Unifil senza casa. A Beirut ‘festa della vittoria’.

Da www.ilmanifesto.it del 23 settembre.

Unifil senza casa. A Beirut «festa della vittoria»
Che succede nei luoghi dove si dispiegherà l’Onu
S. Ch.
Il corpo di spedizione dell’Unifil II, incaricato dalla risoluzione 1701 di fermare ogni attività della resistenza nel Libano del sud, ha completato ieri, tra mille difficoltà relative alla impossibilità politica-economica di trovare terreni e alloggiamenti per oltre 5.000 soldati, il suo dispiegamento nella parte meridionale del paese in un clima di forte tensione. Tensione accentuatasi non solo per la presa di posizione «non ufficiale» del presidentre siriano Bashar el Assad, riportata dal quotidiano progressista di Beirut «As Safir», secondo il quale la nuova Unifil si andrebbe espandendo per diventare «una sorta di corpo di spedizione Nato» mascherato che potrebbe essere usato contro la Siria e contro l’Iran ma anche per le tensioni politiche collegate al grande comizio della «vittoria» che il segretario del movimento Hezbollah, Hassan Nasrallah, terrà questa sera – misure di sicurezza permettendo – nella periferia sud di Beirut dove, tra le macerie di Hareth Hreik è stata già preparata una platea da 250 mila sedie in una piazza da 1000 metri quadrati. Se Nasrallah dovesse prendere la parola si tratterebbe della sua prima apparizione in pubblico dall’inizio della guerra. Il leader degli Hezbollah, e questo è il dato politicamente più rilevante, non sarà però solo ma, compiendo un primo passo verso la costituzione di un «fronte patriottico nazionale» contro il tentativo di Usa e Francia di assumere una sorta di mandato coloniale sul Libano, sarà affiancato dall’ex generale cristiano maronita Michel Aoun (tra l’altro originario proprio della periferia sud della capitale), dal leader cristiano maronita filo-Damasco Suleiman Franjieh, da Nabih Berri, leader del movimento sciita Amal e presidente del parlamento, dal leader sunnita di Tripoli Omar Karame, nipote di Rashid Karame, dai laici indipendenti come Selim el Hoss, dal Partito Comunista, dai rappresentanti dei sunniti nasseriani di Sidone. Centinaia di pulman sono già partiti in queste ore diretti a Beirut dal sud distrutto, dalla valle della Beqaa, dalle regioni montuose e dalla città di Tripoli. In altri termini oggi potrebbe tenersi a Beirut la più grande manifestazione pro-resistenza e anti-Usa che si sia mai avuta nella capitale libanese. L’esasperazione della popolazione libanese è anche dovuta alle ultime notizie che parlano di un ulteriore rinvio del ritiro israeliano dal Libano, dello spostamento del confine, della distruzione dei frutteti, delle serre, dei campi di tabacco a ridosso del confine con lo stato ebraico, del dirottamento verso Israele delle acque delle sorgenti del Wazzani. Una miscela esplosiva che sta anche dietro alle difficoltà dei contingenti multinazionali nel trovare i terreni e gli edifici dove sistemare i 5.000 soldati della nuova Unifil. Il governo libanese non vuole inimicarsi gli enti locali controllati dai partiti sciiti Hezbollah e Amal e i proprietari locali non si fidano del governo di Beirut e vogliono firmare contratti, spesso esosi, solamente con l’Unifil. Il contingente italiano ha così dovuto rivedere i suoi piani e spostare il comando e 300 uomini, nella cittadi Tibnin, grosso centro nel cuore del Libano del sud, 30 chilometri a sud est di Tiro.

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