Striscia di Gaza, aree ad alta densità di popolazione senza elettricità e acqua corrente

gazawater-ism-e1470597598239International Solidarity Movement / Gaza TeamCome ogni anno, in estate, si ripresenta sempre più grave il problema della scarsità di acqua nella Striscia di Gaza. Allo stesso tempo, la scarsità di energia elettrica causata dal blocco impedisce ai motori e alle pompe d’acqua di prelevare l’acqua dai pozzi e dalle fosse per poi distribuirla nelle case e nei campi coltivati.

Il Beach Camp è una delle zone di Gaza a più alta densità demografica, e di conseguenza è anche una delle zone più colpite dalla mancanza di acqua. Inoltre, a causa della sua posizione direttamente sulla costa, le sue falde acquifere sono le più esposte a infiltrazioni di acqua marina e di acque di scarto.

L’ISM ha raccolto le testimonianze di alcuni abitanti vittime di questo problema per poterne discutere con l’ingegnere Monther Shoblak, Direttore Generale del Palestinian National Authority Coastal Municipalities Water Utility (CMWU).

La prima testimonianza è di Azzam Miflah El Sheikh Khalil, che dice: “l’acqua arriva soltanto una volta ogni tre giorni, per qualche ora, e non è abbastanza [per riempire le fosse]. Le persone non possono immaginare quanto soffriamo per la mancanza di acqua. Inoltre, non c’è differenza tra l’acqua dei nostri pozzi e quella del mare… Il problema più grande è che quando c’è elettricità non c’è acqua corrente e quando c’è acqua corrente non c’è elettricità. L’unica soluzione sarebbe comprare un generatore per produrre energia quando c’è acqua, ma chi può permetterselo se qui non c’è lavoro?

Nell’isolato accanto vive Mokhtar Khamal Abu Riela, che ha esposto lo stesso problema: “Quando c’è acqua non c’è elettricità, e vice versa. L’acqua arriva forse una volta ogni quattro o cinque giorni per qualche ora. Compriamo benzina ogni giorno per alimentare il generatore nelle ore in cui c’è l’acqua, ma la situazione economica di ogni persona è precaria e non tutti possono permettersi di spendere 20 NIS al giorno solo per avere acqua nelle cisterne. Spendiamo più per la benzina che perl’elettricità o per l’ acqua”.

Abbiamo chiesto a Mokhtar se ricordava quando fosse iniziato il problema: “Dieci anni fa, quando è iniziato il blocco”.

Infine, Im Majed Miqdad ha esposto le difficoltà che lei e la famiglia devono affrontare giorno per giorno a causa della mancanza di acqua. “Ci sono persone che costruiscono cisterne sotterranee [che possono essere riempite senza bombe] oppure comprano un generatore alimentato a benzina. Ma non tutti possono permetterselo. Io sono una di questi, non posso spendere 20-30 NIS al giorno per la benzina da usare nel generatore. Oggi, per esempio, a casa mia e nelle case dei miei quattro figli e delle loro famiglie non c’è una goccia d’acqua, tutte e quattro le cisterne sono vuote. Stiamo aspettando che torni l’acqua e la corrente per riempirle. La situazione è grave, non abbiamo acqua, non abbiamo elettricità, non abbiamo lavoro… Se l’acqua e l’elettricità coincidessero per almeno tre ore al giorno basterebbe per riempire le cisternee almeno sopravvivere una giornata. Le persone devono capire che quando non c’è acqua non si può usare il bagno, non ci si può fare una doccia, non si possono lavare i piatti, la casa, i vestiti…E le nostre famiglie sono composte da cinque, sei, dieci persone… Non siamo solo in due o in tre dentro ogni casa”.

A causa dei frequenti reclami della popolazione, la prima cosa che l’ingegnere Monther Shoblack vuole spiegare è che i guasti nella distribuzione dell’acqua sono dovuti ai tagli dell’energia e che di conseguenza loro non possono controllarli: “È impossibile far coincidere l’acqua e l’elettricità, poiché per portare l’acqua da una zona all’altra occorrono i motori e le pompe e queste non possono funzionare senza elettricità. Noi non possiamo controllarle perché non sappiamo se e quale bomba andrà a segno e quando”.

Tuttavia, spiega, il problema nella Striscia di Gaza è più grave: “C’è uno sfruttamento eccessivo delle falde acquifere nella Striscia di Gaza. Questo perché le falde situate sulle coste, che si estendono dal Sinai a Yaffa e sono l’unica fonte di acqua disponibile oggi in tutta la Striscia di Gaza, sono alimentate storicamente dall’acqua piovana e dall’acqua proveniente dalle montagne di Al Khalil (Hebron) e dal Naqab. Tuttavia per decenni i nostri vicini [i sionisti] hanno costruito dighe che impediscono all’acqua di seguire il suo corso naturale fino a Gaza, lasciando l’acqua piovana unica fonte per le falde acquifere costiere. Queste dighe sono illegali perché violano le convenzioni sulle fonti d’acqua transfrontaliere”.

A causa di queste pratiche illegali da parte delle entità sioniste, “la capacità di produzione della falda acquifera di Gaza è scesa a 55 milioni di metri cubi all’anno a fronte di una domanda di 200 milioni di metri cubi all’anno”.

Lo sfruttamento sta inoltre abbassando, a livelli preoccupanti, il livello della falda acquifera, facendo sì che l’acqua marina penetri mischiandosi all’acqua potabile e contaminando la falda. Oltre alla contaminazione di cloruro causata dall’acqua marina, l’acqua della falda è contaminata anche dai nitrati provenienti dalle fuoriuscite di acque di scarico e dai fertilizzanti: “Queste sostanze sono ancora più dannose del cloruro, essendo inodori e insapori”.

I successivi attacchi alla Striscia di Gaza hanno danneggiato gravemente il sistema delle acque di scarico, distruggendo migliaia di fosse settiche e facendo sì che le acque di scarico contaminassero la falda. Inoltre, a causa della mancanza di fondi da parte delle autorità, solo il 72% di Gaza è munito di un sistema di acque di scarico. Il resto della zona dipende dalle fosse settiche costruite senza supervisione: “L’occupazione non ci ha mai fornito abbastanza impianti per il trattamento delle acque di scarico e per proteggere l’ambiente. Guardando i dati oggettivi sembra che la loro intenzione fosse esattamente l’opposto. Questi impianti non dovrebbero essere costruiti in zone sabbiose, per evitare perdite, e dovrebbero avere uno sbocco sul mare per prevenire gli straripamenti in caso di emergenza. Tuttavia, l’impianto principale è stato costruito a Beit Lahia, l’area più sabbiosa di Gaza e senza sbocco sul mare. Quindi quando c’è uno straripamento, cosa piuttosto comune, l’acqua di scarico inevitabilmente finisce nella falda contaminando le coltivazioni circostanti”.

Nel frattempo, nella Striscia di Gaza si sono verificati numerosi casi di meningite virale, alcuni dei quali mortali, sembrerebbe a causa delle contaminazioni da acque di scarico. La situazione ha costretto le autorità locali a chiudere molte piscine pubbliche e a imporre il divieto di balneazione per le prossime settimane.

Traduzione di Giovanna Niro