Pesanti accuse contro l’estremista Lieberman: frode, corruzione, riciclaggio.

Tel Aviv – Infopal. L’Unità nazionale anti-frode israeliana ha chiesto di accusare il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, capo del partito Yisrael Beiteinu (Israele casa nostra), di diversi capi di imputazione. Tra i reati attribuitigli figurano casi di corruzione, frode, abuso di fiducia e riciclaggio di denaro.

L’unità investigativa ha inoltre dichiarato che Lieberman avrebbe tentato di ostruire l’indagine e, addirittura, perseguitato un testimone. Per questo motivo, è in corso di valutazione l’aggiunta dell’accusa di intralcio alla giustizia.

Le scoperte e le raccomandazioni della commissione sono state girate all’Ufficio del procuratore generale israeliano.

Da parte sua, come riportato da Israeli Ynet News, Lieberman sostiene di essere perseguito da 13 anni a causa del suo potere politico, e di aver dovuto affrontare diversi tentativi volti a destituirlo dalla sua carica. Secondo le sue parole, inoltre, le indagini condotte su di lui sono prive di qualsiasi base.

Occorre citare che la polizia israeliana ha svolto delle investigazioni sul ministro in diverse occasioni a partire dal 1990, concentrandosi su una serie di questioni, tra cui infrazioni finanziarie e accettazione di fondi illegali.

Ynet ha tuttavia precisato che la prova principale ai danni di Lieberman proviene da una fonte politica, la quale ha rinvenuto delle informazioni che lo incriminerebbero per i reati citati.

Secondo la polizia israeliana, Lieberman avrebbe commesso infrazioni per un ammontare di 10 milioni di shekel [circa 1,86 milioni di euro, ndr], e questo denaro gli sarebbe stato versato da un numero imprecisato (da sei a otto) di corporazioni fasulle. Il tutto sarebbe avvenuto nel periodo in cui Lieberman occupava le cariche di ministro dei Trasporti e di ministro delle Infrastrutture e degli Affari strategici.

In aggiunta, riporta il quotidiano Haaretz sul suo sito, nel periodo tra il 2004 e il 2006 Lieberman avrebbe guadagnato 2,5 milioni di shekel [circa 465.000 euro, ndr] come “impiegato salariato” presso una compagnia di proprietà di sua figlia, Michal Lieberman, più altri 11 milioni di shekel [circa 2 mln €, ndr] da fonte anonima come “consulente d’affari”.

Nel dicembre del 2007, la corte israeliana stabilì di privare il leader del privilegio del segreto professionale nei rapporti con il suo procuratore, mentre la polizia faceva irruzione nell’ufficio di quest’ultimo per confiscare alcune schede collegate alle accuse.

In risposta, Lieberman fece ricorso contro la mozione, ma nell’agosto 2008 la Corte suprema respinse il suo ricorso.

L’Unità contro i crimini finanziari e l’Unità nazionale anti-frode hanno dunque concluso le indagini due settimane fa, stilando immediatamente i capi d’accusa.

 

 

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