PM israeliano esorta cittadini ad armarsi dopo attentato a Tel Aviv

Tel Aviv – The Guardian. Il primo ministro israeliano ha invitato i cittadini israeliani ad armarsi dopo l’attacco più letale degli ultimi anni nella grande Tel Aviv, che ha segnato il terzo incidente di questo tipo nello stato israeliano in una settimana.

“Cosa ci si aspetta da voi, cittadini israeliani? Vigilanza e responsabilità”, ha dichiarato mercoledì sera il leader d’estrema destra del Paese, Naftali Bennett, in una dichiarazione via video. “Chi ha una licenza per porto d’armi, questo è il momento di usarla”.

Bennett, che ha parlato dalla sua casa, dove si trova in quarantena dopo essere risultato positivo al Covid, in precedenza aveva affermato che il Paese stava affrontando una “nuova ondata di terrore”.

Gli attacchi successivi hanno lasciato israeliani e palestinesi pronti per ulteriori violenze.

Il ministro della Difesa, Benny Gantz, ha annunciato di aver ordinato a mille soldati di rafforzare le forze di polizia, e la presenza militare israeliana nei territori palestinesi è stata aumentata.

Lo spargimento di sangue arriva in un momento pericoloso. Ad aprile, una rara convergenza di Ramadan per i musulmani, Pasqua per gli ebrei e per i cristiani dovrebbe aumentare le tensioni, con persone in ferie in strada. Israele controlla rigorosamente l’accesso ai luoghi santi di Gerusalemme per tutte e tre le religioni, poiché in precedenza sono avvenuti scontri.

Queste feste precedono anche una serie di delicati anniversari, nelle prossime settimane. Alcuni, come il Giorno dell’indipendenza israeliana e la commemorazione della Nakba palestinese, sono vecchi di decenni. Altri sono più recenti, come il primo anniversario del conflitto di 11 giorni avvenuto a maggio dello scorso anno, quando più di 250 persone sono state uccise a Gaza e 13 in Israele.

All’indomani della sparatoria di martedì avvenuta Bnei Brak, nella periferia di Tel Aviv, i sedili in pelle bianca di un’auto erano macchiati di sangue, così come le piastrelle nella parte frontale di un negozio di alimentari, vicino a confezioni di bottiglie di Coca-Cola ed un pacchetto di patatine.

Le vittime erano un mix eterogeneo: due residenti ebrei ultra-ortodossi, Yaakov Shalom, 36 anni, e Avishai Yehezkel, 29; due ucraini ancora non identificati che vivono in Israele come operai edili; e Amir Khoury, 32 anni, agente di polizia arabo-cristiano che si è scontrato con l’aggressore.

La polizia ha identificato l’autore come Diaa Armashah, 27 anni, palestinese della Cisgiordania occupata. È arrivato a Bnei Brak con un fucile d’assalto M-16 e ha aperto il fuoco contro auto, ciclisti e balconi.

I video amatoriali mostrano un uomo vestito di nero che cammina lungo una strada con una mitragliatrice, mentre la gente scappa.

In uno dei funerali avvenuti mercoledì, Ovadia Yehezkel ha detto che suo fratello, Avishai, ha usato il suo corpo per proteggere suo figlio di due anni in un passeggino. “Ti sei preso cura di tuo figlio; non ti sei arreso”, ha detto Ovadia in un elogio, secondo quanto riferito dal quotidiano Times of Israel.

Le forze israeliane che operano nella Cisgiordania occupata hanno arrestato cinque palestinesi, mercoledì. Il Club dei prigionieri palestinesi, un gruppo che rappresenta gli attuali ed ex-prigionieri palestinesi, ha affermato che i detenuti erano parenti di Amarshah.

Lo spargimento di sangue a Bnei Brak ha portato il bilancio totale delle vittime in Israele negli ultimi giorni a 11, il numero più alto di persone uccise da militanti in un periodo così breve in diversi anni, al di fuori dei periodi di guerra.

La scorsa settimana, un cittadino arabo di Israele ha compiuto un attacco nella città meridionale di Beersheba, uccidendo quattro persone.

Domenica, un aggressore arabo, residente in una cittadina nel nord del Paese, ha sparato a due agenti di polizia ad Hadera, una città a nord di Tel Aviv, uccidendoli, prima di essere eliminato a colpi d’arma da fuoco da altri agenti.

Entrambi gli attacchi sono stati rivendicati dallo Stato islamico, un’organizzazione che non è nota per avere una grande presenza all’interno del paese, ma che tanto le autorità israeliane quanto quelle palestinesi temono possa esercitare una maggiore influenza.

Amos Harel, corrispondente militare e della difesa del quotidiano Haaretz, ha affermato che l’attacco di martedì – che secondo lui potrebbe essere stato un attacco “copia” di un simpatizzante ispirato dagli attacchi della scorsa settimana – è stato “la peggiore paura di Israele che si è avverata”.

“In tre diverse occasioni, i terroristi sono riusciti a raggiungere il cuore delle città, all’interno di Israele, e a portare avanti massacri senza ostacoli”, ha scritto. “Nessuno degli attacchi è stato preceduto da avvertimenti dell’intelligence. Per ora i terroristi sembrano essere un passo avanti rispetto ai servizi di sicurezza, che sembrano ancora brancolare nel buio. Il senso di sicurezza personale degli israeliani ha subito un duro colpo”.

Ha aggiunto: “Nei prossimi giorni, probabilmente vedremo manifestazioni più tempestose, richieste di vendetta e forse attacchi a palestinesi e arabi israeliani. Cose simili sono successe lo scorso maggio durante la guerra tra Hamas ed Israele nella Striscia di Gaza”.

Il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, che risiede in Cisgiordania, ha condannato l’attacco di martedì notte. “L’uccisione di civili palestinesi e israeliani porterà solo ad un ulteriore deterioramento della situazione, mentre stiamo tutti lottando per la stabilità”, ha affermato Abbas in una nota.

Mercoledì, il re di Giordania, Abdullah II, ha condannato anche “la violenza in tutte le sue forme” in un incontro con il presidente israeliano Isaac Herzog.

All’inizio di questa settimana, Israele ha ospitato un vertice dei ministri degli Esteri arabi di Marocco, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Bahrain nel deserto del Negev. I legami crescenti di Israele con gli ex-nemici arabi, pur continuando a controllare la vita di diversi milioni di palestinesi che vivono sotto l’occupazione, hanno portato ad un senso di disperazione e rabbia tra i palestinesi.