XII “Conferenza della Coalizione Globale per Sostenere Gerusalemme e la Palestina”

Istanbul-InfoPal. Dal 1 al 4 dicembre si è svolta a Istanbul, in Turchia, la XII Conferenza internazionale della “Coalizione Globale per sostenere Gerusalemme e la Palestina”, organizzata dalla “Coalizione globale per al-Quds e la Palestina (GCQP)”. Erano presenti personaggi importanti internazionali (ambasciatori, parlamentari, presidenti, personalità del mondo della Cultura e della Solidarietà), Khaled Mishaal e Isma’il Haniyah, e organizzatori arrivati da ogni parte del mondo per offrire aiuto e supporto alla causa palestinese.

Vari gli interventi dei relatori, palestinesi e di diversi Paesi arabi, che hanno abbracciato varie tematiche, dalla questione gerosolimitana a quella dei prigionieri – madri e bimbi compresi -, all’unità della Nazione islamica (Ummah) dall’Indonesia al Marocco, dall’Asia all’Africa, dalla questione della donna alla resistenza e alle varie forme di comunicazione della Causa palestinese. “Il nostro dovere è ricordare la liberazione della Palestina – ha esordito Hammam Said, presidente delle associazioni internazionali di protezione di Gerusalemme -, perché questa è la questione che ci rappresenta tutti. Il nostro popolo palestinese usa solo sassi, ma questo basta per mostrare il nostro sforzo per la libertà della Palestina. Questa Conferenza dimostra l’appoggio e la solidarietà di tutta la Umma, perché mostra veramente chi siamo”.

L’ex prigioniero Zaher Jabareen, in rappresentanza dei prigionieri palestinesi rinchiusi nelle carceri israeliane, ha invitato a mettere la questione palestinese e la libertà dei prigionieri tra le priorità più importanti.

Dall’Indonesia, l’ex ministro della Difesa, Mohammad Sab, ha sottolineato che “tutti i Paesi del mondo sono solidali con voi e con la resistenza palestinese, e comprendono il maltrattamento a cui è sottoposto il popolo palestinese. Noi dall’Indonesia, dalla Malesia e dal Brunei siamo riuniti qui per liberare la Palestina e per riportare i palestinesi nella propria casa, e o faremo insieme, per voi. E insieme torneremo a pregare nella moschea di al-Aqsa, a al-Quds”.

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Il ruolo della donna. Omaima Tijani, presidente del Coordinamento delle Donne per il supporto e la protezione di Gerusalemme, ha evidenziato che “il ruolo della donna e attivista palestinese non è minore di quello dell’uomo: la donna è mamma, sorella e figlia dei martiri palestinesi”.

“La donna palestinese e della nostra Umma – ha aggiunto – è quella che difende e che combatte per la libertà della Palestina. Vogliamo che tutte le donne facciano lo sforzo di sostenere la Palestina. Vogliamo la presenza di tutte le donne in qualsiasi associazione possibile per l’appoggio della Palestina. Dobbiamo ricordare che sono le donne che mettono al mondo gli uomini”.

Hasan Turan, vicepresidente del Parlamento turco e capo delle “Amicizie palestinesi del Parlamento”, ha affermato: “Mostreremo sempre e comunque il dolore dei palestinesi al mondo; (…) e non amiamo né ameremo mai questo colonialismo. (…). I carri armati in Palestina passano sopra le nostre anime e le nostre vite; sono dalla vostra parte, dalla parte giusta e della libertà da tutto questo sistema di apartheid. (…) Noi crediamo che un giorno tutto questo finirà”.

Le relazioni di personalità giunte dalla Tunisia, dalla Libia, dalla Giordania e dall’Iran hanno evidenziato l’importanza della Causa palestinese per la Nazione islamica.

Nell’ambito dei cinque giorni di Conferenza sono stati anche presentati diversi progetti di lavoro e di solidarietà – dai libri scolastici che parlano della Palestina e Gerusalemme (“Silsilat qiyam al-tahrir”) a “al-Quds amanti” (Gerusalemme è la mia responsabilità) per la costruzione di edifici e organizzare missioni umanitarie durante il mese di Ramadan, a “Layl wa nahar”, per l’insegnamento e l’aiuto alla vita scolastica e universitaria, a “Riyadiyun al-Quds” sulla solidarietà alla Palestina attraverso lo sport o le partite.

Palestina, questione mondiale. Il seminario per i Palestinesi in Europa e nei Balcani, dal titolo “Cosa possiamo fare come partecipanti per la Palestina in Europa?”, ha evidenziato le parole-chiave su cui lavorare: musulmani, europei, Paesi arabi. “Bisogna far sì che la questione della solidarietà con la Palestina non dipenda solo dalla religione o dalla provenienza geografica: non deve essere solo un impegno degli Arabi e dei musulmani, ma deve essere una questione di solidarietà umanitaria globale. E’ necessario fare incontri annuali con i giovani palestinesi d’Europa, in modo che si possano riavvicinare alla nostra cultura e lingua, e che possiamo insegnare loro il giusto modo di parlare della Palestina a coloro che non ne sanno nulla; o come essere solidali con la questione, spiegando in maniera corretta la Storia, così da far arrivare l’idea che non è solo una questione che interessa gli Arabi e i musulmani, ma travalica la religione e la provenienza geografica”.

Palestina e comunicazione. Durante il workshop dedicato ai giovani, sabato 4 dicembre, sono state affrontate le strategie per comprendere il cosiddetto “soft power”, come crearlo e come utilizzarlo in relazione alla Questione palestinese.

“Cosa vuol dire ‘convincere’?”, hanno chiesto i relatori. “Fare cambiare idea o opinione a qualcuno su quello che vogliamo o vogliamo far comprendere. L’obiettivo è far sì che il messaggio arrivi e rimanga il maggior tempo possibile. A tal proposito, qual è la tecnica migliore? La fase di pre-convinzione è la più importante, perché se non si ha successo non si riuscirà a far passare il messaggio, quindi si sarà fallito l’obiettivo di comunicare l’idea”.

Il workshop ha evidenziato la necessità, basilare, di lavorare efficacemente e con i giusti mezzi disponibili, alla corretta informazione sulla Palestina.

Donne e madri prigioniere e mogli di prigionieri e martiri. Samar Sbeih e suo figlio, partorito in prigione, nel 2005, hanno reso la loro testimonianza della vita in carcere, mentre la moglie di Mazen Fuqaha, ex prigioniero e martire, e padre di due figli, ha chiesto il sostegno per “andare avanti” e “non abbandonare i prigionieri palestinesi in quanto hanno bisogno del vostro aiuto”.

Sono seguite, poi, altre testimonianze di figli di palestinesi uccisi dalle forze israeliane.

Il Convegno si è concluso con la recitazione di poesie di diversi poeti arabi e con l’invito, da parte degli organizzatori, a “continuare a lottare e a non recedere dal raggiungimento degli obiettivi: il prossimo incontro sarà a Gerusalemme!”

Report da Istanbul raccolto da Jinan Hannoun, GPI e API.