La Flotilla si prepara nel porto di Atene

Atene – Ma'an. Addestramento non violento e misure anti-sabotaggio sono in programma per i volontari, gli attivisti e gli operatori della comunicazione che stanno arrivando ad Atene, per salire a bordo della Freedom Flotilla 2, che si prepara a salpare per Gaza. 

Nella speranza di evitare i sabotaggi, che nel 2010 hanno interessato due navi della flotta, le imbarcazioni per il viaggio di giugno sono state ormeggiate in località segrete e agli addetti stampa è stato chiesto di non pubblicare le fotografie delle navi. 

Al loro arrivo, coloro che dovranno salpare per Gaza per cercare di rompere il blocco israeliano, parteciperanno a stage programmati dagli organizzatori della Flotilla, che spiegheranno come gestire eventuali scontri con le forze israeliane, quando le barche si avvicineranno a Gaza. 

Le sei navi che hanno navigato nel maggio 2010 furono intercettate dalla marina israeliana in acque internazionali, in un raid mortale in cui morirono nove attivisti. 

Lynda Brayer, avvocato dei diritti umani, sostiene che l'operazione militare contro la Flotilla 2010 rappresenta una violazione del diritto internazionale.

Parlando con Ma'an, Brayer ha spiegato che gli uomini e le donne a bordo delle navi erano civili disarmati. “Essi sono coloro che il diritto internazionale chiama 'hors de combat', che significa 'fuori dal campo di combattimento'. Questa è la definizione di 'civili'. Poiché non sono parte dell’avversario, non rientrano nella categoria di esercito e perciò non è permesso attaccarli.

“Una missione di indagine convocata dal Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, dopo la Flotilla del 2010, ha constatato che:

“La condotta del personale militare israeliano nei confronti dei passeggeri della flotta non solo era sproporzionato rispetto alla situazione, ma ha dimostrato un livello del tutto inutile e inaccettabile di violenza. Si è verificato un inaccettabile livello di brutalità. Un comportamento del genere non può essere giustificato né approvato in materia di sicurezza o per qualsiasi altro motivo. Ha costituito gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale”.

Il rapporto ha definito il blocco israeliano “totalmente intollerabile e inaccettabile.” 

Nonostante il rapporto, le forze militari e navali israeliane stanno facendo sforzi preventivi per giustificare l'intervento, ed eventualmente l’attacco, contro le navi passeggeri dell’ultimo tentativo di rottura dell’assedio. 

In alcune dichiarazioni, i funzionari israeliani hanno ritenuto i partecipanti “combattenti” o, in qualche modo, “contro lo Stato di Israele”. 

Il comandante della marina israeliana, l’ammiraglio Eliezer Marom, ha recentemente affermato che la Flotilla porta armi a Hamas, definendo l'iniziativa “guidata dall’odio”. 

Dopo l'ispezione ad Ashdod, dove sono state rimorchiate le navi intercettate nel 2010, non sono stati ritrovati carichi di armi. 

Brayer ha successivamente ridimensionato l'affermazione, dichiarando: “Ogni nave che salperà, sarà ispezionata. Non sarà permesso loro di lasciare alcun porto, se trasporteranno armi”.

A Brayer è stato chiesto se Israele abbia il diritto di intercettare la flotta di giugno in acque internazionali o vicine e la sua risposta è stata: “No, assolutamente no.” 

“Israele ha il diritto di proteggere le proprie coste, che terminano al confine nord di Gaza. Giunti a tale costa, alle navi potrebbe essere impedito di entrare nelle sue acque”. 

Brayer, un sudafricano emigrato in Israele 46 anni fa, ha pronunciato parole dure nei confronti del blocco: “Un assedio è un atto di guerra”. 

“Questo è un atto di guerra contro un’intera popolazione civile, contro persone che non hanno mezzi per proteggersi”. 

La flotta deve essere considerata alla luce delle accuse rivolte dagli ebrei, riguardo al fatto che nessuno li abbia aiutati durante l’epoca di Hitler”, ha aggiunto. 

“La gente nel resto del mondo sta prendendo una decisione morale, dicendo: 'Mi rifiuto di essere complice del blocco e mi rifiuto di rimanere in silenzio”.

“Un assedio sempre più stretto – ha affermato Brayer preoccupato -, è un passo verso il genocidio, poiché il genocidio non comincia improvvisamente. 

“E’ stato un processo, durante l'Olocausto”, ha aggiunto, facendo riferimento alle prime restrizioni imposte agli ebrei europei durante la seconda guerra mondiale. 

“Dobbiamo chiederci: Israele sta attuando un processo simile? Penso di sì”. 

La Freedom Flotilla 2 sarà composta da 10 navi, che porteranno aiuti umanitari, tra cui lettere indirizzate ai residenti di Gaza, e tenterà ancora una volta di rompere l'assedio, un blocco che è stato ampiamente denunciato come illegale e disumano. 

L'ONU ha condannato l'assedio in diverse occasioni. Nel 2010, l'Alto Commissario dell'ONU per i Diritti Umani, Navi Pillay, ha dichiarato il blocco “illegale2, perché viola il divieto della Quarta Convenzione di Ginevra alla punizione collettiva di civili, e ne ha chiesto la fine.

Israele afferma che il blocco sia conseguenza della presenza di Hamas a Gaza, dal 2007. 

Tuttavia, alcuni osservatori contestano ciò, facendo notare che la chiusura ermetica della Striscia rappresenta il culmine di un processo che in realtà ha avuto inizio nel 1991, con le restrizioni al movimento dei palestinesi.

 

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