In una lettera aperta, 680 influencer esortano Biden a difendere i diritti dei palestinesi

Washington-Wafa. Più di 680 leader internazionali e influencer negli ambiti della scienza, del mondo accademico, della società civile, della fede e altro ancora hanno esortato il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, a onorare i suoi impegni verso la protezione dei diritti umani del palestinesi.

In una lettera aperta pubblicata giovedì 17 giugno, il gruppo ha invitato il presidente degli Stati Uniti a mettere “i diritti umani al centro della politica estera degli Stati Uniti”.

I firmatari includono ONG palestinesi, Christian Aid, l’ex presidente irlandese Mary Robinson, l’accademico israeliano espatriato Ilan Pappe, l’accademico statunitense Noam Chomsky, l’ex procuratore generale israeliano Michael Ben-Yair e l’ex presidente della Knesset Avraham Burg, tra gli altri.

La lettera segue il giuramento del nuovo governo di coalizione israeliano sotto la guida del primo ministro di estrema destra Naftali Bennet, nonché l’impegno degli Stati del G7 della scorsa settimana a “sfruttare il potere della democrazia, della libertà, dell’uguaglianza, come anche il rispetto dei diritti umani per rispondere alle domande più grandi e superare le sfide più grandi”.

I gruppi e gli individui provenienti da 75 paesi hanno invitato il presidente Biden ad assicurare “l’obbligo di rendiconto per le autorità israeliane che violano i diritti dei palestinesi”, ad applicare “una pressione diplomatica concertata” per porre fine alla sua “discriminazione e oppressione in continua espansione” a danno dei palestinesi, come anche alla politica di Washington di mantenimento dello “status quo politico privo di giustizia e responsabilità”.

Nella lettera aperta si evince quanto riportato: ”La sua amministrazione si è impegnata in una politica estera “incentrata sulla difesa della democrazia e sulla protezione dei diritti umani. Più recentemente, ha affermato: ‘Credo che palestinesi e israeliani meritino ugualmente di vivere in sicurezza, e godere di pari misure di libertà, prosperità e democrazia”. Per i palestinesi, lo spazio tra queste dichiarazioni e la loro vita quotidiana non potrebbe essere più ampio”.

”L’espropriazione forzata dei palestinesi in tutta la Cisgiordania occupata, comprese le famiglie che vivono nei quartieri di Gerusalemme est di Sheikh Jarrah e Silwan, e le azioni aggressive delle forze israeliane contro manifestanti pacifici e fedeli alla moschea di Al-Aqsa, sono le ultime prove di un sistema di governo separato e diseguale”, aggiunge la lettera.

Continua: ”Queste politiche distruggono il tessuto sociale delle comunità e minano qualsiasi progresso verso un futuro democratico, equo e pacifico. La logica che li guida ha portato al recente sfollamento di 72.000 palestinesi a Gaza che devono anche sopravvivere alla crisi umanitaria in corso causata da un blocco di ben 14 anni”.

”Andando avanti, gli Stati Uniti devono affrontare le cause profonde della violenza che le successive amministrazioni hanno trascurato. La sua amministrazione deve esercitare una pressione diplomatica concertata per aiutare a porre fine alla discriminazione in continua espansione e all’oppressione sistemica, come anche a garantire la responsabilità per le autorità israeliane che violano i diritti dei palestinesi”.

Traduzione per InfoPal di Rachele Manna