La storia della moschea al-Ibrahimi

16649454_1371324892930701_218361958310738721_nA cura dei Giovani Palestinesi d’Italia. Un luogo caratteristico per cui è conosciuta la città di Al Khalil (Hebron) è la Moschea di Abramo, Al Haram Al Ibrahimi.
È un complesso architettonico costruito su una serie di grotte sotterranee, a forma di parallelogramma.
È la più importante moschea per i musulmani in Palestina, dopo la moschea di al-Aqsa.
In questo suggestivo luogo è seppellito un importante profeta per le tre religioni monoteiste, Abramo, da cui prende il nome anche la città stessa di Hebron. Sono seppelliti anche sua moglie Sarah, Ismaele, Isacco, Giacobbe e Giuseppe con le rispettive mogli.
La Moschea fu trasformata in Cattedrale durante le crociate, e ci rimase per novant’anni, fino alla riconquista dei musulmani nel 587 dell’egira.
È attualmente oggetto di contese tra i palestinesi e gli israeliani, dove questi ultimi, nel 1967, fecero sventolare la loro bandiera sopra la Moschea, anche se rimase luogo di culto islamico fino al 1994 quando, durante il rito della Preghiera, ebbe luogo una strage che causò la morte di diversi palestinesi: il “Massacro di Haram”.
Il massacro avvenne nell’alba del 25 febbraio 1994, quando un colono israeliano aprì il fuoco sui fedeli, causando la morte di 29 palestinesi e ferendone 15. Durante il massacro i soldati israeliani chiusero le porte per evitare che qualcuno riuscisse a scamparla ed impedire ai soccorritori di raggiungere i feriti.
In seguito l’occupazione formò una commissione d’inchiesta nella quale si decise che la Moschea sarebbe stata divisa in due, dove la seconda zona sarebbe stata adibita a sinagoga, formando, davanti all’entrata, un posto di blocco con tanto di cancelli elettronici e impedendo agli abitanti palestinesi di praticare attività commerciali. Molte famiglie vennero addirittura cacciate dalle proprie abitazioni.