Fotoreporter della Reuters assassinato da Tsahal: manifestazione di protesta dei giornalisti e dei dirigenti di Gaza.

Gaza – Infopal

Ieri, giornalisti e dirigenti palestinesi nella città di Gaza hanno manifestato “in silenzio” contro l’assassinio di Fadel Shana’ah, fotoreporter dell’agenzia stampa internazionale Reuters, compiuto la settimana scorsa nella Striscia di Gaza dall’esercito di Israele. (Giornalisti nel mirino dell’esercito israeliano: ucciso un cameraman della Reuters.)

La manifestazione, indetta dalla Lega del Giornalista palestinese, è partita dalla sede della Reuters, al centro di Gaza, e ha raggiunto quella dell’Unesco, nella zona ovest.

I partecipanti alla marcia, intitolata “Lacrima di un’immagine”, hanno posto il giubbotto antiproiettile che indossava Fadel al momento dell’uccisione e la sua telecamera all’interno di una bara.

Qualcuno ostentava le foto del giovane reporter ucciso, mentre altri si sono tappati occhi e bocca con un adesivo nero, in segno di rifiuto per il continuo tentativo israeliano di zittire i giornalisti palestinesi attraverso massacri e persecuzioni.

Alla manifestazione hanno partecipato anche decine di scout della Mezzaluna palestinese.
I partecipanti hanno gridato contro l’assassinio del giornalista, chiedendo alle associazioni di competenza di esercitare pressioni sull’occupazione israeliana affinché apra velocemente un’inchiesta e punisca i responsabili.

Dall’inizio dell’Intifada al-Aqsa, a fine settembre 2000, l’esercito di Israele ha assassinato 16 giornalisti, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.

Il collega Yaser Abu Hen, presidente della Lega del Giornalista palestinese, ha rivolto un appello al rappresentante dell’Unesco nella Striscia di Gaza, Basem al-Khalidi, in cui ha sottolineato l’urgenza di fermare i crimini israeliani contro giornalisti e mondo dell’informazione in Palestina. E ha chiesto all’organizzazione di "aprire un fascicolo per far luce sui dettagli dell’assassinio e punire i responsabili".

Da parte sua, al-Khalidi ha condannato l’uccisione di Shana’ah e ha promesso di inoltrare l’appello al Segretario Generale delle Nazioni Unite.

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