Rabbia a Hebron per la visita del ministro degli Esteri israeliano alla moschea Ibrahimi

Betlemme-Ma’an. Domenica il governatore di Hebron, Kamel Hamid, ha condannato la visita del ministro degli Esteri israeliano alla moschea Ibrahimi di prima mattina, definendola parte di un “crescente appello alla profanazione dei luoghi sacri e la creazione del caos.

Ha anche accusato Lieberman – il secondo leader israeliano a visitare il punto critico della città palestinese questa settimana – “di sabotare la stabilità che l’Autorità nazionale palestinese ha creato in città”.

Il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, ha visitato la moschea nota come Grotta dei Patriarchi, per aprire al voto dei coloni ebrei estremisti che sono elettori  importante per il suo partito Yisrael Beitenu (“Israele è la nostra casa”) e avviene negli ultimi giorni della campagna elettorale israeliana.

La visita è giunta solo una settimana dopo aver detto che i Palestinesi sleali dovrebbero avere la testa mozzate, osservazioni fatte durante un comizio elettorale nella città costiera di Herzliya che hanno acceso la rabbia dei Palestinesi, ma sono passate ampiamente inosservate sulla stampa in lingua ebraica.

Secondo la stampa israeliana, durante la visita di domenica, Lieberman ha detto che Hebron, dove alcune centinaia di coloni ebrei hanno forzatamente occupato alcune zone del centro palestinese, è una città ebraica e rimarrà tale.

Ha anche colto l’occasione della sua visita alla moschea per colpire il primo ministro Benjamin Netanyahu.

Durante la sua visita, ha dichiarato al pubblico di coloni che il leader israeliano aveva firmato il protocollo di Hebron nel 1997 che concluse l’occupazione diretta dei soldati israeliani delle zone del centro di Hebron, note come H1. L’accordo li aveva lasciati con il controllo della H2, dove vivono migliaia di Palestinesi e qualche centinaio di coloni israeliani.

Israele “subirà le conseguenze”

Il governatore di Hebron, Kamel Hamid, ha giudicato i commenti di Lieberman una minaccia per annullare l’accordo del 1997 che divide Hebron.

“Questo è un chiaro ritiro e (mostra una) mancanza di impegno da parte del governo israeliano verso il protocollo, e noi mettiamo in guardia contro la continuazione di tali visite e incursioni”, ha aggiunto.

“Si tratta di una richiesta degli estremisti israeliani di ripetere il massacro della moschea Ibrahimi i cui effetti si sentono ancora nella divisione della città e nell’espansione degli insediamenti nel cuore di Hebron, così come la chiusura di strade e negozi e la divisione della moschea”, ha detto, riferendosi al massacro di 29 fedeli palestinesi nella moschea da parte di un colono ebreo nel 1994.Il massacro è stato poi usato da Israele per giustificare l’ampliamento del suo controllo di sicurezza su Hebron.

Kamel ha avvertito che Israele avrebbe “subito le conseguenze di tutti i risultati sul campo” per chiedere la fine della “discriminazione razziale” contro la popolazione palestinese di Hebron.

Durante la visita del ministro, le forze militari israeliane erano ampiamente dispiegate nella città di Hebron attorno alla moschea Ibrahimi e sono state chiuse molte strade per i Palestinesi.

Gli abitanti del posto hanno riferito a Ma’an che, durante la visita, una donna palestinese è stata arrestata dalla polizia israeliana a un posto di blocco vicino alla moschea Ibrahimi.

La polizia le avrebbe trovato addosso un coltello e l’ha arrestata, ma i testimoni oculari non sapevano dove è stata portata.

Una portavoce militare israeliana ha detto che “intendeva pugnalare un soldato”.

Il partito Yisrael Beitenu sostiene con forza l’espansione degli insediamenti ebrei in Cisgiordania e molti leader hanno ripetutamente chiesto l’annessione della regione.

Si oppongono, comunque, ai diritti dei Palestinesi della zona, e il partito è visto come uno dei più forti dell’estrema destra ebraica radicale che sono emersi negli ultimi anni.

Traduzione di Edy Meroli