La 15enne Mariyah: la detenuta più giovane nelle carceri egiziane

20140207_-mariyah-al-metwalli-samahaMemo. L’alleanza che sostiene l’eletto presidente egiziano Mohammed Morsi ha considerato il verdetto emesso giovedì 6 febbraio nei confronti di una studentessa di 15 anni, che la condanna ad un anno di carcere, come “un esempio di oppressione ed ingiustizia eseguito dal colpo di stato militare nel nome del legge”.

Il tribunale dei minori del governatorato di Dakahlia (nel delta del Nilo) ha emesso giovedì il verdetto nei confronti di una studentessa 15enne, Mariyah Al-Metwalli Samaha, condannandola ad un anno di carcere e a una multa di 20.000 sterline egiziane (circa 2.800 dollari) con l’accusa di possesso di volantini con il segno della Rabaa mentre partecipava ad una manifestazione in sostegno al presidente Morsi.

Il procedimento penale la accusa di incitamento alla rivolta, di essere un membro di un gruppo fuorilegge (i Fratelli Musulmani) e di manifestazione senza permesso. Il suo caso è stato trasferito al tribunale dei minori, secondo quanto riportato da fonti legali.

Dopo l’emissione del verdetto, Mariyah è diventata la più giovane egiziana condannata al carcere a causa della sua partecipazione alle proteste che si opponevano alle autorità militari.

In una dichiarazione rilasciata da Alliance, il verdetto contro la studentessa viene descritto come “rigido ed una vergogna per la magistratura egiziana”, cui si aggiunge che “tali sentenze non faranno altro che aumentare la determinazione del popolo egiziano nel tentativo di osteggiare il colpo di stato”.

Secondo fonti legali, il verdetto emesso dal tribunale dei minori di Dakahlia è soggetto a ricorso in appello, azione che ci si aspetta dall’avvocato della ragazza.

Vale la pena ricordare che il tribunale egiziano della città di Alessandria aveva già emesso una sentenza di condanna nei confronti di 14 ragazze, favorevoli a Morsi, per 11 anni ed un mese di reclusione nel novembre scorso, così come la condanna di reclusione nei confronti di altre sette ragazze a causa del fatto che esse erano sotto dell’età legale di 18 anni, accuse che secondo gli osservatori e gli attivisti erano infondate.

In quel momento, la sentenza aveva suscitato aspre critiche da parte delle organizzazioni internazionali e locali per i diritti umani, prima che alla sentenza fosse posto il veto lo scorso dicembre e fosse ridotta da 11 anni di reclusione ad un anno di sospensione, mentre le sette minorenni furono poi rilasciate.

Traduzione di Erica Celada