“Quando dipingo provo piacere e sollievo”: sfide affrontate dai giovani artisti di Gaza

Gaza – The Palestine Chronicle. “Quando dipingo provo piacere e sollievo. La pittura è il modo in cui affronto questa realtà estenuante”, afferma Walid al Yaqoubi, uno dei tanti giovani di Gaza che trovano che l’arte li aiuti a sopravvivere psicologicamente alle dure condizioni della vita quotidiana.

Ma a causa della situazione economica, pochissimi di loro riescono a vivere del proprio talento. The Palestine Chronicle ha parlato a tre di essi dei loro sogni e delle loro lotte.

Walid, 20 anni, amava l’arte fin dall’infanzia e ora studia alla Facoltà di Belle Arti dell’Università di al-Aqsa. Crede che avrebbe avuto problemi mentali se non fosse stato in grado di dipingere e disegnare.

Persona sensibile e introversa, Walid ha affermato di aver passato anni a creare il proprio studio d’arte, ma nel 2021 sia la sua casa che il suo studio sono stati distrutti da un attacco aereo israeliano. Ha perso molte attrezzature, ma ciò che lo ha ferito molto di più è stata la distruzione dei suoi ritratti. I ritratti erano come amici: perderli è stato come perdere i propri cari.

“Distruggere case significa distruggere vite”, ha detto. “Tutto ciò che amavo, ora mi manca e vorrei poterlo riavere”.

Nonostante il suo notevole talento, Walid non è mai riuscito a trovare un lavoro e nemmeno uno stage retribuito. Si è avvicinato a molte organizzazioni culturali, ma si sono offerte solo di lasciarlo fare volontariato.

Si sente fortunato per potersi iscrivere a corsi di formazione, perché sa che la maggior parte dei giovani con gli stessi talenti e passioni non può nemmeno fare ciò, a causa della difficile situazione finanziaria di Gaza dove, secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, circa il 65% delle famiglie vive sotto la soglia di povertà.

Di recente, sembrava che la fortuna di Walid potesse essere cambiata, quando gli è stata offerta la possibilità di viaggiare in Europa per mostrare il suo lavoro. Sfortunatamente, lui ed gli altri artisti del viaggio hanno scoperto che alcune città europee si rifiutavano di esibire le loro mostre a causa del background palestinese.

Durante il viaggio, è rimasto senza soldi e ha dovuto dormire su treni. Era molto scomodo ed il tempo era gelido. Al suo ritorno, ha dovuto dormire per giorni per terra nelle cittadine di al-Emadiea e al-Areesh, perché non c’erano alberghi al confine tra Egitto e Gaza.

Ora ha bisogno di molto tempo per guarire dal trauma causato dal suo viaggio in Europa, ed è pieno di pensieri per il futuro. Troverà un lavoro? La situazione cambierà mai?

Suhair al-Shawi dice che il suo amato Oud porta gioia al suo cuore. “Il mio Oud mi fa sentire speciale. È come mio figlio, senza il quale non posso vivere. La musica mi ha portato in un mondo nuovo di zecca che non avrei mai pensato di sperimentare”.

Suhair, 24 anni, studia Opere di Arti Plastiche all’Università di Al-Aqsa. A causa della difficile situazione finanziaria della sua famiglia – suo padre è morto e sua madre è disoccupata – ha dovuto aspettare alcuni anni prima di poter iniziare gli studi. Con tre fratelli e tre sorelle in famiglia, Suhair ha difficoltà ad acquistare l’attrezzatura della giusta qualità di cui ha bisogno, e la sfida più grande è procurarsi un laptop. I suoi docenti continuano a dire che deve comprarne uno, ma è davvero fuori dalla sua portata.

Ma la storia del suo Oud è una storia di successo. In attesa di iniziare gli studi, ha deciso di distrarsi dalla contemplazione di un futuro vago, partecipando ad un’iniziativa lanciata dall’Associazione Cultura e Libero Pensiero per imparare a suonare.

A quell’epoca, non poteva permettersi di comprare un Oud per sé, così suo padre ne aveva preso uno in prestito dai suoi amici. Ha lavorato duramente per liberare tutto il suo potenziale per quanto riguarda la musica ed è riuscita a diventare la prima musicista donna nel suo quartiere conservatore.

Ha ancora difficoltà con le finanze. Come Walid, si è rivolta a molte organizzazioni, ma queste le hanno offerto solo opportunità di volontariato. Suhair non ha uno studio tutto suo, ma la sua famiglia ha trasformato la cucina in una sala prove per lei, nella speranza che un giorno diventi un’artista famosa.

Mohammed Abu Se’da è un altro studente che ritiene che procurarsi un laptop sia la sfida più difficile che deve affrontare. Ventiquattrenne, studia tecnologia all’università di al-Aqsa e proviene da una famiglia povera. Suo padre è in cattive condizioni di salute ed incapace di lavorare e, sebbene sua madre abbia una laurea in arabo, non ha mai avuto un lavoro a lungo termine.

Mohammed è all’università da quattro anni e quest’anno avrebbe dovuto laurearsi ma, con la mancanza di soldi, ha potuto completare solo due anni di studio. Tuttavia, lui e suo fratello gemello, Mahmoud, hanno una passione che li fa superare tutte le difficoltà: sono ballerini e allenatori di Dabke di talento.

“Amo ballare perché mi collega alle mie origini e alla mia cultura. Il mio sogno è guadagnarmi da vivere facendo ciò che amo”, ha detto.

Purtroppo, è un sogno che sembra destinato a non essere realizzato. Quando hanno scoperto che il Dabke viene insegnato ad Al-Awda, un’organizzazione culturale nel loro quartiere di Jabalia, i fratelli hanno cercato di farsi assumere, senza successo.

“Sono giovane e ho molti capelli bianchi a causa della mia ansia. Ad essere onesto, sono esausto”, ha detto Mohammed. “Tutte le organizzazioni a cui ho chiesto aiuto mi hanno rifiutato, dicendo che diffondere la cultura palestinese è un dovere nazionale e che non devono pagare per questo”.

Gli piacerebbe creare il proprio gruppo di Dabke, ma è consapevole che avrebbe bisogno di molte cose, tra cui: un posto dove esibirsi, molte attrezzature, abiti tradizionali e molti corsi di formazione. Mohammed non può permettersi le spese di trasporto per l’università, quindi come potrebbe riuscire a creare un gruppo di ballo?

Huwaida Mansour Al Edremly, case manager esecutivo presso l’Associazione Cultura e Libero Pensiero, ha dichiarato al Palestine Chronicle che il numero di giovani a Gaza è molto superiore alla loro capacità di sostenerli finanziariamente. Anche se alcuni giovani vengono assunti, sono molto sottopagati. Ecco perché molti emigrano.

Huwaida ha aggiunto che persino offrire opportunità di volontariato ai giovani è molto impegnativo. “Sono davvero frustrato nel vederli attraversare una situazione così terribile”, ha detto. “Vorrei che potessimo aiutare, ma è al di là delle nostre capacità”.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.