Pentagono: le basi statunitensi in Siria ed Iraq sono state attaccate 38 volte in un mese

Washington – MEMO. Secondo il Pentagono, le forze statunitensi di stanza in Iraq e Siria sono state attaccate almeno 38 volte in meno di un mese da fazioni della resistenza sostenute dall’Iran, compresi sei incidenti negli ultimi due giorni. Lunedì è stato riferito che sono stati abbattuti dei droni che tentavano di colpire le basi di Ain al-Assad, nel governatorato iracheno di Anbar e al-Tanf, al confine tra Siria, Iraq e Giordania.

La maggior parte degli attacchi ha visto l’uso di razzi e droni, e sono in aumento in entrambi i Paesi dal 17 ottobre, giorni dopo che Israele ha lanciato la sua offensiva genocida contro la popolazione di Gaza, in seguito all’operazione Ciclone di al-Aqsa, guidata da Hamas, contro lo Stato d’occupazione.

Lunedì, il segretario stampa del Pentagono, Pat Ryder, ha dichiarato ai giornalisti che gli attacchi stanno “aggredendo” le truppe e hanno provocato 46 feriti tra i militari statunitensi, più del doppio di quelli riportati in precedenza. Il 25 ottobre gli Stati Uniti avevano annunciato che 21 militari avevano riportato ferite minori.
“Può trattarsi di schegge, mal di testa, timpani perforati, acufeni, caviglie storte”, ha detto Ryder, oltre a lesioni cerebrali traumatiche.

Ryder ha affermato che gli Stati Uniti stanno cercando di “assicurarsi che la situazione non degeneri in un’escalation” e che continueranno a proteggere le loro truppe nella regione, aggiungendo che “ci assicureremo di intraprendere tutte le azioni necessarie per proteggere le nostre forze”.

I gruppi di resistenza in Iraq avevano precedentemente minacciato di colpire le basi statunitensi nel caso in cui Washington fosse intervenuta nella guerra in corso contro i palestinesi.

Tuttavia, la CNN ha riferito che: “In un chiaro messaggio all’Iran e ai suoi proxy nella regione che potrebbero cercare di esacerbare ulteriormente gli eventi instabili in Medio Oriente, gli Stati Uniti hanno dispiegato una significativa potenza di fuoco, tra cui due gruppi di portaerei d’attacco della Marina, vari aerei, tra cui i caccia F-16 e F-15, e circa 1.200 truppe, tra cui quelle legate al dispiegamento delle batterie Patriot e Terminal High Altitude Area Defense (THAAD)”.

Nel fine settimana il Comando centrale degli Stati Uniti ha fatto un raro annuncio dell’arrivo in Medio Oriente di un sottomarino con missili-guidati.

Finora, nel corso dell’attuale ondata di attacchi, gli Stati Uniti hanno risposto militarmente solo una volta, “lasciando l’amministrazione Biden aperta alle accuse di debolezza, ancora una volta”.

Ci sono circa 2.500 truppe statunitensi in Iraq e circa 900 illegalmente dislocate in Siria, presumibilmente come parte degli sforzi per prevenire la rinascita dell’ISIS nella regione, tuttavia sono state tutte posizionate intorno ai giacimenti petroliferi della Siria.