Haniyah: la chiusura dei tunnel pone la prerogativa di riaprire Rafah completamente

Gaza-InfoPal. Il capo del governo palestinese di Gaza, Ismail Haniyah, ha annunciato di aver tenuto dei contatti con il direttore dell’intelligence egiziana per discutere la situazione sul confine tra la Striscia di Gaza e l’Egitto, alla luce delle accuse rivolte alla resistenza palestinese in merito a presunte ostilità compiute contro l’esercito egiziano.

Mercoledì 18 settembre, durante l’inaugurazione di una serie di progetti a Rafah, sud della Striscia di Gaza, Haniyah ha riferito che il direttore dell’intelligence egiziana lo ha contattato per affrontare la questione delle voci sui tunnel sotterranei che collegherebbero Gaza ad alcune zone militari nel Sinai, e la presenza di armi in essi. Il premier palestinese ha assicurato che “Gaza non ha nulla a che fare con ciò che sta accadendo nel Sinai” e che “la resistenza palestinese, e in testa le Brigate di al-Qassam, non è intenzionata a combattere contro l’esercito egiziano, in quanto l’ideologia della resistenza si basa sulla lotta, esclusivamente contro il nemico sionista”.

Il premier di Gaza ha spiegato di aver ordinato al ministro degli Interni di Gaza, Fathi Hammad, di avviare i contatti e le verifiche del caso. Verifiche che hanno dimostrato la completa estraneità della resistenza da quanto sta accadendo in Egitto. “Ho informato personalmente il direttore dell’intelligence egiziana di tutto ciò”, ha aggiunto.

Ha quindi ritenuto il ritrovamento, avvenuto nel Sinai, di bombe con il logo di al-Qassam “un tentativo di offuscare l’immagine della resistenza e distorcere la realtà”. Haniyah ha poi fatto riferimento ad una sua precedente conferenza stampa in cui spiegava come alcuni elementi siano riusciti a contrabbandare le bombe in Egitto, allo scopo di danneggiare l’immagine di Gaza e la resistenza.

Il primo ministro palestinese ha anche rivolto un messaggio ai media coinvolti nelle campagne di incitamento contro Gaza e il popolo palestinese, scongiurandoli di porre fine a tutto ciò. Ha poi sottolineato che i popolo palestinese e quello egiziano sono fratelli, e ha deplorato le restrizioni imposte dall’Egitto sulla Striscia di Gaza.

“La chiusura dei tunnel sotterranei pone la prerogativa di riaprire Rafah di fronte al movimento di persone e al traffico di merci. I nostri fratelli in Egitto dovrebbero agevolare l’ingresso, a Gaza, delle medicine, i materiali da costruzione e i combustibili, tutti elementi di prima necessità”, ha affermato.

In un contesto correlato, Haniyah ha sottolineato che nella fase attuale, il suo governo sta procedendo in due linee parallele: “La prima è quella di rafforzare il fronte interno per assolvere i nostri obblighi a livello nazionale e affrontare i rischi che insidiano il popolo e la causa palestinese. La seconda è quella di preservare le relazioni di Gaza con la sua profondità strategica, rappresentata dal mondo arabo e islamico, l’Egitto in primis”.

Ha anche fatto riferimento ai recenti tentativi israeliani di serrare le porte della moschea di al-Aqsa, considerandoli “il preludio per una spartizione temporale e spaziale del luogo Santo, che ricalca la strategia israeliana adottata nella moschea di Ibrahim, a Hebron”.

Haniyah ha dichiarato: “Ora, la prerogativa è quella di rafforzare il dialogo nazionale, cercare punti in comune e riproporre il progetto della resistenza, al fine di giungere ad un governo unito e ad una sola autorità, per affrontare le sfide e i rischi”.

Ha quindi rivelato che Hamas e il governo di Gaza stanno tenendo una serie di incontri, con organizzazioni e fazioni palestinesi, incentrati sulla cooperazione e il coordinamento “per porre gli interessi supremi della causa palestinese sulla cima delle priorità, e uscire dalla situazione attuale, mettendo fine alla divisione e raggiungendo la riconciliazione”.

Ritornando sul secondo percorso seguito dal suo governo, Haniyah ha ribadito che quest’ultimo mantiene ottimi rapporti con il mondo arabo e islamico, e in particolare con l’Egitto. Ha affermato:”Non vi è alcuna intenzione di aprire un conflitto con l’Egitto, governo, esercito, popolo e partiti compresi. Gaza non interferisce negli affari interni degli Stati e noi abbiamo sempre cooperato con l’Egitto al fine di tutelare la sua sicurezza nazionale e anche quella palestinese, per proteggere la sicurezza nazionale comune”.

Riguardo alle campagne di incitamento contro i palestinesi, condotte da alcuni media egiziani, il premier di Gaza ha dichiarato: “Nego categoricamente tutto ciò che circola su alcuni media egiziani. Si tratta di un’ingiusta campagna che non porta ad alcun beneficio, né per l’Egitto né per la Palestina. Smentisco anche le voci diffuse da alcuni addetti nel campo giuridico e religioso, circa un accordo tra Mohammed Mursi e Hamas per cedere alcune zone del Sinai a quest’ultimo. Sono mere calunnie e menzogne, ciò non è successo né all’epoca di Mursi, né prima e né dopo”.

Ha proseguito:”Il popolo palestinese non potrà mai accettare il reinsediamento in qualsivoglia luogo. Già nel 1953, ci fu un progetto di reinsediamento dei palestinesi nel Sinai, accettato dal governo egiziano ma respinto dal popolo palestinese, che manifestò e protestò in tutta la Striscia di Gaza e riuscì a farlo fallire”.