Sottosegretario Usa su Rapporto Goldstone: secondario perseguire i crimini di guerra.

Il Consiglio dell'ONU per i diritti umani ha avviato ieri la sua XIII assemblea, che proseguirà fino al 26 marzo. Tra i punti da discutere, il riesame del Consiglio e le raccomandazioni fatte dal rapporto Goldstone sui crimini di guerra commessi durante la guerra israeliana a Gaza.

Diciassette rappresentanti hanno avviato la seduta, in particolare Maria Otero, Sottosegretario USA per la Democrazia e gli affari globali, che ha ribadito il “rinnovato impegno” degli Stati Uniti a difendere “i diritti umani e la dignità umana in tutto il pianeta”.

Esponendo l'agenda USA nei confronti del Consiglio, Otero ha osservato le preoccupazioni del proprio paese riguardo a quella che ha definito l'“attenzione spropositata dedicata dal Consiglio a Israele, l'unico Paese ad avere la propria voce nell'agenda”, in particolare la discussione del rapporto Goldstone, e quello che le organizzazioni umanitarie di tutto il mondo hanno definito un pessimo tentativo da parte dei governi d'Israele e Palesina di rispondere alle questioni sollevate dal documento.

Otero ha in particolare sottolineato che gli Stati Uniti hanno “una serie di preoccupazioni specifiche riguardo al rapporto Goldstone”, ma che ciononostante “continueranno a invitare tutte le parti a condurre un serio riesame delle affermazioni di tale rapporto, e a stabilire dei sistemi di responsabilità credibili”.

Pare tuttavia che il rappresentante USA al Consiglio non abbia condiviso le preoccupazioni delle organizzazioni umanitarie nei confronti di ciò che molti hanno descritto come la mancanza di responsabilità e di serietà mostrata da Israele, dall'Anp e dai governi de facto di Gaza al momento d'inviare i rispettivi rapporti sulle indagini ONU. In una conferenza stampa seguita al discorso dell'UNHRC, Otero ha infatti sostenuto le indagini interne del governo israeliano e di quelli palestinesi.

“Siamo a favore del concetto di complementarietà – ha dichiarato ai reporter – il che vuol dire che il modo migliore di affrontare questi problemi è che ciascuna delle parti conduca le proprie inchieste e metta in atto i propri rimedi”.

Dal canto loro, le organizzazioni umanitarie dissentono con l'opinione del delegato USA, chiedendo che la questione sia affidata alla Corte criminale internazionale.

Otero è quindi tornata a parlare dell'agenda USA, affermando che “in sostanza, gli Stati Uniti s'impegnano a lavorare con le parti in causa per portare avanti una pace comune nella regione, che includa due stati, Israele e Palestina, che vivono fianco a fianco in un clima di sicurezza”; un obiettivo che gli USA considererebbero più importante che intentare azioni legali sulla base dell'accusa di crimini di guerra. 

Durante la stessa conferenza stampa, Otero ha anche commentato il nuovo ruolo che il suo paese giocherà presto nella sfera mondiale dei diritti umani: “Ovviamente, comprendiamo benissimo che l'unico modo in cui gli USA potranno fare da guida sarà inizialmente con l'esempio, e come ha spesso dichiarato il presidente Obama, noi stessi non abbiamo la fedina penale pulita”. 

Ha quindi suggerito che parte del ruolo degli Stati Uniti potrebbe essere quello d'incoraggiare il Consiglio a sviluppare “una prospettiva più ampia [su Israele] e assicurarsi che essa non domini al punto di fare le promesse, guidare le procedure e adottare le soluzioni tutto da sola”.

(Fonte: Maan)

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