inaccettabili violazioni dei diritti umani di Israele nei TPO. È tempo di cessare le restrizioni onerose e mirate di Israele a questa libertà di espressione, che in questo caso ostacolano la riflessione sui fattori politici della continua impunità di Israele per gravi violazioni del diritto internazionale, alcune delle quali sono tassative.

I firmatari della dichiarazione hanno elogiato gli “instancabili sforzi di Albanese per la protezione dei diritti umani nei TPO e per aumentare la consapevolezza delle allarmanti violazioni quotidiane dei diritti dei Palestinesi”, invitando gli Stati terzi “a condannare fermamente questo attacco politicamente motivato contro il mandato della Relatrice Speciale e per costringere Israele a rispettare i suoi obblighi ai sensi della Carta delle Nazioni Unite”.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli