Sadismo israeliano: soldati rinchiudono famiglia palestinese in magazzino e aggrediscono i suoi membri

Hebron/al-Khalil – MEMO. I soldati israeliani hanno tenuto in ostaggio una famiglia palestinese in un magazzino, dove sono stati attaccati e picchiati, secondo quanto rivelato dal gruppo per i diritti umani B’Tselem.

La famiglia Salhab, composta da 21 membri, che vive nel quartiere di Khirbet Qalqas, nella parte meridionale della Hebron occupata, è stata aggredita dopo la mezzanotte del 12 dicembre 2021 da 20 soldati israeliani, che hanno chiesto dove si trovasse il figlio Anas, di 24 anni, uno studente dell’Università di Hebron.

Secondo il padre, Mahmoud Salhab, 57 anni, i soldati hanno chiuso Anas nella sua stanza, al piano terra dell’edificio, e hanno rinchiuso il resto della famiglia, compresi sette minorenni, in un ripostiglio, mentre dieci soldati israeliani facevano la guardia.

Mahmoud ha raccontato dettagli inquietanti di quel giorno, come le urla strazianti del figlio che veniva picchiato nella stanza adiacente.

Quando il figlio di Mahmoud, Ibrahim, 16 anni, ha protestato contro gli abusi di suo fratello, i soldati hanno attaccato e picchiato anche lui. Inoltre, i soldati hanno trascinato il cugino 24enne di Ibrahim, Osama Salhab, lungo il pavimento del magazzino, provocandogli un trauma cranico quando ha sbattuto la testa contro una ciotola vuota. I soldati hanno chiamato un’ambulanza militare, che lo ha portato al Centro medico Soroka, di Beersheba.

“Circa 10 altri soldati mi hanno attaccato. Mi hanno preso a pugni, picchiato con il calcio dei fucili, preso a calci e poi mi hanno buttato a terra. Continuavo a gridare e chiedere loro di smettere di picchiarmi. Ho chiesto che cosa avevo fatto loro. Mi hanno soltanto detto di stare zitto e hanno continuato a picchiarmi”, ha detto Ibrahim.

Intorno alle 2:30, i soldati hanno ammanettato e bendato Anas, e si sono messi alla guida per diverse ore, fino a quando non sono arrivati ​​​​al blocco di colonie di Etzion, a sud della città di Betlemme, nella Cisgiordania meridionale, alle 8:30, e lo hanno tenuto all’interno di una jeep militare fino a mezzogiorno senza cibo, acqua o accesso a una toilette.

Secondo la Commissione per i detenuti e gli ex-detenuti, nel centro di detenzione di Etzion ci sono 24 minorenni palestinesi, che rappresentano i due terzi del numero totale dei detenuti. La maggior parte è stata sottoposta a varie forme di tortura – sia fisica che psicologica – durante la detenzione e l’interrogatorio.

Anas è stato interrogato da un ufficiale israeliano, che lo ha avvertito di non partecipare ad attività illegali, dopodiché è stato rilasciato e rimandato a casa con altri studenti che erano stati convocati per ricevere lo stesso avviso.

L’orribile aggressione ha portato cinque membri della famiglia all’ospedale governativo Alia, di Hebron.

Le incursioni notturne dell’esercito israeliano sono una pratica quotidiana nella Cisgiordania occupata. Israele sostiene che tali raid sono essenziali per scopi d’intelligence, ma i gruppi per i diritti umani hanno smentito, insistendo sul fatto che l’obiettivo è opprimere e intimidire la popolazione palestinese e aumentare il controllo statale. Come i checkpoint militari ed il Muro d’Apartheid illegale, i raid fanno parte del DNA dell’occupazione, affermano i critici.