MEMO. Un nuovo rapporto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) ha rivelato che l’embargo di Israele nella Striscia di Gaza ha comportato una perdita di 16.5 miliardi di dollari all’economia già danneggiata e spinto più della metà dei residenti dell’enclave sotto la soglia di povertà.
Il rapporto, pubblicato mercoledì dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e Sviluppo (UNCTAD) all’Assemblea Generale, ricopre gli anni dal 2007 al 2018.
Nel rapporto, il UNCTAD ha invitato l’occupazione israeliana a fermare immediatamente il continuo assedio che ha quasi causato il collasso delle attività economiche a Gaza e il tasso di povertà del 56%.
“La situazione continuerà a peggiorare se l’embargo militare proseguirà”, ha predetto Mahmoud Elkhafif, il coordinatore dell’Assistenza al Popolo Palestinese dell’UNCTAD.
“Questo blocco ingiusto, attraverso il quale due milioni di Palestinesi vengono tenuti all’interno di Gaza, deve essere revocato immediatamente. Deve essere permesso loro di muoversi liberamente, fare affari, commerciare con il mondo esterno e riunirsi con le loro famiglie fuori dalla Striscia”, ha aggiunto Elkhafif.
Da giugno 2007, i residenti di Gaza sono soggetti ad un restrittivo embargo israeliano terrestre, aereo e marittimo, il quale mina anche i loro spostamenti per le cure mediche.
Sotto questo assedio oppressivo, Israele ha diminuito al minimo l’ingresso di merci, mentre il commercio estero e le esportazioni sono state fermate ad eccezione di casi particolari.
Il rapporto afferma che la popolazione di Gaza ha un accesso molto limitato all’acqua potabile, la mancanza della fornitura regolare di elettricità e anche di un appropriato sistema fognario.
“A meno che i Palestinesi della Striscia non abbiano accesso al mondo esterno, sarà difficile immaginare un altro destino per la società palestinese a Gaza se non quello di sottosviluppo”, ha affermato Richard Kozul-Wright, direttore della Divisione Globalizzazione e Strategie di Sviluppo dell’UNCTAD. “È davvero scioccante che nel 21esimo secolo, due milioni di persone vengano lasciate in una tale condizione”.
Il rapporto ha inoltre riportato che almeno 3,793 Palestinesi sono stati uccisi, circa 18,000 sono stati feriti e più della metà della popolazione di Gaza è sfollata durante tre guerre israeliane, con diverse brevi invasioni durante il periodo di assedio.
Più di 1,500 imprese commerciali e industriali sono state danneggiate, insieme a circa 150,000 unità domestiche e infrastrutture pubbliche, incluse quelle di energia, acqua, servizi igienici, sanità, strutture educative ed edifici governativi.
Come risultato dell’assedio e delle guerre a Gaza, il tasso di povertà è saltato dal 40% nel 2007 al 56% nel 2017, significando che più di un milione di Palestinesi non possiedono i mezzi sufficienti alla sopravvivenza.
Il rapporto ha stimato che portare questo segmento di popolazione sopra il tasso di povertà richiederebbe un’immissione di fondi pari a 838 milioni di dollari, quattro volte l’importo servito nel 2007.
Tra il 2007 e il 2018, l’economia di Gaza è cresciuta del 5%, e la sua azione nell’economia palestinese è diminuita dal 31% al 18% nel 2018. Come conseguenza, il PIL pro capite si è ridotto del 27% e la disoccupazione è aumentata del 49%.
Con lo scopo di ripristinare l’economia di Gaza, il rapporto dell’UNCTAD include molteplici raccomandazioni, tra le quali un appello per consentire al Governo palestinese di poter sviluppare risorse di gas naturale e petrolio oltre la costa di Gaza.
“Ciò può garantire le risorse necessarie per la riabilitazione, la ricostruzione e il recupero dell’economia regionale di Gaza, il quale rafforzerebbe significativamente l’economia e la posizione finanziaria dell’Autorità Nazionale Palestinese” raccomanda il rapporto.
Traduzione per InfoPal di Silvia Scandolari