Pchr: preoccupati per il divieto di transito per i giornalisti a Gaza

Il Centro palestinese per i diritti umani (Pchr) esprime preoccupazione per il divieto di viaggio per i giornalisti imposto dal Servizio di sicurezza interno (ISS)

Il Centro palestinese per i diritti umani (Pchr) esprime preoccupazione in merito a una decisione illegale presa dal Servizio di sicurezza interno (Iss) che impedisce a due giornalisti di attraversare il valico di Rafah. Il Pchr ha fatto appello al Procuratore generale perché ponga fine all’uso di tali provvedimenti e tuteli il rispetto della libertà di movimento, garantito dalla Legge base palestinese e dai relativi standard internazionali per i diritti umani.

Secondo le indagini svolte dal Pchr e le testimonianze dei giornalisti in questione, lunedì 4 marzo 2013 degli agenti del Servizio di sicurezza interno dislocati al valico di Rafah hanno impedito al giornalista Sami Mohammed Abu Salem di recarsi in Egitto per partecipare a un corso di formazione organizzato dalla Federazione Internazionale dei giornalisti (IFJ) al Cairo. Abu Salem ha informato il Pchr che un agente dell’Iss gli ha ordinato di aspettare al valico, facendo ritorno un’ora dopo per domandare ad Abu Salem lo scopo del suo viaggio. Abu Salem ha detto all’agente che intendeva partecipare a un corso di formazione organizzato dall’IFJ. L’agente ha informato Abu Salem che non era autorizzato al viaggio e che doveva ottenere un permesso dall’Ufficio media del governo palestinese a Gaza. Un agente della sicurezza ha annullato il timbro d’uscita sul passaporto di Abu Salem e gli ha consegnato un ordine di rientro, che recita: “È stato mandato indietro dal valico di Rafah perché non in possesso del permesso di rientro dell’Iss”. In seguito Abu Salem ha telefonato a Salama Marouf, Direttore generale dell’Ufficio media del governo, che l’ha informato che l’Ufficio non rilascia permessi di viaggio. 

Lo stesso giorno, in un caso simile, il Servizio di sicurezza interno presso il complesso governativo di Abu Khadra, a Gaza, si è rifiutato di includere il giornalista Wissam Hussam al-Ashi nella lista dei passeggeri autorizzati ad attraversare il valico di Rafah. Gli agenti dell’Iss hanno richiesto ad al-Ashi, che lavora per Script Media Company, di fornire una lettera ufficiale della compagnia contenente lo scopo del viaggio. Martedì 5 marzo 2013 al-Ashi è andato al complesso di Abu Khadra e ha presentato una lettera della Script Media Company, come richiesto. Tuttavia, si sono rifiutati di nuovo di includerlo nella lista dei passeggeri perché ha meno di 40 anni.

Un provvedimento per impedire dei viaggi e limitare il diritto alla libertà di movimento può essere preso solo con un ordine giudiziario, in conformità con l’Art. 11-2 della Legge base palestinese, che stabilisce che “è contro la legge arrestare, cercare, imprigionare, limitare la libertà o impedire il movimento di qualsiasi persona, tranne che per ordine giudiziario […]”, e l’Art. 20 della Legge, che stabilisce che “la libertà di residenza e di movimento deve essere garantita […]”. Inoltre, l’imposizione di un divieto di viaggio decretata dall’Iss o da qualsiasi altro corpo esecutivo è illegale, secondo il summenzionato Art. 11-2 e l’Art. 28 della Legge, che stabilisce che “nessun palestinese può essere deportato dalla propria patria, né gli può essere impedito o proibito di farvi ritorno o di lasciarla […]”.

Il Pchr ritiene inaccettabili queste restrizioni aggiuntive alla libertà di movimento delle persone, poiché aumentano quelle già imposte agli abitanti della Striscia di Gaza per la chiusura del territorio di Israele.

Il Centro palestinese per i diritti umani condanna la decisione del Servizio di sicurezza interno di impedire ai giornalisti di viaggiare, e:

1) fa appello al Procuratore generale perché ponga fine all’uso di tali provvedimenti e tuteli il rispetto della libertà di movimento, garantito dalla Legge base palestinese e dai relativi standard internazionali per i diritti umani;

2) fa appello al Procuratore generale di Gaza perché indaghi seriamente sui provvedimenti arbitrari presi dai Servizi di sicurezza di Gaza, che minacciano i diritti e le libertà della gente, soprattutto il diritto alla libertà di movimento, garantiti dalla Legge base palestinese; 

3) fa appello al Governo e ai Servizi di sicurezza di Gaza perché impartiscano delle chiare istruzioni affinché i corpi esecutivi pongano fine all’uso di tali provvedimenti, e rispettino gli standard internazionali per i diritti umani, la Legge base palestinese e tutte le altre leggi applicabili.

Traduzione per InfoPal a cura di Roberta Toppetta