A Gaza un milione e mezzo di persone senza cibo, acqua e elettricità.

Riceviamo dal Forum Palestina e pubblichiamo.

A Gaza un milione e mezzo di persone senza cibo, acqua e elettricità  

E in queste ore arriva la notizia di un bombardamento dell’aviazione israeliana

Image Uccisi due palestinesi ed altri due feriti, questo il bilancio di un bombardamento dell’aviazione militare israeliana

Fonti dell’ospedale di Gaza precisano che si tratta di due morti carbonizzati e di un ferito in condizioni gravissime. L’attacco israeliano a est di Rafah è stato preceduto dall’ingresso di mezzi blindati nel territorio di Gaza, dove l’esercito israeliano ha occupato una vasta area coltivata per trasformarla in campo militare.

Di ieri la notizia che la marina militare israeliana ha respinto al largo di Gaza una nave libica che portava aiuti umanitari alla popolazione per un valore di 15 milioni di dollari. Di fatto è il primo segnale di solidarietà – nella speranza che non sia l’ultimo – dimostrato da un governo arabo nei confronti degli assediati. Il ministero della Difesa si è sbrigato a dichiarare che le coste di Gaza rientrano nella zona di sicurezza sotto il controllo dello Stato ebraico, e quindi gli aiuti possono essere inviati solo via terra attraverso Israele oppure essere scaricati al porto egiziano di Al Arish e poi essere trasportati con i camion.

Gaza, ormai, è diventato un carcere a cielo aperto, dove stentano a sopravvivere un milione e mezzo di esseri umani assediati e messi sotto un brutale embargo. Uomini, donne e bambini, come noi. Mancano cibo, acqua, elettricità, medicinali, carburante e gas. Gli ospedali sono fermi, la gente non può né uscire né entrare, vive in un vero e proprio inferno senza intravedere la possibilità di un miglioramento, neanche minimo, delle proprie condizioni. Perché quello che si sta mettendo in atto a Gaza è il proseguimento di una «pulizia etnica» iniziata più di sessant’anni fa, per dirla con Illan Pappe.  
 
Ci troviamo di fronte ad un crimine contro l’umanità che si sta consumando sotto gli occhi di tutti, e molto probabilmente con la complicità di tanti. Il silenzio delle organizzazioni per i diritti umani, politiche e religiose tradisce la loro stessa complicità e indica una loro corresponsabilità, come per gli assassini mirati contro i palestinesi.

Sbaglia chi pensa che questo embargo è rivolto contro il governo di Hamas, perché ne è vittima il popolo palestinese di Gaza. E, ribadisco, che stiamo parlando di un milione e mezzo di esseri umani. I responsabili di questo sterminio sono quei governi che hanno imposto l’embargo e hanno chiuso le frontiere e i valichi per entrare a Gaza. Ma responsabile e complice è anche chi accusa di terrorismo un milione e mezzo di persone e vieta ai familiari o ai donatori di mandare soldi a Gaza in nome – e con la scusa – della lotta al terrorismo. Siamo qui e continueremo a lottare affinché il grido di Gaza non cada nel vuoto e nel oblio.

Bassam Saleh

(2.12.08)

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