Venerdì, folla egiziana per chiedere il ritiro dello Scaf

Folla egiziana per chiedere il ritiro dell’esercito dal potere

Di Shaimaa Fayed e Edmund Blair.

Cairo – Ma’an/Reuters. Venerdì decine di migliaia di egiziani hanno chiesto che i loro governanti militari si attengano all’impegno di cedere il potere entro la metà dell’anno, in seguito ad una discussione su chi può candidarsi alle elezioni presidenziali che ha sollevato dubbi circa l’impegno dell’esercito per la democrazia.

Due candidati islamici in primo piano, uno rappresentante la Fratellanza Musulmana visto come il favorito, erano fra quelli esclusi questa settimana da una votazione che comincia il 23-24 maggio, provocando una tempesta di critiche fra i sostenitori e i candidati.

Khairat al-Shater, ex candidato della Fratellanza, ha affermato che la sua espulsione ha dimostrato che i generali, che hanno governato da quando Hosni Mubarak è stato estromesso lo scorso anno, non hanno serie intenzioni di dimettersi. Il movimento sta adesso presentando un candidato di riserva.

“Siamo tutti qui per proteggere la rivoluzione e portare a termine le sue richieste”, ha detto Sayed Gad, 38 anni, un farmacista e membro della Fratellanza. Si è unito alla protesta che ha attirato sia islamisti sia liberali nell’affollata piazza Tahrir, al centro del Cairo.

Un consiglio di generali, che si è dimesso 14 mesi fa in seguito alle dimostrazioni di massa a Tahrir e altrove che hanno indebolito il potere di Mubarak, ha guidato l’Egitto attraverso una transizione turbolenta accentuata da attacchi di violenza e frequenti proteste contro la loro gestione del passaggio alla democrazia.

L’esercito sostiene che seguirà il programma per dare il potere ad un nuovo presidente entro il 1° luglio e ha promesso di supervisionare un voto equo. Ma alcune osservazioni da parte di ufficiali militari che suggeriscono che l’esercito potrebbe anche cercare adesso di avere una nuova costituzione in vigore prima di tale consegna – una scadenza incredibilmente stretta per molti – si sono aggiunte alle preoccupazioni popolari riguardo le ambizioni militari.

I diplomatici occidentali si aspettano il programma per trasferire i poteri da mantenere, ma affermano che l’esercito, che ha fornito i presidenti egiziani per sei decenni, incluso Mubarak, e che ha costruito estesi interessi commerciali in quel periodo, rimarrà un attore influente dietro le quinte per anni.

“Abbasso il regime militare” e “Il popolo vuole l’esecuzione del maresciallo” sono gli slogan scanditi da alcuni manifestanti, un riferimento al Maresciallo Superiore Mohamed Hussein Tantawi, ministro della difesa di Mubarak per due decenni che adesso guida il Consiglio militare al potere.

Vecchio Ordine

Alcuni dimostranti si sono protetti dietro tende e ombrelli per ripararsi dal sole di mezzogiorno. Molti sventolavano bandiere egiziane.

In migliaia si sono riuniti nella seconda città di Alessandria e sono affluiti in altre città. Le ore successive alla preghiera settimanale del venerdì nelle moschee sono i momenti tradizionali per le proteste.

Anche un altro candidato, Omar Suleiman, ex capo dell’intelligence di Mubarak e suo vice presidente per un breve periodo, è stato espulso dalla corsa per la presidenza. La sua candidatura aveva sollevato timori che l’esercito volesse abbattere i vantaggi ottenuti a partire dalle sommosse dello scorso anno, ma ci sono anche altre persone nella competizione viste come tracce del vecchio ordine di Mubarak.

“No agli avanzi. No al governo militare”, diceva uno striscione che portava la fotografia dell’ex primo ministro di Mubarak Ahmed Shafiq, un ex comandante della forza aerea, e di Moussa, un ex ministro degli esteri. Sono entrambe forti contendenti, specialmente ora che Shater della Fratellanza è stato escluso.

La dimostrazione di venerdì è stata la prima in tanti mesi ad unire sia islamici sia liberali. Anche se in linea di massima uniti nel criticare l’esercito, le loro richieste non sono del tutto allineate. I liberali sono anche preoccupati per la forza dell’Islam politico dopo che – in particolare la Fratellanza e il più piccolo e più complesso movimento Salafi – ha spostato un voto parlamentare nel mese di dicembre.

Discussioni su chi sia eleggibile a governare per la prima vera elezione presidenziale nella storia dell’Egitto si sono aggiunte alle tensioni già intense su chi dovrà scrivere la nuova costituzione.

I liberali, così come le figure istituzionali religiose cristiane e musulmane, hanno abbandonato un’assemblea che era stata formata per redigere la nuova costituzione in quanto hanno detto che essa era dominata da islamisti politici e non rappresentava la diversità dell’Egitto.

L’assemblea, nominata dal nuovo parlamento dominato dall’islamismo, adesso è stata sospesa.

Il 6 aprile un giovane gruppo, che lo scorso anno ha aiutato a galvanizzare le dimostrazioni anti Mubarak, aveva sollecitato le proteste di venerdì anche per chiedere che fossero stabiliti dei nuovi criteri per assicurare un’organizzazione diversa per l’assemblea costituente.

Fra i manifestanti c’erano anche dei sostenitori di Hazem Salah Abu Ismail, un Salafi ultra conservatore candidato alla presidenza che aveva ottenuto un grande seguito popolare ma che fu escluso dalla candidatura poiché sua madre era di nazionalità americana, violando una delle regole per ricoprire la carica.

Da una piattaforma in piazza Tharir, dove i suoi sostenitori si erano riuniti anche venerdì, la gente gridava con gli altoparlanti: “Rivoluzione islamica! Con la nostra anima e con il nostro sangue, noi ci sacrifichiamo per l’Islam!” e “Il Corano è la costituzione!”

Traduzione per InfoPal a cura di Giovanna Zagami