Sfollata da bambina e nuovamente in età avanzata, la nonna palestinese rivive la Nakba

MEMO. Scacciata dalla sua casa a causa della guerra, senza alcuna certezza di potervi tornare, e rifugiata in una tenda, l’anziana profuga palestinese Abla Awad ha la sensazione che la storia si ripeta in un tragico ciclo senza fine, come riporta la Reuters.

Quando era bambina, lei e la sua famiglia furono costretti a lasciare il loro villaggio, che si trovava all’interno dell’attuale Israele, per trasferirsi a Gaza, durante lo sfollamento di massa dei palestinesi nel 1948 quando fu creato Israele, un evento che i palestinesi chiamano Nakba o catastrofe.

Ora ha dovuto abbandonare nuovamente la sua casa, fuggendo dal campo profughi di Jabalya, nel nord di Gaza, per scampare agli attacchi aerei israeliani, rifugiandosi con intere generazioni di familiari in una tendopoli a Khan Yunis, nella parte meridionale dell’enclave.

“Avevo cinque anni e ricordo di essere stata sfollata. Le nostre famiglie ci hanno trasportato con le valigie portandoci a Gaza. Giuro che è la stessa cosa che sta accadendo oggi”,

racconta Awad, seduta fuori dalla sua tenda su un mucchio di sabbia.

“Ero una bambina e ora sto rivivendo la stessa cosa… Da quando ho memoria, da quando avevo cinque anni, sono stata testimone di guerre”, continua, mentre i suoi nipotini le corrono intorno, sfrecciando giocosamente dentro e fuori la tenda.

L’ultima guerra, tra Israele e Hamas, il gruppo politico che gestisce Gaza, è iniziata quando i combattenti di Hamas si sono scatenati nel sud di Israele il 7 ottobre, uccidendo 1.200 israeliani e prendendo 240 ostaggi, secondo i dati forniti da Israele.

In risposta, Israele ha imposto un assedio totale su Gaza e ha lanciato un assalto aereo, marittimo e terrestre che ha ucciso oltre 11.000 persone, la maggior parte delle quali donne e bambini, secondo i funzionari gazawi. Si stima che due terzi dei 2,3 milioni di residenti dell’enclave siano rimasti senza casa.

“Che cosa gli abbiamo fatto? Ogni tanto ci fanno subire una nuova Nakba“, aggiunge Awad scoppiando in lacrime.

Ci hanno cacciato dalle nostre case e ci hanno portato a Gaza. Ora dove ci manderanno? Nel Sinai? Dove ci porteranno? Che ci buttino in mare, così potranno riposare senza Gaza e senza il povero popolo palestinese”.

continua.

Israele contesta l’affermazione di aver cacciato i palestinesi, sottolineando che gli eserciti arabi lo hanno attaccato dal giorno dopo che è stato creato, rifiutando un piano di spartizione delle Nazioni Unite che avrebbe creato uno Stato palestinese accanto a Israele.

L’esercito israeliano ha dichiarato che la guerra in corso è contro Hamas, non contro i civili, e che gli sfollati potranno tornare a casa una volta terminata, ma ciò non ha affatto rassicurato i palestinesi che ancora soffrono le conseguenze della Nakba.

La maggior parte degli abitanti di Gaza sono registrati come rifugiati, dopo che loro stessi o i loro antenati sono fuggiti dalle loro case nel 1948.

Martedì scorso, per di più, un alto esponente dell’estrema destra del governo del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che Gaza non può sopravvivere come entità indipendente e che sarebbe meglio che i palestinesi se ne andassero in altri Paesi.

E i commenti espressi dal ministro delle Finanze Bezalel Smotrich probabilmente rafforzano i timori di gran parte del mondo arabo, cioè che Israele voglia cacciare i palestinesi dalla terra dove vorrebbero costruire un futuro Stato, ripetendo la Nakba.

“Non ce la faccio più. Sono così stanca di questa vita. Siamo così stanchi di tutto questo, oh Dio. Abbi pietà di noi. Paesi del mondo, per favore guardateci, abbiate pietà di noi. Abbiamo fame. Siamo sfollati. Per quanti anni ancora?”, conclude Awad con la voce piena di disperazione.

(Foto:  [Abed Zagout – Anadolu Agency]).

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi