Israele è il primo esportatore mondiale della criminalità informatica

MEMO. Di Asa Winstanley (*). La scorsa settimana, sono risultato positivo al COVID-19 e sono stato dunque costretto a prendermi un periodo di riposo. Alla fine sono stato colpito abbastanza duramente ma, per fortuna, non è stato necessario il ricovero in ospedale. Ho ricevuto supporto telefonico dai medici del SSN (Sistema Sanitario Nazionale). A molte persone è andata invece molto peggio.

Al momento della registrazione del mio test positivo al COVID-19 con il SSN, mi è stato chiesto di segnalare l’esito del test mediante l’app Covid-19 del SSN. Avevo installato l’app sul mio telefono subito dopo che era divenuta disponibile, l’anno scorso.

L’applicazione è in grado di tracciare i miei movimenti utilizzando la posizione del mio telefono. Quando ho registrato il test positivo, mi ha chiesto il permesso di condividere i dettagli sui miei movimenti nei giorni precedenti, come ad esempio il tempo in cui sarei stato esposto al virus. Questo è noto come tracciamento dei contatti digitali.

L’app ha dichiarato che avrebbe condiviso in modo anonimo questi dettagli con il Servizio Sanitario Nazionale. Le altre persone che, con l’app installata, si trovavano nella mia stessa posizione nello stesso momento, sarebbero poi stati informati del fatto che potrebbero essere stati esposti al Coronavirus, così da poter fare un tampone e da ridurre i contagi.

Sebbene alcuni possano vederla come un’invasione della privacy, ho dato il mio consenso e non mi è dispiaciuto affatto. La condivisione dei dati dell’app è ai fini della salute pubblica e, in ogni caso, i dati che ho condiviso erano totalmente anonimi. Morale della favola: non ero per nulla preoccupato!

Tuttavia, gli smartphone sono dispositivi di spionaggio imposti dai monopoli della Silicon Valley. La raccolta di dati invasiva (e la vendita di dati) da parte di aziende come Facebook è molto più preoccupante a parer mio.

I dati anonimi sui miei movimenti condivisi in modo altrettanto anonimo con il SSN allo scopo di contenere la diffusione di una pandemia mortale sono l’ultimo dei miei pensieri.

Una preoccupazione molto più grande per me sono le armi informatiche aggressive, come quelle spinte dalle aziende di mercenari informatici israeliani, come la NSO Group.

LaNSO, uno dei principali esportatori israeliani di armi informatiche, è stata persino inserita nella lista nera dal dipartimento del commercio degli Stati Uniti, il che significa che non è più consentito acquistare parti e componenti da società statunitensi, se non con una licenza speciale.

L’arma globale dello spyware israeliano Pegasus per mettere a tacere le critiche? – Vignetta [Sabaaneh/MiddleEastMonitor]

Ciò è dovuto allo spyware della NSO, Pegasus, e al fatto che prende di mira politici, giornalisti e operatori dei diritti umani. Pegasus è in grado di dirottare efficacemente il telefono di un bersaglio, rubando password, foto, video, messaggi di testo e accendendo alla fotocamera e al microfono secondo le necessità.

In altre parole, gli smartphone possono essere trasformati in armi contro i propri utenti.

Questo è l’ennesimo esempio che vede Israele stabilire un modello globale per la sorveglianza di tutti.

Un recente articolo ne ha fornito un esempio ancora più inquietante con i sistemi Wolf Pack e Blue Wolf. Un informatore, un ex soldato israeliano, li ha definiti una “totale violazione della privacy di un intero popolo”.

Wolf Pack è un vasto database che include “profili di quasi ogni palestinese in Cisgiordania, comprese le fotografie degli individui, le storie familiari, l’istruzione e un livello di sicurezza per ogni persona”.

Blue Wolf è una tecnologia per smartphone e un sistema di riconoscimento facciale più ampio che scansiona i volti di ogni palestinese con cui entra in contatto.

Nella città palestinese di Hebron, una rete di telecamere a circuito chiuso soprannominata Hebron Smart City fornisce il monitoraggio in tempo reale della popolazione della città e, secondo un ex soldato, a volte è possibile vedere persino all’interno delle case private.

Premi sono stati distribuiti a quei soldati israeliani che sono riusciti a scattare il maggior numero di foto ai volti dei palestinesi, compresi quelli dei bambini.

Questo non è altro che l’inizio di un sistema oppressivo per sorvegliare appieno tutti i palestinesi.

Allo stesso modo in cui la NSO ha permesso a Israele di esportare il suo spyware Pegasus in altri regimi oppressivi come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti, si può scommettere che vi siano piani in corso per esportare sistemi come Wolf Pack e Blue Wolf all’estero.

Israele è una “manna” solo per gli altri oppressori.

(Foto: Nicosia, 21 luglio 2021. Una donna controlla il sito web dello spyware Pegasus di fabbricazione israeliana in un ufficio nella capitale cipriota [MARIO GOLDMAN/AFP via Getty Images]).

Traduzione per InfoPal di Rachele Manna.

(*) Nota della redazione di InfoPal: abbiamo pubblicato questo interessante articolo del giornalista Asa Winstanley sullo spionaggio cibernetico israeliano, ma lo riteniamo parziale e un po’ ingenuo, in quanto non tiene conto che le APP sanitarie anti-Covid possono essere, alla stessa stregua, un sistema di controllo e violazione della privacy, e un pericoloso strumento in mani altrui.