Corte Suprema israeliana ribalta gli ordini di deportazione da Gerusalemme

Tell er-Rabi' (Tel Aviv) – Agenzie. Lunedì scorso, la Corte Suprema israeliana ha concesso al ministro dell'Interno Eli Yishai 90 giorni per fornire “motivazioni convincenti” a giustificazione della propria richiesta per la revoca dei diritti di residenza a Gerusalemme ai deputati palestinesi.

“Mancata fedeltà a Israele” era stata la base per la revoca dei diritti di residenza nei confronti di tre deputati e di un ex ministro (Abu 'Arafah).

“La legge israeliana, precisa oggi la Corte Suprema, non autorizza un ministro a prendere decisioni di questa natura. Attualmente non esiste in Israele una legge che disciplini questi casi, ovvero che preveda la revoca dei diritti di residenza per mancata dichiarazione di fedeltà allo Stato”.

In una dichiarazione dei diretti interessati, Mohammed Abu Tir, Ahmed 'Atoun, Mohammed Totah, e Khaled Abu 'Arafah si legge: “La decisione della Corte Suprema riconosce i diritti dei gerosolimitani a vivere in città. E' un passo nella direzione giusta a garanzia dell'inviolabilità del diritto a vivere nella propria città, Gerusalemme. Sebbene giunga in ritardo, questa decisione rappresenta un discreto correttivo nella lunga lista dei crimini israeliani contro i membri del Clp, per lo meno a livello giudiziario”.

Secondo il parere della Corte Suprema, che ha giurisdizione su questo caso, “non c'è un precedente giudiziario nel quale si sia fatto uso dell'accusa di infedeltà allo Stato al fine di esiliare i gerosolimitani dalla propria città”. La decisione giudiziaria oggi conferma che la richiesta di deportazione è motivata politcamente ed è priva di basi legali.

Era luglio 2010 quando sul “Guardian” il direttore del gruppo per i diritti umani “Adalah”, Hassan Jabaren, spiegava: “Per la prima volta, Israele sta ricorrendo al pretesto di 'infedeltà' per revocare loro (ai deputati palestinesi, ndr) il diritto di residenza. Sono molto gravi le conseguenze per i palestinesi che vivono a Gerusalemme Est. Il presente caso potrebbe innescare un lungo ciclo di revoche di residenza su basi puramente politiche e per condurre una pulizia etnica”.

Sono rifugiati presso la tenda sit-in nella sede della Croce Rossa Internazionale (Icrc) a Gerusalemme, Mohammed Totah e Khaled Abu 'Arafah.

Ahmed 'Atoun e Mohammed Abu Tir, entrambi esponenti di Hamas, sono stati arrestati e deportati da Gerusalemme. Il primo è in una prigione israeliana dal 26 settembre scorso, mentre Abu Tir è stato deportato a Ramallah.

L'espulsione dei residenti da un territorio occupato equivale a un crimine di guerra e contro l'umanità. Sebbene le intenzioni del governo israeliano vadano in direzione opposta, spetta a Israele, in qualità di potenza occupante, il dovere di porre fine all'occupazione dei Territori palestinesi.
Gerusalemme è una città occupata, e il suo status di città sotto occupazione è sancito da leggi e convenzioni internazionali.

Agenzie:
PNN
MEMO

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